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Polonia

Cosa succede in Polonia dopo le elezioni

Duda incarica Morawiecki di formare il nuovo governo. Non si rompe la prassi che vuole l'incarico al partito più forte. Morawiecki ci prova con la pesca dei parlamentari, ma il tentativo sembra destinato a fallire. La transizione comunque si allunga e il clima tra presidenza della Repubblica e probabile futuro governo (Tusk) si incattivisce e fa presagire una coabitazione turbolenta.

 

Come previsto, il presidente della Repubblica di Polonia Andrzej Duda ha conferito al capo del governo uscente Mateusz Morawiecki il primo mandato per la formazione di un nuovo governo. Non era un passo scontato, dal momento che il partito di cui entrambi i politici sono espressione, il nazional-conservatore Pis, non sembra essere in grado di costruire una maggioranza parlamentare capace di sostenere un nuovo esecutivo. E tuttavia era la mossa più probabile perché, nonostante il calo dei consensi, il Pis è ancora oggi la prima forza politica e tocca ai partiti, non al presidente, sciogliere i nodi politici e parlamentari.

LA POLONIA DOPO LE ELEZIONI

Duda ha peraltro seguito una ormai consolidata prassi parlamentare, secondo la quale appunto è il partito che ha ottenuto i maggiori consensi a dover giocare le prime carte. Dunque nessuno scandalo che il primo pallino sia nelle mani di Morawiecki, il quale però di carte da giocare ne ha davvero poche. Al Pis, al governo ininterrottamente dal 2015, è mancata negli ultimi anni una politica delle alleanze che potesse sopperire all’inevitabile logoramento del potere. E una serie di iniziative molto controverse (dalle riforme della giustizia a quelle sull’aborto, solo per citarne alcune) lo hanno ulteriormente isolato politicamente. Finché i voti hanno permesso la maggioranza assoluta, il tema delle alleanze non si è posto. Ora potrebbe invece costare caro.

I tre principali partiti di opposizione – dai conservatori-liberali di Donald Tusk (in Europa nel Ppe), a Terza Via (coalizione di partiti di ispirazione cattolico-sociale), fino alla ritrovata sinistra di Nowa Lewica – hanno già elaborato una bozza di programma per la legislatura e i loro leader hanno dichiarato di essere pronti a formare un governo sotto la guida di Tusk.

MORAWIECKI HA MARGINI RISTRETTI

E dunque i margini di manovra per il premier uscente sono molto ristretti. Al Pis, che ha ottenuto 194 seggi, ne mancano 37 per costruire una maggioranza. L’attenzione è in questo momento focalizzata su Terza Via (Trzecia Droga), il gruppo composto da due forze centriste piuttosto eterogenee: PL 2050, legata a livello europeo al movimento liberale Renew Europe e il Psl, membro del Ppe. Ha ottenuto 65 seggi. Il leader è Szymon Holownia.

Qualche giorno fa Morawiecki ha tentato un primo approccio, dicendosi addirittura disposto a rinunciare alla carica di primo ministro in favore di Holownia pur di formare con il suo partito un nuovo governo. Una proposta che il destinatario ha rispedito immediatamente al mittente, ribadendogli di voler formare un nuovo governo con altri partiti centristi e di sinistra e non con il nazional-conservatore Pis.

A Morawiecki non resta che provare una pesca parlamentare all’interno del nuovo Sejm, azzardando anche un corteggiamento all’estrema destra di Konfederacja. “Voglio fare appello a quei parlamentari di Terza Via, Konfederacja e altri gruppi parlamentari che hanno a cuore il programma sociale, la sovranità e la questione della lotta all’immigrazione clandestina”, ha detto ancora nei giorni scorsi. E che il premier in carica guardi un po’ a tutto campo, e non solo verso l’estrema destra, è confermato anche da un’altra dichiarazione profferita dopo il voto, secondo la quale è stato un “errore” da parte dei parlamentari del Pis presentare la richiesta che ha portato il tribunale costituzionale a introdurre un divieto quasi totale dell’aborto nel 2020. Morawiecki ha sostenuto di essere “sempre stato un sostenitore” della legge sull’aborto che esisteva prima della sentenza del tribunale e di ritenere che l’inasprimento della legge potrebbe aver contribuito a far perdere al Pis la maggioranza parlamentare alle elezioni del mese scorso.

DIFFICOLTÀ E ASPREZZE

Difficile tuttavia che il tentativo di Morawiecki abbia successo. Anzi è probabile che la scelta di Duda di non forzare la prassi istituzionale prolungherà la fase di transizione nella politica polacca, allungando i tempi del passaggio di consegne. I tre partiti di opposizione stanno comunque già lavorando alla definizione del programma di coalizione.
Tusk, da parte sua, ha criticato la decisione di Duda definendola “un errore incomprensibile”. Il leader dell’opposizione mantiene i toni aspri che hanno caratterizzato la campagna elettorale, accusa l’attuale schieramento di governo di voler “rubare ancora qualche giorno, due o tre settimane”, ma alla fine questa sarà solo una ulteriore “umiliazione” per i perdenti delle elezioni. “Vedremo quanto tutto ciò sia antipatriottico e anti-cittadino”, ha concluso Tusk, “ogni giorno di ritardo nel cambio di governo è un giorno perso per tutti i polacchi”.

Toni aspri che annunciano una difficile coabitazione nei prossimi mesi fra governo e presidenza della Repubblica. Un braccio di ferro che non gioverà al nuovo esecutivo, che avrebbe bisogno di un clima più sereno per far passare le riforme annunciate, specie sul terreno dello Stato di diritto.

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