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Prodi ricorda come l’Olanda rompe nei vertici europei

I metodi dell'Olanda nel corso dei vertici europei raccontati da Romano Prodi, ex presidente della Commissione europea

A leggerne il consueto editoriale sul Messaggero, fra i pochi a non avere seguito come una “notte da incubo”, qual è stata avvertita da altri, quella trascorsa a Bruxelles per il pugilato vantato dal Fatto Quotidiano fra l’italiano Conte e l’olandese Rutte su quantità e modalità dei finanziamenti alla ripartenza dell’Europa dopo la crisi da epidemia virale, deve essere stato Romano Prodi. La cui esperienza di presidente del Consiglio, prima e dopo la presidenza della Commissione Europea, gli ha permesso di testimoniare il carattere ormai abituale, direi cronico, dei cattivi rapporti fra Roma e Amsterdam, e dintorni.

“Molti decenni fa – ha raccontato, in particolare, Prodi – quando in caso di decisioni urgenti da prendere a Bruxelles non potevano arrivare in tempo le istruzioni del governo italiano, vigeva la cosiddetta legge di Fracassi, cioè di votare contro i Paesi Bassi”. Che erano abituati già allora a stare in Europa guardando più ai loro interessi, e persino “privilegi”, che a quelli comunitari. Sarebbe quindi di ordinaria amministrazione il tentativo compiuto da Rutte di togliere all’Italia – a quanto pare – una ventina di miliardi di euro di finanziamenti a fondo perduto reclamando anche modalità pesanti di controllo sul loro utilizzo.

C’è da credere a Prodi, peraltro appena uscito decorosamente, direi, da un sondaggio condotto da Demos per il quotidiano Repubblica sui migliori presidenti del Consiglio succedutisi in Italia dal 1994. Lui si è classificato al terzo posto con 10 punti dopo Conte con 30 e Berlusconi con 25. Forte, anzi fortissima, deve essere stata la delusione di Matteo Renzi di vedersi al penultimo posto con 3 punti, al pari del “rottamato” Massimo D’Alema e dell’inviso Giuliano Amato, da lui rifiutato nel 2015 come candidato al Quirinale, e sotto Paolo Gentiloni con 6 punti e Mario Monti con 4. Sotto Renzi si è classificato solo Lamberto Dini con 2 punti.

Eppure, nonostante l’esperienza di Prodi e la comprensione da lui mostrata per Conte, cui tuttavia ha di recente consigliato in pubblico non dico di mettersi da parte ma almeno di cambiare maggioranza cercando di estenderla a Berlusconi per il suo tasso di europeismo decisamente più alto delle altre componenti del centrodestra, c’è qualcosa che temo manchi nell’analisi del professore emiliano ed ex presidente del Consiglio, della Commissione Europea e dell’Iri. Che qualcuno peraltro vorrebbe oggi riesumare tornando alle nazionalizzazioni.

Manca il riconoscimento del contributo dato da Giuseppe Conte e dalla sua troppo contraddittoria maggioranza giallorossa alla diffidenza verso l’Italia cavalcata da Mark Rutte, con o senza i “rotti” attribuitigli da Marco Travaglio sul suo Fatto Quotidiano. Che è appena tornato a gridare “Basta” in prima pagina al premier olandese ed annunciare “poche ore per vivere e morire” alla e nell’Unione Europea vicina al “suicidio”.

Rutte sembra francamente un lettore assiduo, in traduzione olandese curatagli quotidianamente da qualche collaboratore, del quotidiano italiano Libero. Che ha appena titolato su tutta la prima pagina, con un tantino forse di esagerazione, ma solo un tantino, che “l’Italia ha molto soldi ma li dà ai fannulloni” per il combinato disposto della demagogia e/o sprovvedutezza dei grillini e delle debolezze del Pd, omogenee peraltro ad almeno una parte delle sue componenti più o meno storiche.

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