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Giorgetti

Qual è il vero stato di salute del governo Meloni?

Il governo Meloni tra fatti, atti e commenti. I Graffi di Damato

 

Tre titoli e un editoriale in una stessa pagina, la prima del Corriere della Sera di oggi, danno l’idea di un’Italia una volta tanto controcorrente: la più stabile in un’Europa peraltro alle prese con una guerra sui propri confini che è quella ostinatamente condotta dalla Russia di Putin contro l’Ucraina.

Il primo titolo è quello sulla Francia di Macron a ferro e fuoco per una modesta riforma delle pensioni, almeno rispetto a quella realizzata in Italia. Una Francia ridotta così male da dover chiedere al Re d’Inghilterra di rinviare una visita già programmata per l’incapacità di garantirne lo svolgimento in condizioni di sicurezza. Il secondo titolo è quello sui veti, dispetti, leggi bloccate che contrassegnano una coalizione ingovernabile come quella guidata a Berlino dal successore socialdemocratico della Merkel.

Il terzo titolo è quello dell’intervista a Silvio Berlusconi che spiega il senso dell’ennesimo colpo di palazzo, chiamiamolo così, tradottosi nella rimozione di un capogruppo parlamentare e nel ridimensionamento dell’altra all’insegna della formula costante dell’ex presidente del Consiglio: “decido io”. Per la Meloni a Palazzo Chigi è un affare perché la svolta è appunto a suo favore, essendo stati accantonati, puniti, ammoniti, secondo le circostanze, quanti si erano distinti nei mesi scorsi in azioni di sostanziale disturbo nei riguardi della presidente del Consiglio, guardata per un po’ con lo stesso sospetto riservato a Mario Draghi, i cui i ministri forzisti sembravano dipendere più che da Berlusconi: tutti e tre non a caso – Brunetta, Carfagna e Gelmini, in ordine alfabetico – finiti fuori dal partito. Certo, anche Berlusconi ci aveva messo del suo a infastidire la Meloni, per esempio con quelle sparate praticamente favorevoli a Putin nell’aggressione ai vicini, ma lui ha il diritto di essere mobile come la donna del Rigoletto. E pazienza se il solito Fatto Quotidiano ha ritenuto di criminalizzare, o quasi, la svolta o correzione di tiro sparando contro un “inciucio fra Marina e Berlusconi per gli affari e i processi di B”. Nulla di nuovo sotto il cielo pentastellato ammirato da gran parte dei lettori di quel giornale.

L’editoriale, infine, è quello dello stesso direttore del Corriere della Sera Luciano Fontana- da non confondere con gli omonimi ai vertici della Camera e della Lombardia- che ha aperto il suo articolo scrivendo: “Il ritorno alla guida dell’Italia di un governo composto dalle forze politiche che hanno vinto insieme le elezioni ha introdotto un elemento che sembrava scomparso dai tormentati anni precedenti: nessuno discute più di crisi imminenti, di manovre per mettere in campo governi diversi. Si dà per scontato che l’esecutivo di Giorgia Meloni durerà per un tempo non breve…”.

Pazienza, anche qui, per chi a sinistra ha scritto, su Repubblica, di “un governo di sonnambuli” e a destra, sulla Verità, di un centrodestra che si fa dettare “l’agenda dall’opposizione”.

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