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Piano di pace in Ucraina, che cosa scrive la stampa europea

Giro di reazioni dalla stampa centro-europea sul piano di pace per l'Ucraina, quello originario, quello modificato e le altre trattative in corso.

Ma Donald Trump ascolterà gli europei nella trattativa con Vladimir Putin sull’Ucraina? L’Handelsblatt, come spesso capita ai quotidiani economici, non ci gira troppo intorno e va dritto al punto.

Il vertice del G20, che privo degli attori principali – Usa, Cina e Russia – rischiava di diventare un incontro da operetta, torna in queste ore ad assumere una sua rilevanza, scrive l’Handelsblatt: “Il summit in corso in Africa, si è trasformato per gli Stati europei in un vertice straordinario sull’Ucraina, catalizzato dalle pressanti richieste degli Stati Uniti.

DALLA GERMANIA TIMORI PER L’EUROPA

L’urgenza è dettata dal piano di pace americano in 28 punti, con l’amministrazione Trump che ha fissato un ultimatum: l’Ucraina deve accettare il piano entro giovedì 27 novembre, pena la revoca di ogni supporto statunitense”. In risposta a tale pressione, gli europei hanno organizzato colloqui serrati per definire una posizione comune e proporre modifiche al piano. Domenica a Ginevra si è svolto un incontro cruciale tra i rappresentanti degli Stati europei (inclusa l’Ucraina) e il segretario di stato americano Marco Rubio, ricostruisce ancora il quotidiano economico tedesco: “Al termine del vertice, Rubio ha parlato di un ottimo risultato e ha annunciato che il piano di pace subirà delle modifiche”.

La controproposta europea verte su alcuni punti fondamentali. Il governo di Kiev non dovrebbe cedere alla Russia i territori che ancora controlla. Inoltre, non è previsto alcun riconoscimento de facto dei territori occupati dalla Russia. La dimensione delle forze armate ucraine dovrebbe essere limitata a 800.000 soldati invece che a 600.000 e l’adesione dell’Ucraina alla Nato non dovrebbe più essere esplicitamente esclusa. Ultimo: i beni statali russi congelati in Occidente saranno sbloccati solo se la Russia verserà un risarcimento per i danni di guerra e non sarà concessa alcuna amnistia generale per i crimini di guerra.

Questi gli emendamenti alla bozza russo-americana. Resta tuttavia incerto quanto le dichiarazioni di Rubio – noto per le sue posizioni critiche verso il Cremlino – riflettano effettivamente la linea del presidente Trump, conclude l’Handelsblatt.

USA: CONFUSIONE OPERATIVA E RIVALITÀ INTERNE

Il giallo politico attorno al piano di 28 punti appassiona ancora oggi i media tedeschi, compresi gli interrogativi su chi ne sia il vero autore, che secondo alcuni apparirebbe più vicino al Cremlino che alla diplomazia americana. Il Tagesschau di Ard ricostruisce i passaggi, evidenziando come diverse formulazioni del testo sembrino traduzioni letterali mal riuscite dal russo, alimentando i sospetti di un’impronta diretta di Mosca.

A margine di una conferenza sulla sicurezza in Canada, senatori statunitensi hanno riferito che il segretario di Stato Marco Rubio li avrebbe informati che il piano non è una proposta americana, ma un documento ricevuto da un rappresentante russo e trasmesso all’inviato speciale Steve Witkoff, ricostruisce il Tagesschau. Il senatore repubblicano Mike Rounds ha parlato di una proposta russa recapitata agli Stati Uniti, mentre l’indipendente Angus King l’ha definita, in sostanza, una “lista dei desideri” di Mosca. Successivamente il Dipartimento di Stato e lo stesso Rubio hanno smentito pubblicamente, sostenendo che il piano in 28 punti è stato redatto da funzionari statunitensi, con contributi sia russi sia ucraini. L’ex ambasciatore Usa a Kiev, William Taylor, ha però ipotizzato che i russi abbiano redatto un proprio piano in 28 punti, consegnandolo a Witkoff e facendolo poi filtrare alla stampa, mentre a ucraini ed europei sarebbe stato presentato un diverso documento negoziale.

Secondo ricostruzioni di stampa – conclude il Tagesschau in un servizio della corrispondente da Washington – alti funzionari del Dipartimento di Stato e del Consiglio di Sicurezza Nazionale avrebbero saputo dell’esistenza del controverso testo solo dai media, e anche l’inviato di Trump in Ucraina, Keith Kellogg, ne sarebbe stato all’oscuro. “A Capitol Hill cresce così l’ipotesi che la vicenda rifletta un profondo caos interno all’amministrazione, oppure una dura lotta di potere tra Rubio, Witkoff, il vicepresidente JD Vance e altri esponenti chiave sulla linea verso la Russia. In controluce, per il Congresso, il caso del piano in 28 punti diventa il simbolo di una politica estera segnata al tempo stesso da confusione operativa e rivalità interne difficili da ricomporre”.

PARIGI DISTRATTA, MA QUEL PIANO È SOLO A VANTAGGIO DI MOSCA

Nel pendolo delle emozioni e delle posizioni, lunedì mattina gli europei sono apparsi più ottimisti. Con la Francia (e i giornali francesi) più concentrati sulle vicende politiche interne, Le Figaro pesca dalle parole del ministro degli Esteri tedesco le frasi per fare il punto della situazione a inizio settimana: “Il ministro di Berlino Johann Wadephul ha definito i colloqui di Ginevra sul piano di Trump per l’Ucraina un successo decisivo per gli europei, sottolineando che le questioni riguardanti Europa e Nato sono state stralciate dalla bozza negoziale”. A suo giudizio – aggiunge il quotidiano francese – gli europei hanno ottenuto che nessun accordo venga chiuso a loro spese o a scapito di Kiev, in linea con le condizioni poste fin dall’inizio dai partner Ue.

Che il piano originario non soddisfi neppure Parigi è chiaro però anche dalla mappa che Le Figaro pubblica, che è quasi un editoriale, nel quale si spiega perché il piano di pace presentato inizialmente dalla stampa americana avvantaggerebbe Vladimir Putin: a più di tre anni e mezzo dall’invasione dell’Ucraina, il 24 febbraio 2022, la Russia occupa attualmente circa il 19% del Paese. Dopo la Crimea nel 2014, Putin ha già annesso nel settembre 2022 quattro oblast ucraini (Luhansk, Donetsk, Zaporizhia, Kherson), anche se non ne controlla la totalità. Esaudire le richieste presentate in quel piano, i cui padri restano nell’ombra negli intrighi politici a Washington, significherebbe aprire le porte a un futuro passaggio dell’intera Ucraina nella sfera di influenza russa.

Le Monde insiste invece sul caos che regna a Washington sulla paternità della prima bozza trapelata (“dopo lo choc ora è il tempo della confusione”), ma sottolinea anche le dichiarazioni ottimistiche di Marco Rubio di lunedì mattina, al termine delle discussioni con la delegazione ucraina a Ginevra. Abbondano giudizi come “enormi progressi” e “molto ottimismo”, ma si teme l’ennesima doccia fredda.

POLONIA: NIENTE CHE CI RIGUARDA PUÒ ESSERE DECISO SENZA DI NOI

Dalla Polonia le reazioni più dure. Mentre per oggi è attesa una presa di posizione ufficiale del primo ministro Donald Tusk, ragionata dopo un ampio giro di consultazioni con i partner europei, Varsavia ha già espresso il proprio disappunto mostrando una non scontata unità fra le due principali cariche del paese, altrimenti in conflitto perpetuo: lo stesso Tusk e il presidente Karol Nawrocki. Tanto più che uno dei punti del piano originario investe direttamente la Polonia. “Niente che ci riguarda può essere deciso senza di noi”, ha detto Tusk, una frase che ricalca il famoso motto polacco “Nic o nas bez nas” e che tutti i media del paese riportano oggi con grande evidenza. Il premier ha aggiunto che ogni negoziato di pace deve svolgersi con la partecipazione diretta di Kiev, rifiutando qualsiasi intesa bilaterale tra Stati Uniti e Russia sul destino ucraino. Anche il presidente Nawrocki ha espresso forte scetticismo, ricordando che la Russia è “un paese che non rispetta gli accordi” e avvertendo che “ogni piano deve essere approvato dal governo ucraino”.

I quotidiani ci vanno giù duro e non nascondono la delusione per quello che considerano il tradimento americano: “Donald Trump vuole che l’Ucraina si arrenda”, titola Rzeczpospolita. “Dopo l’umiliazione subita a febbraio alla Casa Bianca, Volodymyr Zelensky cerca di evitare uno scontro aperto con gli Stati Uniti, inviando una delegazione a Ginevra per riformulare il piano di pace”, scrive Rzeczpospolita. Anche i leader europei adottano una strategia simile, rifiutando però l’idea di modificare i confini ucraini o di limitare le sue forze armate. “Tuttavia, sottolinea Yascha Mounk alla Washington School of Advanced International Studies, questo è solo un piano a breve termine. Secondo Mounk, l’Europa deve scegliere se continuare a fidarsi delle garanzie americane o affrontare la realtà e pensare seriamente alla propria difesa”, conclude il quotidiano conservatore polacco.

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