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Perché Wall Street si sta assuefacendo ai tweet di Donald Trump

Il commento giornaliero ai mercati finanziari di Giuseppe Sersale, Strategist di Anthilia Capital Partners Sgr, con in primo piano il post G7 e le sortite di Trump con i riflessi a Wall Street Recentemente, le aspettative nei confronti del G7 non sono mai abbastanza basse. Sull’ultimo, di scena a Quebec City venerdì e sabato scorsi, circolavano…

Recentemente, le aspettative nei confronti del G7 non sono mai abbastanza basse.

Sull’ultimo, di scena a Quebec City venerdì e sabato scorsi, circolavano previsioni assai pessimiste, ma nessuno immaginava un esito finale cosi drastico.

Il lavoro di 2 giorni di negoziati estenuanti è stato apparentemente mandato all’aria da un uscita incauta del premier canadese Trudeau, che ha mandato su tutte le furie Trump.

Il presidente USA, che già aveva fatto di tutto per mostrare la sua scarsa considerazione degli alleati (annunciando la partenza anticipata e ignorando il dress code) era stato convinto a sottoscrivere un comunicato congiunto dai toni tenui e generici.

Ma, presumibilmente leggendo della conferenza stampa di Trudeau (o usandola come pretesto), ha ritirato l’approvazione all’accordo con un Tweet dall’aereo.

Trump ha anche attaccato l’Europa e la Germania sui contributi alla Nato e accennato nuovamente alla necessità di mettere dazi sulle auto straniere, suscitando reazioni tra lo sdegnato (Macron) e il gelido (Merkel).

Disastro, quindi? Mah.

In realtà, il pessimo stato delle relazioni tra USA e alleati era noto, e l’unico obiettivo alla portata del G7, in questa fase, era un comunicato congiunto atto a salvare le apparenze e la forma, unica vera vittima del Summit.

Le Midterm elections si avvicinano e la tipica teatralità di Trump viene accentuata dai fini elettorali. Personalmente, non sono propenso a dar troppo peso alle sue sparate.

In fin dei conti, non ha lasciato il G7 in anticipo per recarsi ad un summit che appena 2 settimane fa aveva deciso di disertare? E lo slalom sulla soluzione per la cinese ZTE?

Intendiamoci, le relazioni tra la Casa Bianca e gli altri Paesi del G7 si sono assai deteriorate nell’ultimo periodo (sebbene non sia chiaro dove collocare l’Italia in questa fase) per una serie di motivi, ma i danni fatti in Canada mi paiono più di forma che di sostanza.

Il prossimo appuntamento di sostanza è il 15 giugno, quando la Casa bianca dovrebbe annunciare i dazi su 50 bln di importazioni dalla Cina.

Cosi deve averla letta anche il mercato, se è vero che le reazioni sono state modeste fin dalla seduta asiatica. Il sentiment generale si deve essere giovato anche dell’ottimismo sul meeting Trump – Kim (3.15 AM ora italiana) anche se, conoscendo le parti in causa, io non escluderei altri “incidenti formali”.

Sicuramente Seul se ne è avvantaggiata. Un balzo degli ordinativi di macchinari di aprile (+10.1%) ha offerto un po’ di supporto a Tokyo. Marginalmente positive anche Mumbai e Hong Kong, mentre l’azionario cinese ha continuato a segnare il passo (sia “A”, che “H” shares), in attesa delle comunicazioni del 15 sui dazi, e forse, i dati macro di mercoledì. Privo di impatto il dato di CPi di maggio pubblicato nel week end, stabile a 1.8% in linea con le attese.

In accelerazione il PPI (4.1% da prec 3.4% e vs stima di 3.9%) grazie principalmente alle materie prime.

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