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Germania

Piano vaccini in Italia e Germania, tutte le differenze

Piano per la distribuzione dei vaccini anti Covid, che cosa succede in Italia e in Germania. L'articolo di Tino Oldani

Un rapido confronto tra Germania e Italia su come è stata preparata la vaccinazione di massa contro il Covid-19 mette a nudo, per l’ennesima volta, quanto il premier Giuseppe Conte e il suo fido supercommissario Domenico Arcuri siano molto bravi nel pavoneggiarsi in tv, ma del tutto privi delle doti politiche e manageriali indispensabili per governare un grande paese nei momenti difficili.

Il risultato è sotto gli occhi di tutti: mentre in Germania la vaccinazione di massa è partita in grande stile, in luoghi protetti e sicuri sotto il profilo sanitario, frutto di un lavoro comune senza precedenti tra il governo federale e i Länder, in Italia vi è una sola certezza: stiamo ricevendo il vaccino comprato dall’Ue, ma non c’è il personale sanitario (medici e infermieri) che lo deve inoculare, non ci sono i luoghi sicuri per la vaccinazione, e non c’è uno straccio di elenco regionale o comunale che consenta a ogni italiano di sapere in anticipo quando arriverà il suo turno per l’iniezione.

Come racconta Franco Bechis su ItaliaOggi, il commissario Arcuri ne ha combinata un’altra delle sue e ha fatto partire il bando per il reclutamento temporaneo, tramite cinque agenzie, di tremila medici e 12 mila infermieri soltanto l’11 dicembre, vale a dire con enorme ritardo. Questo personale dovrà vaccinare tra 40 e 50 milioni di italiani sopra i 16 anni, ma prima deve essere formato, poiché i vaccini in arrivo sono diversi tra loro, e richiedono una particolare attenzione per evitare errori nella inoculazione, come è già avvenuto in altri paesi con il vaccino Pfizer-BionTech, che in ogni fiala contiene cinque dosi, da separare con perizia.

Quello del personale sanitario non è però l’unico ritardo. Lo ha spiegato bene l’eurodeputato Carlo Calenda l’altra sera quando, su Rete4, gli è stato chiesto se si vaccinerà o meno, e cosa pensi degli scettici che non credono ai vaccini.

E lui: «Quello degli scettici è un falso problema, con il quale si finisce per nascondere il problema vero, che è molto più grave, ovvero la totale inconsistenza del piano vaccini del governo: in molte regioni non si sa ancora dove si potranno consegnare i vaccini, alcuni dei quali richiedono una temperatura di meno 70 gradi per la conservazione, pena un deperimento che li renderebbe inutilizzabili. Insieme ad alcuni esperti, ho consegnato in maggio un documento al ministro della Salute, Roberto Speranza, affinché si provvedesse per tempo ai superfrigoriferi, al personale necessario e alla preparazione dei luoghi sicuri per la vaccinazione. Quel documento è stato poi trasmesso al Comitato tecnico scientifico. Risultato: non ne hanno fatto niente. Implementazione zero».

Da maggio a oggi sono trascorsi sette mesi. E nei mesi estivi, mentre il premier Conte si pavoneggiava a Villa Pamphilj, il commissario Arcuri spendeva il suo tempo per acquistare milioni di banchi a rotelle, rivelatisi del tutto inutili per la chiusura delle scuole a fine ottobre. Un fallimento annunciato da molti, a cui sono seguite prove clamorose di inefficienza, come il ritardo del bando per potenziare le terapie intensive (arrivato in ottobre, con la seconda ondata già in corso), e quello per reclutare il personale che dovrà fare le vaccinazioni, in teoria sotto i famosi gazebi con il fiorellino, del tutto inadatti sul piano della sicurezza sanitaria, come emerge chiaramente dal confronto con la Germania di Angela Merkel.

In proposito, basta rileggere quanto scriveva Der Spiegel l’estate scorsa: «Il governo federale acquista il vaccino e ne organizza la consegna. I Länder si procurano siringhe, cerotti, cannule e disinfettanti, e insieme alle autorità locali devono trovare rapidamente gli immobili adatti. Nelle prossime settimane saranno istituiti centinaia di centri in tutta la Germania. Il ministero federale della Salute ha delineato come la vaccinazione deve essere somministrata in 24 pagine per i Länder e i Comuni. Le persone devono essere convogliate in un percorso a senso unico: check-in, briefing, vaccinazione, osservazione, check-out. Nel mezzo c’è sempre un’attesa. Il tempo di vaccinazione dovrebbe durare 15 minuti. Servono sale d’attesa capaci di ospitare 50 persone in sicurezza e a distanza, e sale di controllo dove le persone devono restare in osservazione dopo il vaccino”.

Se necessario, la direttiva federale invitava i Länder e i Comuni a servirsi di palazzetti dello sport, di centri commerciali chiusi e perfino di hangar aeroportuali vuoti. Altro che i fragili gazebo con il fiorellino in mezzo alle piazze, con tutto il rispetto per Tito Boeri, l’architetto che li ha disegnati gratis per Arcuri. Quanto al personale, poiché tutti i medici e gli infermieri tedeschi erano già impegnati negli ospedali per il Covid-19, il governo federale, d’intesa con l’Associazione delle città e dei comuni, raccomandava l’impiego dei medici in pensione e degli studenti di medicina.

A titolo di esempio, spiegava Der Spiegel, per la città di Berlino sono stati allestiti sei centri modulari, con una capacità di 20 mila iniezioni al giorno. Per vaccinare i tre milioni 669mila berlinesi con una singola dose sono stati previsti 183 giorni di lavoro a tempo pieno, ovvero sei mesi. Con altrettanta e pignolesca efficacia sono stati allestiti i centri regionali di accoglienza del vaccino, con tanto di superfrigoriferi. Il tutto con l’obiettivo di essere pronti, in tutta la Germania, a dare il via alla vaccinazione di massa a metà dicembre. E così è stato.

E se Angela Merkel ha comprato 30 milioni di dosi Pfizer-BionTech in più rispetto alla fornitura Ue che spettava alla Germania, va solo elogiata: lei si è fatta provare pronta, Conte e Arcuri no. Come al solito.

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