Friedrich Merz è atteso giovedì alla Casa Bianca per il primo faccia a faccia con Donald Trump. Un incontro ad alto rischio diplomatico per il quale il cancelliere tedesco ha provato a prendere le misure. Ha già parlato telefonicamente quattro volte con il presidente statunitense in vista della visita, ora punta a un risultato preciso: ottenere da Trump un impegno più fermo contro la Russia e porre fine alla politica americana di equidistanza tra Kiev e Mosca. L’incontro rappresenta un’opportunità cruciale per riavvicinare gli Stati Uniti alla linea atlantica, in un momento in cui la guerra in Ucraina e la pressione sulle relazioni commerciali rendono il dialogo transatlantico particolarmente fragile.
OBIETTIVI STRATEGICI: DALLA RUSSIA AL COMMERCIO
Secondo quanto fatto trapelare dalla cancelleria (che è spesso solo in parte la verità), al centro del colloquio tra Merz e Trump ci sarà appunto in primo luogo la questione ucraina. L’intento della Germania è spingere per nuove sanzioni coordinate che, colpendo duramente l’economia russa, possano costringere Vladimir Putin a tornare al tavolo dei negoziati. Si punta a ottenere un cessate il fuoco, condizione ritenuta essenziale per aprire spiragli diplomatici. In parallelo, la Germania guarda con preoccupazione alla nuova ondata di tensioni commerciali con gli Stati Uniti, inaspritasi a causa della politica protezionistica di Trump, che ha introdotto nuovi dazi e minacciato ulteriori misure contro le importazioni europee, in particolare quelle tedesche.
Nonostante queste criticità, ci sono segnali di apertura. Il fatto che Trump ospiterà Merz alla Blair House, la residenza ufficiale per gli ospiti di Stato, è considerato dagli osservatori tedeschi un onore significativo, interpretato anche come un possibile riconoscimento delle prime scelte politiche del governo Merz, che sembrano incontrare il favore dell’amministrazione americana.
DIFESA E IMMIGRAZIONE POSSIBILI CONVERGENZE TRA MERZ E TRUMP
Alcune decisioni strategiche annunciate da Merz sembrano aver colpito positivamente l’entourage di Trump. Tra queste, innanzitutto l’impegno a investire il 5% del Pil nella difesa, che rappresenta una netta discontinuità rispetto al passato e risponde direttamente a una delle critiche storiche di Trump verso Berlino: il presunto “parassitismo” tedesco in materia di sicurezza internazionale. Anche il cambio di rotta sulla politica migratoria, che segna una rottura con la linea seguita da Angela Merkel, è stato accolto con favore a Washington, dove l’ex cancelliera è percepita in modo negativo dai circoli vicini al presidente.
Un ulteriore segnale positivo arriva dal Congresso americano. Secondo quanto dichiarato dal ministro degli Esteri tedesco Johann Wadephul, fresco della sua visita a Washington, esisterebbe una disponibilità concreta da parte dei legislatori statunitensi a rafforzare le sanzioni contro Mosca. Un nuovo pacchetto legislativo, denominato Sanctioning Russia Act of 2025, è attualmente in discussione al Senato. Il testo prevede misure economiche severe, comprese sanzioni secondarie che potrebbero colpire anche i paesi che, acquistando energia russa, contribuiscono indirettamente alla prosecuzione del conflitto.
RETE TRANSATLANTICA DA RICOSTRUIRE
Berlino, dopo una prima fase di diffidenza, sta intensificando i rapporti con figure influenti dell’universo trumpiano. Tra queste – secondo quanto riferisce un insider all’Handelsblatt – spicca il senatore Lindsey Graham, stretto alleato di Trump e sostenitore di un forte impegno americano a favore dell’Ucraina. Graham, che mantiene saldi legami con Kiev, potrebbe diventare un interlocutore chiave per la Germania, nonostante i rapporti tra lui e Merz siano stati finora complessi. Un incontro nel 2022 era stato annullato da Merz, in polemica per la presenza di figure vicine ad AfD. La vicenda aveva lasciato strascichi e risentimenti, sottolinea il quotidiano economico, ma la nuova fase politica sembra offrire margini per una possibile distensione.
Cdu e Csu hanno comunque rotto gli indugi e stanno lavorando attivamente per rafforzare la presenza tedesca a Washington. Le fondazioni politiche legate ai due partiti, rispettivamente la Konrad Adenauer Stiftung e la Hanns Seidel Stiftung, sono coinvolte nella creazione di nuove reti di contatto. Un lavoro di cucitura di rapporti in cui le fondazioni dei partiti tedeschi sono maestri e che costituiscono un’arma diplomatica che Berlino sfrutta a pieno: in quei paesi dove governano forze di sinistra a muoversi sono i think tank legati a Spd o Verdi, laddove ci sono governi centristi o di destra si attivano prioritariamente le fondazioni di Cdu e Csu. Oltre alla visita ufficiale del cancelliere Merz, è in preparazione anche quella del leader della Csu Markus Söder, mentre Berlino ha già rivolto a Trump un invito formale a visitare il Palatinato.
LE TENSIONI USA-GERMANIA RESTANO PERÒ ALTE
Nonostante l’apparente riavvicinamento, le tensioni restano forti. Trump continua a criticare pubblicamente l’Europa per l’alto numero di auto tedesche importate negli Stati Uniti e ha recentemente imposto dazi del 25% su veicoli e componenti. Solo il gruppo Bmw, secondo stime, subisce un impatto economico di circa dieci milioni di euro al giorno. Inoltre, sono stati annunciati nuovi dazi del 50% sulle importazioni di acciaio e alluminio, che colpiranno duramente l’industria tedesca dell’esportazione.
Anche sul fronte della regolamentazione digitale, le divergenze sono profonde. L’amministrazione Trump contesta le norme europee su protezione dei dati e concorrenza, e accusa la Germania di limitare la libertà di espressione online e il vicepresidente J.D. Vance è arrivato a ventilare l’ipotesi di un ridimensionamento delle truppe americane in Germania.
La visita di Merz si svolge quindi in un clima delicato, in cui ogni parola e ogni gesto potrebbero avere conseguenze significative per l’equilibrio delle relazioni transatlantiche. Ma sarà anche un ulteriore occasione per verificare se tra Germania e Stati Uniti – fino a ieri uniti da legami di alleanza e interdipendenza strettissima – può davvero riprendere un cammino condiviso.