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Il Ppe di Weber ha il programma di Giorgia Meloni

Le evoluzioni del Ppe di Weber e le convergenze con Giorgia Meloni.  Estratto dal Mattinale europeo

Per quale ragione Giorgia Meloni non è ancora un leader del Partito Popolare Europeo?

Il Congresso del PPE che si è aperto ieri a Valencia oggi incoronerà il tedesco Manfred Weber come leader incontrastato della principale famiglia politica nell’Unione europea. La sua conferma come presidente è meritata. Le elezioni europee del 2024 sono state vinte dal PPE, che ora domina praticamente tutte le istituzioni dell’Ue. Ma la leadership di Weber e la sua scelta di portare il PPE sempre a destra solleva anche interrogativi. Al Parlamento europeo si sono moltiplicati i voti con i gruppi dell’estrema destra. Ursula von der Leyen è stata confermata alla testa della Commissione, ma sta rinnegando molto di ciò che ha fatto nel primo mandato. Sempre più partiti nazionali del PPE si alleano con l’estrema destra come partner senior o junior di coalizioni di governo. Su temi come l’immigrazione, le ONG, il Green deal o la demografia, ci sono sempre meno differenze tra l’agenda del PPE e quella di Giorgia Meloni, presidente del Consiglio italiano e leader di un partito sovranista con origini post fasciste.

COME SI STA EVOLVENDO IL PPE

Gli ospiti e la sede del Congresso di quest’anno del PPE incarnano la svolta verso la destra imposta da Weber, che a parole si dice pro-Ue ma nei fatti accetta la collaborazione con gli anti-Ue. Alberto Nunez Feijoo, il leader del Partido Popular spagnolo, si era alleato con il partito di estrema destra VOX per cercare di spodestare il socialista Pedro Sanchez dal posto di primo ministro dopo le elezioni dell’estate 2023. Il tentativo è fallito, ma il PP ha formato governi di coalizione con VOX in diverse regioni spagnole dopo le elezioni regionali che si erano tenute lo stesso anno, prima che il partito di estrema destra scegliesse di rompere nel 2024. Il presidente della comunità valenciana, Carlos Mazón del PP, era stato eletto grazie a VOX. Lo scorso marzo ha concluso un accordo con il partito di estrema destra per approvare il bilancio della comunità valenciana, facendo propri diversi punti programmatici di VOX. In aprile, Mazón ha definito come “ecologismo da salotto” il Green deal di Ursula von der Leyen.

LE MOSSE DEL PPE CON WEBER

Importare la polarizzazione nazionale nell’Ue sta diventando una prassi per il PPE (ma non è l’unico gruppo politico a farlo). Lo dimostra una delle mozioni che saranno votate a Valencia. Presentata dal Partido Popular è dedicata al rispetto dello Stato di diritto nell’Ue. L’Ungheria di Viktor Orban non è menzionata. Gli Stati membri presi di mira sono quelli a guida socialista: Spagna e Malta. Il governo di Pedro Sanchez viene criticato per “i tentativi di strumentalizzare o interferire con la giustizia” (che in Spagna ha una forte componente di procuratori e giudici legati al Partido Popular). Anche la legge di Amnistia che ha permesso di disinnescare la lunga crisi provocata dal referendum illegale degli indipendentisti in Catalogna viene criticata. “Difendiamo la libertà di stampa come pilastro fondamentale della democrazia”, dice il documento, denunciando censura e manipolazione dei media in Spagna, Slovenia e Malta. Nessuna menzione è fatta delle crescenti interferenze del governo italiano o di quello greco sui media nazionali.

PPE E MELONI: TUTTE LE CONVERGENZE

Il programma di Giorgia Meloni e quello del PPE ormai si sovrappongono sulle politiche migratorie. Quella che è la famiglia politica che si ispira ai valori cristiani (e i cui leader hanno promesso di portare avanti l’eredità di Papa Francesco) è impegnata in una vera e propria corsa al rialzo con l’estrema destra. Un’altra mozione del Congresso di Valencia non solo approva i cosiddetti “return hubs” nei paesi terzi o il modello Albania di Meloni per esternalizzare le richieste di protezione internazionale. La mozione del PPE chiede di rifiutare “l’ingresso nell’Ue” a rifugiati e richiedenti asilo che provengono “da qualsiasi paese terzo sicuro”. “I migranti illegali da paesi non europei dovrebbero come regola avere le loro richieste di asilo processate in un paese terzo sicuro, fuori dall’Ue”, dice il testo del PPE, in contraddizione con il principio di non respingimento previsto dal diritto dell’Ue e internazionale.

L’INFLUENZA DEL PPE SU VON DER LEYEN

L’influenza del PPE sulle politiche della Commissione e della sua presidente è reale. “Siamo noi europei a decidere chi viene in Europa e in quali circostanze”, ha detto ieri Ursula von der Leyen a Valencia. La sua Commissione ha appena presentato una proposta per permettere gli Stati membri di realizzare i “return hubs” in paesi terzi. Il secondo mandato von der Leyen è all’insegna della retromarcia sul Green deal e della deregolamentazione. Alcune delle misure faro adottate negli ultimi cinque anni sono state parzialmente o interamente svuotate. La democrazia conta nell’Ue. Questa tendenza riflette i nuovi equilibri al Parlamento europeo dopo le elezioni dello scorso anno. Ma ad accelerarla è la strategia di Weber di una politica a geometria variabile, con alleanze tattiche con i gruppi dell’estrema destra al Parlamento europeo. Il leader del PPE non esita a mettere in pericolo la coalizione europeista con socialisti e liberali, che ha votato per Ursula von der Leyen.

Ursula von der Leyen non si è opposta a Weber. Al contrario, la presidente della Commissione lo ha assecondato nelle sue iniziative, compreso l’avvicinamento politico a Meloni.

(Estratto dal Mattinale Europeo)

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