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Quando l’antisemitismo tiene unita la sinistra che perde

Referendum? La sinistra non ha solo perso. Ha perso e si è aggrappata all’unico collante disponibile: l’odio ideologico verso lo Stato ebraico e verso gli ebrei. Ma la promozione dell’odio non paga. Il corsivo di Carmen Dal Monte

 

Il risultato è chiaro: i referendum sono falliti. Nessuno ha raggiunto il quorum, nemmeno lontanamente. Eppure dovevano essere il segnale, il termometro, la base di partenza per il famoso “campo largo”. Così almeno era stato presentato l’appuntamento da molti dei promotori. In realtà si è rivelato un test di irrilevanza. Le proposte erano frammentate, confuse, spesso strumentali.

A quel punto è scattato il piano B: usare Gaza come collante identitario. Proprio mentre si capiva che il flop era inevitabile, sono aumentate le missioni parlamentari di deputati e senatori nei pressi della Striscia (senza mai entrare a Gaza), sono stati amplificati dai giornali episodi come quello della Freedom Flotilla, e si è organizzata una marcia “per Gaza” a Roma, in coincidenza con il silenzio elettorale. L’obiettivo non era la pace. Era provare a compattare elettoralmente una base che non rispondeva più agli appelli sulla sanità o sul lavoro. La causa palestinese è diventata l’unica piattaforma simbolica rimasta in piedi.

Perché? Perché permette di eludere la realtà. Non serve elaborare proposte, né assumersi responsabilità di governo. Serve solo un nemico. E Israele, in questo scenario, è diventato il nemico perfetto: permette di mobilitare, indignare, unificare, anche tra sigle e partiti che normalmente si combattono per lo stesso elettorato. Non è attivismo pigro. È una strategia politica precisa, costruita per colmare il vuoto. Un vuoto di consensi, di idee, e di visione.

Così, mentre le urne certificavano l’insussistenza politica del progetto referendario, nei discorsi pubblici prendeva forma una narrativa sempre più estrema, sempre meno distinguibile da quella dei gruppi antisraeliani e antisemiti.

La sinistra non ha solo perso. Ha perso e si è aggrappata all’unico collante disponibile: l’odio ideologico verso lo Stato ebraico e verso gli ebrei. Ma la promozione dell’odio non paga. E se anche oggi qualcuno pensa di poterlo sfruttare, corre il rischio che  l’antisemitismo sdoganato sia come il vaso di Pandora: una volta aperto, impossibile richiuderlo.

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