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putinisti e putin

I putinisti nostrani non credono più a Putin?

La pista ucraina propagandata da Putin non convince neppure i filo Putin. Il corsivo di Francesco Cundari tratto dalla sua newsletter La Linea.

Di fronte a un attentato rivendicato dall’Isis, compiuto con i classici metodi dei fondamentalisti islamici, con tanto di video in cui gli assalitori inneggiano ad Allah, persino i nostri più consumati esegeti-apologeti di Vladimir Putin hanno esitato a sostenere la ridicola pista ucraina che il Cremlino ha tentato di propinare all’opinione pubblica mondiale. Anche perché, appena due settimane prima, gli Stati Uniti avevano lanciato pubblicamente un allarme sul rischio di un simile attacco, e Putin in persona aveva definito la notizia come la solita provocazione americana. Senza contare l’assurdità della versione russa in se stessa, secondo cui gli attentatori in fuga da Mosca, per mettersi in salvo, avrebbero pensato bene di dirigersi verso l’Ucraina, puntando cioè dritti verso il confine più sorvegliato e militarizzato del mondo, dove da due anni è attestato l’intero esercito russo, tra linee fortificate a prova di carro armato, trincee e campi minati.

Questa volta, lo sciame di profili falsi che ha subito inondato la rete di simili assurdità (con un’offensiva inedita per ampiezza e modalità di cui scrive oggi su Linkiesta Matteo Pugliese, intervistato sullo stesso argomento anche da Repubblica), ha trovato meno sponde del solito nel circuito dell’informazione e della politica italiana. Tanto che nemmeno Alessandro Orsini si è sentito di avallare la tesi del Cremlino, mentre sul Fatto quotidiano di oggi, dopo due giorni di pura cronaca, è comparso appena un articolo dedicato alla presenza di «battaglioni jihadisti anti-russi in Ucraina».

Si è distinto in compenso lo scrittore, nonché candidato nella lista “pacifista” di Michele Santoro alle prossime europee, Nicolaj Lilin, che nei giorni scorsi ha rilanciato sui social un grottesco deepfake in cui i vertici della Difesa ucraina ammettevano candidamente la loro responsabilità negli attentati.

Tali risibili bugie dovrebbero però insegnarci qualcosa, retrospettivamente. Perché la pista ucraina per gli attentati di Mosca, che in Italia in pochi hanno avuto il coraggio di sostenere, non è più credibile delle «persecuzioni dei russofoni nel Donbas» o delle provocazioni della Nato come vere cause del conflitto, che invece tanti giornali e tanti giornalisti, politologi e geopolitologi continuano a rifilarci da due anni. Anche allora, nel febbraio del 2022, gli Stati Uniti avevano lanciato un allarme su quello che stava per accadere, mostrando persino le foto satellitari dell’esercito russo ammassato ai confini con l’Ucraina. Allarme che i nostri indefessi capitori-di-Putin avevano liquidato invece come «l’ennesima fake news americana», prendendo per buone le smentite del Cremlino e ripetendone gli argomenti fino al giorno prima dell’invasione. Ma soprattutto, ed è ciò che impedisce di ipotizzare in loro la minima buona fede, anche dal giorno dopo.

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