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Tutto sul piano di Trump per Ucraina e Russia

Trattative segrete tra Washington e Mosca: dopo la proposta di costruire un tunnel “Putin-Trump” per collegare l’Alaska e la Russia attraverso lo stretto di Bering, spunta il piano di Trump che chiede all'Ucraina di cedere territorio alla Russia in cambio di sicurezza. La risposta di Zelensky. L'intervento di Francesco D'Arrigo.

I servizi segreti statunitensi stanno nascondendo informazioni ai loro più stretti alleati sui rapporti Usa – Russia e sui negoziati per la pace in Ucraina?

Dopo il vertice di Anchorage, grazie al quale il presidente Vladimir Putin si è assicurato il più importante risultato dall’inizio dell’aggressione militare contro l’Ucraina – il ripristino della sua personale legittimità diplomatica – gli Stati Uniti hanno interrotto la condivisione di informazioni sui colloqui in corso con la Russia anche con gli alleati dei “Five Eyes”.

La direttrice dell’intelligence nazionale statunitense Tulsi Gabbard, il 20 agosto 2025 ha reso operativa una sua direttiva emanata qualche giorno prima, che vieta la condivisione di qualsiasi informazione di intelligence con altri membri dell’alleanza Five Eyes, relativa ai negoziati tra USA e Russia per fermare la guerra in Ucraina, e su altre tematiche di tipo strategico.

Secondo quanto riportato da funzionari dell’intelligence, un promemoria emesso a luglio 2025 da Gabbard, ordina esplicitamente che tutte le informazioni sui negoziati di pace tra Russia e Ucraina devono essere tenute nascoste agli alleati degli Stati Uniti. Nella direttiva diffusa a tutte le 16 Agenzie di intelligence USA coordinate dal DNI – che costituiscono la United States Intelligence Community (IC) – i colloqui tra Mosca e Washington sarebbero stati classificati come “NOFORN” dall’intelligence statunitense. L’acronimo sta per “Not for release to foreign nationals” (non divulgabile a cittadini stranieri) ed è una marcatura di segretezza usata dal governo degli Stati Uniti su documenti classificati o su informazioni sensibili, anche se non classificate. Questa marcatura di “vietata divulgazione” indica che l’informazione non deve essere accessibile a persone che non sono cittadini statunitensi, impedendo la loro diffusione a cittadini stranieri, anche se alleati.

Ciò includerebbe anche la segretezza di informazioni ai membri dell’alleanza “Five Eyes”, la rete di cooperazione di intelligence le cui origini risalgono alla Carta Atlantica (agosto 1941) tra Stati Uniti, Regno Unito, Canada, Australia e Nuova Zelanda. Nata nel secondo dopoguerra proprio con l’intento di condividere informazioni segrete in chiave antisovietica, si è evoluta in sorveglianza globale grazie alle nuove tecnologie.

La decisione di Washington di escludere formalmente i suoi storici alleati, non solo dal tavolo delle negoziazioni di pace sull’Ucraina, ma addirittura dalle informazioni d’intelligence sulle trattative tra USA e Russia, invia un segnale devastante sui rapporti tra gli alleati e l’Amministrazione Trump.

In pratica Five Eyes sarebbe stato declassato dagli Stati Uniti, attribuendogli lo stesso status degli altri Paesi.

Non c’è mai stato un precedente in cui gli Stati Uniti abbiano smesso di condividere informazioni di intelligence con gli alleati o abbiano dato maggiore credito al loro principale avversario rispetto a “Five Eyes”.

Le infrastrutture artiche strumento di geopolitica: nell’agenda degli accordi tra i presidenti Trump e Putin?

In tale contesto, giovedì 16 ottobre 2025, l’inviato russo per gli investimenti Kirill Dmitriev, con un post su X ha proposto a Elon Musk di costruire un “tunnel Putin-Trump” sotto lo stretto di Bering. “Costruiamo insieme il futuro!”

 

La CNBC ha riportato che il giorno dopo la pubblicazione di tale post, il presidente Donald Trump ha dichiarato che la proposta russa a Elon Musk e alla sua azienda specializzata nella creazione di tunnel per il comparto trasporti, The Boring Company, di costruire un tunnel ferroviario sottomarino attraverso lo stretto di Bering è “interessante”, ma ha aggiunto che avrebbe dovuto rifletterci.

Kirill Dmitriev, inviato per gli investimenti del presidente Vladimir Putin e a capo del fondo sovrano russo, ha affermato che costruire un collegamento lungo 700 miglia che simboleggia l’unità tra Russia e USA, costerebbe circa 65 miliardi di dollari, aggiungendo che The Boring Company e la sua tecnologia potrebbero potenzialmente drasticamente ridurre tali costi a meno di 8 miliardi di dollari e completare il progetto entro otto anni.

Secondo la CNBC, la proposta è stata lanciata poco dopo una telefonata tra i presidenti Putin e Trump, in cui si sono discusse possibili soluzioni alla guerra in Ucraina e disattese le aspettative di Kyiv di ricevere i missili Tomahawk. Il Tycoon ha affermato che il Segretario di Stato Marco Rubio aveva in agenda un incontro con una delegazione russa, in vista di un vertice programmato tra lui e il suo amico russo a Budapest (poi saltato).

Kirill Dmitriev, direttore del Fondo statale russo per gli investimenti, in alcuni successivi post sempre sul social X di Musk, ha suggerito che il progetto, se approvato, sarebbe stato in parte finanziato da Mosca, attribuendogli un valore geopolitico: “Un tunnel sottomarino tra la Russia e l’Alaska, sarebbe un progetto salutato come simbolo della cooperazione tra le due superpotenze”.

The Boring Company, alla quale l’inviato per gli investimenti del presidente russo propone la costruzione del collegamento artico tra Alaska e Russia, è l’azienda di costruzione di tunnel e di infrastrutture sotterranee fondata da Elon Musk nel 2016. Musk ha costituito l’azienda specializzata nella costruzione di tunnel innovativi – dotata di frese meccaniche a sezione piena (TBM) – per iniziare a scavare un tunnel percorribile dalla sede di SpaceX, per superare i problemi con il traffico di Los Angeles e le limitazioni delle attuali reti di trasporto bidimensionale su superficie. Fino al dicembre 2018, Musk possedeva il 90% di The Boring Company, con il 6% conferito a SpaceX in cambio della condivisione delle sue risorse in fase di start-up. Investimenti esterni nel 2019 hanno modificato la suddivisione del capitale.

Nel luglio del 2017, Musk disse che The Boring Company aveva ricevuto un’approvazione verbale dal governo per costruire un Hyperloop sotterraneo per connettere New York, Filadelfia, Baltimora e Washington. Il nuovo sistema di trasporto si basava sulla modalità di spostamento della posta pneumatica, in versione antropizzata: invece che per spostare capsule contenenti documenti, Hyperloop One puntava a creare una sorta di ferrovia 2.0 con vagoni in stile navetta spaziale super accoglienti, capaci di viaggiare ad altissima velocità in un tubo quasi senza attrito. L’ipotesi sulla quale si basava il progetto era quella di superare la velocità del suono e garantire viaggi rapidissimi anche a grandi distanze tra le città statunitensi, oppure collegare nazioni lontanissime come Stati Uniti e Cina in modo più efficiente, più economica e meno inquinante rispetto ai voli intercontinentali. Ipotizzata per la prima volta a inizio 20esimo secolo dal pioniere della missilistica moderna Robert Goddard, l’idea dei treni supersonici che viaggiano nel quasi-vuoto era tornata in auge nel 2013 grazie a un paper pubblicato da Elon Musk che concepiva una tratta da Los Angeles a San Francisco. Una delle prime sperimentazioni avvenne nel 2016 con un test nel deserto del Nevada, che aveva attirato anche l’interesse di Virgin Group Ltd del magnate britannico Richard Branson, lasciando intendere un’evoluzione rapida del progetto, attraverso la stipula di partnership internazionali e diversi progetti paralleli.

Musk aveva previsto un Hyperloop tra New York e Washington, un tragitto tra le due città sarebbe durato solo 29 minuti, e doveva essere costruito in concomitanza con il sistema di tunnel di Los Angeles annunciato a maggio del 2017. Tra gli altri progetti c’erano in programma un Hyperloop da San Francisco a Los Angeles e un Hyperloop in Texas.

Tutto rimasto sulla carta, nonostante i notevoli investimenti ricevuti. A Fine 2023 Musk abbandona Hyperloop One: i costi insostenibili del progetto e un progressivo rallentamento di test e ricerca lo hanno costretto a chiudere il programma di treno supersonico.

L’ombra di Elon Musk sull’Artico e i suoi legami con il Cremlino

Secondo il Wall Street Journal, Musk avrebbe avuto conversazioni segrete con il presidente Putin già nel 2022, mentre era in procinto di acquistare Twitter. Il leader russo avrebbe fatto pressione su Musk affinché limitasse la copertura di Starlink a Taiwan, presumibilmente per fare un favore al presidente cinese Xi Jinping. Inoltre, grazie a un’inchiesta esclusiva di Reuters, sappiamo che a settembre 2022, Elon Musk, fondatore di SpaceX e proprietario del sistema satellitare Starlink, ordinò la disattivazione del servizio internet in alcune aree dell’Ucraina proprio mentre le forze di Kyiv erano impegnate in una cruciale controffensiva per riconquistare Kherson e altri territori occupati dalla Russia. Musk ordinò a un ingegnere negli uffici californiani di SpaceX di disattivare centinaia di terminali Starlink nelle zone di combattimento, tra cui Beryslav e altre aree delle province di Kherson e Donetsk. Il blackout provocò un’immediata paralisi delle comunicazioni sul campo: droni di sorveglianza cessarono di funzionare, le truppe persero i contatti coi comandi e l’artiglieria di precisione non fu più in grado di colpire bersagli russi.

Inizialmente Musk negò di aver interrotto le comunicazioni all’esercito ucraino che stava cercando di riconquistare i territori occupati. Successivamente, ha dovuto ammettere di aver ordinato il blocco di Starlink difendendo la sua decisione, affermando che lo scopo era impedire l’uso di Starlink per attacchi militari dell’esercito ucraino, cosa che secondo lui avrebbe potuto portare a una escalation del conflitto. Ha anche minacciato di spegnere i satelliti Starlink se l’Ucraina avesse attaccato all’interno del territorio russo con droni, cosa che è avvenuta nel 2022.

Elon Musk non ha commentato il post “tunnel Putin-Trump”, ma è già stato in contatto con il capo del Cremlino in merito ad altri progetti. Tesla ha anche acquistato grandi quantità di alluminio da Rusal, un’azienda fondata dall’oligarca sanzionato Oleg Deripaska. La proposta del tunnel artico sta suscitando inquietudine dal punto di vista geopolitico e strategico, e reazioni anche per il potenziale impatto ambientale nella regione polare, anche perché The Boring Company ha ricevuto diverse multe per violazioni delle norme a tutela dell’ambiente in diversi Stati, come Texas e Nevada, per scavi ed emissioni illegali. Inoltre, l’azienda di Musk non ha alcuna esperienza nella costruzione in condizioni estreme come ghiaccio, freddo e terremoti, sfide che caratterizzano lo Stretto di Bering.

Dalle trattative segrete spunta Il piano di Trump che chiede all’Ucraina di cedere territorio alla Russia in cambio di sicurezza

Il nuovo(?) piano del presidente Trump per porre fine alla guerra in Ucraina prevederebbe la concessione alla Russia di territorio dell’Ucraina orientale, anche quello che attualmente l’esercito di Mosca non controlla, in cambio di una garanzia di sicurezza da parte degli Stati Uniti per l’Ucraina e l’Europa contro future aggressioni russe. L’Ucraina e i Paesi europei, soprattutto quelli della Coalizione dei Volenterosi, hanno sempre respinto queste ambizioni del presidente Putin, considerandole una capitolazione di Kyiv e un appeasement pericoloso. Secondo l’inviato speciale del presidente Trump, l’immobiliarista Steve Witkoff, la Casa Bianca ritiene che l’Ucraina perderebbe comunque il territorio se la guerra continuasse e quindi, secondo Washington è nell’interesse dell’Ucraina raggiungere un accordo ora. Considerando che fino a oggi, Mosca si è sempre rifiutata di intraprendere qualsiasi negoziazione che non prevedesse come inizio il “raggiungimento di tutti i suoi obiettivi” che hanno ne hanno provocato l’invasione, nei colloqui per un cessate il fuoco o addirittura un accordo di pace, all’Ucraina finora non sono mai state date garanzie su chi controllerà il territorio una volta finita la guerra e come l’Ucraina potrà essere certa che la Russia non riprenderà la guerra, non appena se ne presenterà l’opportunità.

I 28 punti del piano del presidente Trump prevederebbero che la Russia ottenga il pieno controllo di fatto di Luhansk e Donetsk (insieme denominati Donbass), nonostante l’Ucraina controlli ancora oltre il 15% del territorio, secondo i report dell’Institute for the Study of War. Il territorio ucraino sotto il controllo russo e le aree del Donbass dalle quali l’Ucraina si ritirerebbe sarebbero considerate una zona smilitarizzata, e la Russia non potrebbe posizionarvi truppe. Nelle altre due regioni distrutte dai continui bombardamenti russi, Kherson e Zaporizhia, le attuali linee di controllo rimarrebbero per lo più congelate, con la Russia che restituirebbe parte del territorio, previa ulteriore negoziazione per altre concessioni di tipo strategico e politico di Kyiv, come limitazioni alle dimensioni dell’esercito ucraino e alle dotazioni di armi a lungo raggio.

Sempre secondo questo piano TrumPutiniano, gli Stati Uniti e altri paesi riconoscerebbero la Crimea e il Donbass come territorio legittimamente russo, ma all’Ucraina non verrebbe chiesto di farlo.

I termini della garanzia di sicurezza

Non è chiaro cosa comporterebbero le garanzie di sicurezza degli Stati Uniti, oltre alla promessa di difendere l’Ucraina da ulteriori aggressioni Russe. Il piano di pace ottenuto da Axios, cancella ogni speranza di Kyiv di entrare nella NATO ma impegnerebbe Stati Uniti e alleati europei a considerare un attacco all’Ucraina come una minaccia alla comunità transatlantica.

Il piano del presidente Donald Trump per porre fine alla guerra in Ucraina includerebbe una garanzia di sicurezza modellata sull’articolo 5 del Trattato del Nord Atlantico. Secondo la bozza di accordo ottenuta da Axios, gli Stati Uniti e gli altri alleati europei si impegnerebbero a considerare qualsiasi futuro attacco russo contro l’Ucraina come una minaccia alla pace e alla sicurezza dell’intera comunità transatlantica, rispondendo con misure che potrebbero includere anche l’uso della forza militare diretta. Si tratta della prima volta che l’Amministrazione Trump mette sul tavolo una garanzia di sicurezza formale per Kyiv, una richiesta da sempre fatta dall’Ucraina e fortemente sponsorizzata dalla presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni. Un documento non inserito tra i 28 punti del piano, stabilisce che qualsiasi “attacco armato significativo, deliberato e prolungato” da parte della Russia oltre la linea di armistizio concordata sarà considerato come una minaccia alla comunità transatlantica. In tale scenario, il presidente degli Stati Uniti, dopo consultazioni immediate con Ucraina, NATO e partner europei, determinerà le misure necessarie per ripristinare la sicurezza. Queste potrebbero includere l’uso della forza armata, assistenza logistica e d’intelligence, azioni economiche e diplomatiche. Un meccanismo congiunto di valutazione con NATO e Ucraina si occuperebbe di verificare eventuali violazioni dell’accordo. I Paesi membri della Nato, inclusi Francia, Regno Unito, Germania, Polonia e Finlandia, riconoscerebbero la sicurezza ucraina come parte integrante della stabilità europea e si impegnerebbero ad agire in concerto con gli Stati Uniti per difenderla. La garanzia avrebbe una durata iniziale di dieci anni, rinnovabile per mutuo consenso. Il documento prevede spazi per le firme di Ucraina, Federazione Russa, Stati Uniti, Unione Europea e NATO. Un alto funzionario della Casa Bianca ha confermato che la Russia è stata informata della bozza, ma non è chiaro se la firma del presidente Vladimir Putin sarà effettivamente richiesta. La proposta rappresenta un elemento centrale per Zelensky, il cui obiettivo principale nei negoziati di pace è quello di ottenere solide garanzie di sicurezza da parte di Stati Uniti ed Europa.
I 28 punti del piano, oltre a imporre all’Ucraina enormi concessioni territoriali, prevede anche la reintegrazione della Russia nella comunità internazionale, con la revoca delle sanzioni e l’amnistia per i crimini di guerra.

L’ennesimo smacco agli alleati europei

Secondo autorevoli fonti, il Qatar e la Turchia sarebbero stati coinvolti nel sostegno agli sforzi di mediazione degli Stati Uniti con la Russia e nella stesura del nuovo piano di pace dell’Amministrazione Trump, scaturito da diversi incontri tra Witkoff e l’inviato del presidente Putin, Kirill Dmitriev. Ai successivi colloqui con l’inviato speciale della Casa Bianca, il presidente Zelensky ha inviato il suo consigliere per la sicurezza nazionale Rustem Umerov, che avrebbe affermato di aver partecipato a un briefing orale, durante il quale ha espresso diversi commenti negativi sulle proposte che gli hanno descritto e di non aver ricevuto alcun documento o proposta scritta da Witkoff.

Dettagli del piano di Trump-Putin che sono stati rivelati in uno scoop dal Financial Times.

Nell’ambito del sostegno turco al piano del presidente Trump, Witkoff aveva programmato di visitare Ankara mercoledì 26 novembre prossimo e di tenere un incontro trilaterale con Zelensky e il ministro degli Esteri turco Hakan Fidan. L’incontro è stato rinviato quando è diventato chiaro che il presidente ucraino non aveva alcuna intenzione di iniziare a discutere il piano del Capo della casa Bianca partendo dalle pretese russe illustrate a Umerov. Il presidente Zelensky si stava invece recando ad Ankara con un altro piano elaborato con i partner europei, che la Russia non accetterà mai. Il piano, elaborato da Witkoff e altri funzionari statunitensi in consultazione con i russi, ha suscitato scalpore a Kiev e nelle capitali europee e l’incontro è stato rinviato perché il presidente Zelensky ha chiesto di discuterne direttamente con il presidente Trump, e di coinvolgere nelle trattative i Paesi europei.

Zelensky accetta di negoziare il piano di pace di Witkoff con Trump (e con l’Europa)

A seguito di tale rinvio, il Segretario dell’Esercito Daniel P. Driscoll, ha consegnato al presidente a Zelensky una copia scritta del piano, che anziché rifiutarlo categoricamente, ha dichiarato di essere disposto a collaborare con l’Amministrazione statunitense e di aspettarsi di poterne discutere con il presidente Trump nei prossimi giorni. Driscoll fino alla settimana precedente, non sapeva che sarebbe stato cooptato per assumere il ruolo di inviato di pace. Quell’incarico ha dato il via a una frenetica attività di pianificazione e preparazione di intelligence, di analisi del contesto politico, della guerra, dell’industria della difesa e dei leader militari ucraini. La delegazione di Driscoll aveva pianificato di recarsi in Ucraina per discutere di tecnologie e strategia militare, prima che la Casa Bianca gli chiedesse di contribuire ad “avviare i negoziati” con Zelensky per conto dell’inviato statunitense Steve Witkoff e del segretario di Stato Marco Rubio. Invece, l’Ufficio di presidenza ucraino ha dichiarato in una nota che il presidente Zelensky “ha delineato i principi fondamentali che contano per il nostro popolo e, in seguito all’incontro odierno, le parti hanno concordato di lavorare sulle disposizioni del piano in modo da porre fine in modo giusto alla guerra”.

In una telefonata tra l’inviato speciale della Casa Bianca e il ministro degli Esteri tedesco Johann Wadephul, Witkoff ha assicurato che il nuovo piano è “un quadro generale di idee” che include le posizioni ucraine e russe, sottolineando che l’amministrazione Trump sta agendo in modo responsabile e sta cercando modi per porre fine al conflitto in Ucraina. Come accaduto sin dal suo insediamento alla Casa Bianca, il presidente Trump non ha consultato gli alleati europei durante la stesura iniziale del piano. Mentre Kyiv, che in passato ha ripetutamente respinto tali proposte, è stata coinvolta solo dopo ampi colloqui tra gli inviati statunitensi e russi.

L’accelerazione degli Stati Uniti arriva in un momento in cui il presidente Zelensky è sottoposto a una pressione politica interna senza precedenti dai tempi dell’invasione russa su vasta scala, a causa dello scandalo sulla corruzione dilagante che ha coinvolto alcuni stretti sui collaboratori, e l’opposizione gli chiede di fare pulizia o addirittura di formare un nuovo governo di unità nazionale. Uno scandalo interno che ha indebolito la leadership del presidente ucraino e la Casa Bianca ne sta approfittando per tentare di chiudere l’accordo con Mosca facendogli fare difficili concessioni per la pace.

Una resa strategica per l’Ucraina e una vittoria politica per la Russia?

Uno scenario di incertezza che circonda il futuro politico del presidente Volodymir Zelensky, che non può permettersi di accettare di far capitolare Kyiv e di essere visto come un traditore, dopo l’eroica resistenza del popolo ucraino. Dal punto di vista del presidente Putin, è illusorio pensare che possa fermare la sua guerra di aggressione a fronte di promesse di piccole concessioni territoriali o future opportunità di collaborazione economica con gli Stati Uniti del presidente Trump.

Una politica estera statunitense che pone le condizioni per una capitolazione dell’Ucraina, l’Europa e la NATO di fronte a un ennesimo quesito sull’Amministrazione Trump: gli Stati Uniti stanno apertamente favorendo un regime autoritario a discapito dei loro tradizionali e storici alleati europei?

L’idea che Washington, oggi, privilegi un rapporto confidenziale con la Russia del presidente Putin rispetto ai suoi alleati di lunga data, rappresenta una vittoria per la Russia del presidente Putin e un rischio per l’Europa.

Ma il popolo ucraino, il suo presidente e quasi tutta l’Europa ha compreso che qualsiasi piano di pace giusta e duratura per l’Ucraina deve affrontare le ambizioni imperiali di Putin.

Questo il messaggio alla nazione che il Presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, ha pronunciato il 21 novembre 2025, rispondendo al Piano dell’Amministrazione Trump e alle pressioni di capitolazione.

“Ucraini! Ucraine!:
Nella vita di ogni nazione arriva un momento in cui tutti devono parlare. Onestamente. Tranquillamente. Senza invenzioni, dicerie, pettegolezzi, senza nulla di superfluo. Così come è. Così come cerco sempre di parlare con voi.
Adesso è uno dei momenti più difficili della nostra storia. Ora la pressione sull’Ucraina è una delle più pesanti. Ora l’Ucraina può trovarsi davanti a una scelta molto difficile. O la perdita della dignità, o il rischio di perdere un partner chiave. O 28 punti difficili, oppure un inverno estremamente duro – il più duro – e ulteriori rischi. Una vita senza libertà, senza dignità, senza giustizia. E perché dovremmo credere a chi ci ha già attaccato due volte.
Ci si aspetterà da noi una risposta. Anche se in realtà io l’ho già data. Il 20 maggio 2019, quando, giurando fedeltà all’Ucraina, in particolare ho detto: “Io, Volodymyr Zelensky, eletto dalla volontà del popolo Presidente dell’Ucraina, mi impegno con tutte le mie azioni a difendere la sovranità e l’indipendenza dell’Ucraina, a sostenere i diritti e le libertà dei cittadini, ad attenermi alla Costituzione e alle leggi dell’Ucraina, a svolgere i miei doveri nell’interesse di tutti i concittadini, ad accrescere l’autorità dell’Ucraina nel mondo”.
Per me non è una formalità protocollare per forma – è un giuramento. E ogni giorno rimango fedele a ciascuna delle sue parole. E non lo tradirò mai.
L’interesse nazionale ucraino deve essere preso in considerazione.
Non faremo dichiarazioni roboanti, lavoreremo tranquillamente con l’America e con tutti i partner. Ci sarà una ricerca costruttiva di soluzioni con il nostro principale partner.
Presenterò argomenti, convincerò, proporrò alternative, ma di certo non daremo al nemico motivi per dire che è l’Ucraina a non volere la pace, che è lei a sabotare il processo e che è l’Ucraina a non essere pronta alla diplomazia. Questo non accadrà.
L’Ucraina lavorerà rapidamente. Oggi, sabato e domenica, per tutta la settimana prossima e per tutto il tempo che sarà necessario. Per 24 ore al giorno, sette giorni su sette, mi batterò affinché tra tutti i punti del piano non vengano tralasciati almeno due – la dignità e la libertà degli ucraini. Perché proprio su questo si basa tutto il resto – la nostra sovranità, la nostra indipendenza, la nostra terra, la nostra gente. E il futuro ucraino.
Faremo e dobbiamo fare tutto affinché il risultato sia la fine della guerra e non la fine dell’Ucraina, non la fine dell’Europa e del mondo globale.
Poco fa ho parlato con gli europei. Contiamo sugli amici europei, che certamente capiscono che la Russia non è lontana, che è proprio accanto ai confini dell’UE, che l’Ucraina ora è l’unico scudo che separa la vita europea confortevole dai piani di Putin.
Ricordiamo: l’Europa è stata con noi.
Crediamo: l’Europa sarà con noi.
L’Ucraina non deve rivivere il déjà-vu del 24 febbraio, quando si aveva la sensazione di essere soli. Quando nessuno poteva fermare la Russia, tranne la nostra gente eroica, che come un muro si oppose all’esercito di Putin.
E ovviamente ci faceva molto piacere quando il mondo diceva: gli ucraini sono incredibili; Dio, come sono gli ucraini, come combattono, come lottano; che titani che sono! Ed è vero. Assolutamente.
Ma l’Europa e il mondo intero devono capire anche un’altra verità: che gli ucraini sono prima di tutto persone, e da quasi quattro anni dall’invasione su larga scala resistiamo a uno dei più grandi eserciti del mondo, e teniamo una linea del fronte di migliaia di chilometri, e il nostro popolo ogni notte subisce bombardamenti, attacchi missilistici, colpi balistici e attacchi degli Shahed.

E la nostra gente ogni giorno perde qualcuno dei propri cari, e il nostro popolo vuole moltissimo che la guerra finisca.
Noi, ovviamente, siamo di acciaio. Ma qualsiasi metallo, anche il più resistente, può non reggere.
Non dimenticatelo, siate con l’Ucraina, siate con la nostra gente, e quindi siate con la dignità e la libertà!
Cari ucraini, ricordate quel primo giorno della guerra. La maggior parte di noi fece una scelta. Una scelta a favore dell’Ucraina. Ricordate i nostri sentimenti allora.
Com’era? Buio, rumoroso, difficile, doloroso, per molti – spaventoso, ma il nemico non vide le nostre schiene che fuggivano.
Vide i nostri occhi, pieni della volontà di combattere per ciò che è nostro.
Questa è la dignità.
Questa è la libertà. Ed è davvero la cosa più spaventosa che possa esistere per la Russia – vedere l’unità degli ucraini.
Allora la nostra unità era diretta a proteggere la nostra casa dal nemico.
E ora l’unità ci serve come mai prima, affinché nella nostra casa ci sia una pace dignitosa.
Mi rivolgo ora a tutti gli ucraini. La nostra gente, i cittadini, i politici – tutti. Bisogna raccogliersi. Riprendere lucidità. Smettere il litigio. Smettere i giochi politici. Lo Stato deve lavorare. Il Parlamento di un Paese in guerra deve lavorare unito. Il governo di un Paese in guerra deve lavorare efficacemente. E tutti noi insieme dobbiamo non dimenticare e non confondere chi oggi è il nemico dell’Ucraina.
Ricordo come nel primo giorno della guerra vari emissari mi portavano diversi piani, punti, c’erano ultimatum riguardo alla fine della guerra. Dicevano: o così, o niente. O firmate questo, oppure vi elimineranno semplicemente e al vostro posto lo firmerà “il facente funzione di Presidente dell’Ucraina”.
Com’è finita è noto. Molti di questi emissari sono diventati parte del fondo scambi e sono stati mandati insieme alle loro proposte e ai loro punti “a casa, nel porto natio”.
Io non ho tradito l’Ucraina allora, sentivo chiaramente alle mie spalle il sostegno di ognuno. Di ognuno di voi. Di ogni ucraino, ucraina, di ogni soldato, ogni volontario, ogni medico, diplomatico, giornalista, di tutto il nostro popolo.
Non abbiamo tradito l’Ucraina allora, non lo faremo ora.
E so con certezza che in questo momento, davvero uno dei più difficili della nostra storia, non sono solo. Che gli ucraini credono nel loro Stato, che siamo uniti. E in tutti i formati dei futuri incontri, discussioni, negoziati con i partner mi sarà molto, molto più facile ottenere una pace dignitosa per noi e convincerli, sapendo al cento per cento questo: che dietro di me c’è il popolo dell’Ucraina. Milioni dei nostri cittadini che hanno dignità, che lottano per la libertà e che hanno meritato la pace. Tutti i nostri eroi caduti, che hanno dato la loro vita per l’Ucraina, che ora sono in cielo e che hanno meritato di vedere da lassù che i loro figli e nipoti vivranno in una pace dignitosa.
E questa pace ci sarà. Dignitosa, efficiente, duratura.
Cari ucraini, la prossima settimana sarà molto difficile, ricca di eventi.
Voi siete un popolo adulto, intelligente, consapevole, che lo ha dimostrato più volte. E che capisce che in questo periodo ci sarà molta pressione – pressione politica, informativa, di ogni tipo. Per indebolirci. Per dividerci. Il nemico non dorme e farà tutto affinché noi non ce la facciamo.
Glielo permetteremo? Non ne abbiamo il diritto. E ce la faremo.
Perché chi vuole distruggerci ci conosce male.
Non capisce chi siamo davvero, cosa siamo, per cosa lottiamo, che persone siamo. Non a caso celebriamo a livello di festa nazionale il Giorno della Dignità e della Libertà. Questo dice chi siamo. Quali sono i nostri valori.
Lavoreremo sul campo diplomatico per la nostra pace. Dobbiamo lavorare uniti dentro il Paese per la nostra pace.
Per la nostra dignità.
Per la nostra libertà.
E credo, e so, di non essere solo. Con me ci sono il nostro popolo, la società, i soldati, i partner, gli alleati, tutti i nostri cittadini. Degni. Liberi. Uniti.
Buon Giorno della Dignità e della Libertà!
Gloria all’Ucraina!

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