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Che cosa farà davvero Putin? Fatti, parole e analisi

Conversazione di Marco Orioles con Marta Ottaviani, giornalista esperta di Russia e autrice del libro “Brigate russe. La guerra occulta del Cremlino tra troll e hacker”, sulle ultime minacce di Putin.

 

È un Putin oltremodo cupo, quello che ieri mattina ha parlato alla nazione attraverso le onde della tv di Stato, minacciando di ricorrere alle armi nucleari in caso di attacco all’integrità territoriale della Russia e ordinando la mobilitazione parziale delle riserve per rimpinguare il contingente impegnato nelle operazioni militari in Ucraina.

Questa è “la più grande escalation” dal giorno in cui è cominciata l’invasione, scrive Reuters a proposito di un discorso ispirato, questo non è chiaro, dalla determinazione a raggiungere gli obiettivi prefissati in questa guerra – la “liberazione”, ha detto lo Zar, delle quattro province ucraine dove tra il 23 e il 26 settembre si terranno degli appositi referendum che la Russia “appoggia” – o dalla disperazione per gli insuccessi raccolti sul terreno dai suoi soldati.

Per analizzare e contestualizzare le parole di Putin, Start Magazine ha intervistato la giornalista Marta Ottaviani, tra le massime esperte italiane di Russia e autrice del recente libro Brigate russe. La guerra occulta del Cremlino tra troll e hacker, edito da Ledizioni.

Le minacce nucleari

La parte più eclatante del discorso del capo del Cremlino è senz’altro quella dedicata alle armi nucleari.

Tra continui riferimenti alle minacce poste alla Russia dall’Occidente che mira a portare la Russia alla disgregazione, Putin ha fatto un esplicito riferimento alla possibilità di ricorrere all’arma finale. “Se l’integrità territoriale del nostro Paese fosse minacciata”, ha tuonato il leader, “useremmo senza dubbio tutti i mezzi a nostra disposizione per proteggere la Russia e il nostro popolo”. “Questo non è un bluff”, ha rimarcato.

Accusando alti funzionari Nato di indulgere in dichiarazioni circa “la possibilità e l’ammissibilità di usare armi di distruzione di massa contro la Russia”, Putin ha incalzato: “A coloro che si consentono simili dichiarazioni circa la Russia, voglio ricordare che il nostro Paese ha vari mezzi di distruzione, che in alcune componenti sono più moderne di quelle possedute dai Paesi Nato”.

E ancora, per ribadire il concetto, il presidente russo si è rivolto di nuovo alla Nato, dicendo che “coloro che cercano di ricattarci con le armi nucleari dovrebbero sapere che il vento può cambiare nella loro direzione”.

Ma quanto si deve prendere sul serio le parole di Putin? È la domanda che giriamo a Ottaviani, la quale ci risponde, cautamente, che “è davvero fuori luogo fare previsioni in questo momento su una situazione che sta evolvendo di ora in ora e che sta evolvendo sin dalla sua origine” – risponde Ottaviani – “Dobbiamo pensare che questa in origine doveva essere una operazione lampo, poi Putin non doveva attaccare e invece ha attaccato, e infine l’operazione sta durando molto più del previsto. Quindi io non mi lancerei in previsioni. Quello che posso dire è che l’arma nucleare è sempre stata usata dalla Russia come arma di deterrenza. Ma soprattutto”, sottolinea la giornalista e saggista, “Putin non può decidere di usare l’arma nucleare in maniera completa e autonoma perché le credenziali e i livelli di autorizzazione per compiere un passo del genere non sono completamente nelle sue mani”.

La retorica di Putin

Cosa c’è dietro l’invenzione di presunte dichiarazioni Nato in cui si farebbe cenno al ricorso ad armi nucleari contro la Russia?

“Io ritengo”, risponde l’esperta, “che questa sia una chiara esemplificazione del ribaltamento della realtà che i russi operano quando devono giustificare azoni di offesa facendole passare per difesa da un attacco altrui. E questo è un particolare molto importante che noi non abbiamo ancora ben capito”.

Putin, osserva Ottaviani, “sta sostanzialmente dicendo che è in realtà la Nato che ci sta attaccando ed è per questo che io mobilito una parte delle persone pronte a combattere. Putin ha bisogno di convincere il suo popolo”.

A tal proposito, la giornalista ricorda che “in questo momento il 48% della popolazione russa è contrario all’operazione militare speciale in Ucraina per diversi motivi, e soprattutto è molto più incline a considerare l’economia nazionale che si sta deteriorando. Credo dunque che Putin debba necessariamente far leva sullo spirito patriottico della nazione anche per nascondere le défaillances in campo economico che questa operazione militare ha provocato a causa delle sanzioni. Il problema è quanto ci riuscirà. Personalmente ritengo molto poco”.

La mobilitazione ‘parziale’

Nel suo discorso Putin ha anche comunicato di avere appena formato un decreto che indice la “mobilitazione parziale”, con un annuncio che ha subito mandato nel panico la popolazione russa e soprattutto i giovani che in gran numero, nelle ore successive al discorso, hanno tentato la fuga dal Paese.

La mobilitazione, ha tentato di chiarire il numero 1 del Cremlino, coinvolgerà “solo i cittadini ce che sono attualmente nella riserva” e in particolare “coloro i quali hanno servito nelle forze armate (e) hanno certe capacità militari e una rilevante esperienza”.

Come ha precisato poi il Ministro della difesa Sergej Shoigu la mobilitazione interesserà circa 300.000 uomini, ossia solo una frazione delle vaste riserve su cui può contare l’esercito, calcolate in circa 25 milioni di unità.

Quali obiettivi si prefigge Putin? “La mia idea”, rileva la giornalista, ”è che in realtà la Russia non abbia la disponibilità di capitale umano, chiamiamola così, ma anche di arsenale necessario per mantenere una mobilitazione generale. Devo dire poi che nei confronti di una mobilitazione generale si sarebbe dovuto fare anche un discorso economico che preoccupava sia il Ministro dell’economia sia la Banca centrale russa”.

“In realtà poi”, aggiunge Ottaviani, “lo stesso discorso va fatto per l’operazione di mobilitazione parziale: se si guarda bene al decreto questa è una mobilitazione militare molto mascherata, perché le regole d’ingaggio e i termini ai quali ci si può appellare per essere esentati sono molto labili e ampi per quanto riguarda la coscrizione obbligatoria e molto ristretti per quanto concerne chi può non andare in guerra. Io dunque la chiamerei mobilitazione parziale ma col parziale tra virgolette”.

I referendum

Nel suo discorso Putin ha poi affermato di appoggiare l’iniziativa di indire i referendum per l’annessione delle province di Luhansk, Donetsk, Kherson e Zaporizhzhia, spiegando come la Russia si sia impegnata ad “assicurare le condizioni perché il popolo possa esprimere la sua volontà”

Tuto farebbe pensare dunque che si stia prefigurando uno scenario simile a quanto accaduto in Crimea nel 2014, quando la popolazione di quel territorio fu convocata alle urne ed espresse il proprio consenso all’annessione alla Federazione russa con un percentuale del 97%.

Ma Ottaviani appare scettica sul paragone, obiettando che “la Crimea fu conquistata in un modo assolutamente intelligente, seguendo un tipo di guerra di stampo non lineare dove praticamente erano stati impiegati pochissimi uomini, peraltro truppe non regolari, e non c’era stato lo spargimento di sangue, il dispendio di capitale umano ed economico che abbiamo avuto invece in questa operazione militare speciale in Ucraina”.

“Direi dunque che”, conclude l’autrice di Brigate russe, “le differenze sono veramente tante; l’unica cosa è che i referendum faranno la fine del referendum sulla Crimea, quindi non verranno considerati dalla comunità internazionale, ma alla Russia alla fine saranno costati molto di più”.

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