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Germania

Perché Verdi e Liberali spingono la Germania verso il mercato Usa

Con la risuscitazione del TTIP, Berlino sembra proporre a Washington la possibilità di tornare impero, senza tuttavia prevedere la esclusiva centralità degli Usa. L'articolo dell'analista geostrategico, Francesco Galietti, fondatore di Policy Sonar

 

Per gli strateghi tedeschi non c’è più dubbio: serve un mega mercato atlantico per ‘assicurarsi’ contro l’instabilità sino-russa.

La Germania si conferma l’attore più fresco e la forza più decisa nel risveglio euro-atlantico degli ultimi tempi. Il dinamismo tedesco si spiega con l’affacciarsi sulla scena politica berlinese di forze nuove (i Verdi) e con il ritorno dei liberali, tradizionalmente atlantisti. Ancora di più, però, pesano considerazioni di ordine economico. Gli analisti strategici di Berlino sono infatti consapevoli che il mercato americano per l’export tedesco è quello più profittevole e sicuro, considerando tanto la futura instabilità della Cina quanto quella endemica della Russia, entrambe esacerbate dalla guerra in Ucraina. Pertanto la Germania ha rapidamente maturato un interesse primario a divenire il terminale europeo di un’alleanza sistemica con l’America. C’è dell’altro: Berlino sta portando tutta la UE verso posizioni allineate con l’America.

Alla vigilia del viaggio di Joe Biden in Europa della scorsa settimana, è stato il ministro delle finanze di Berlino, il liberale Lindner, a proporre di rimettere in campo il TTIP (l’acronimo della Transatlantic Trade and Investment Partnership). La piattaforma scelta da Lindner per lanciare la proposta è lo Handelsblatt, principale quotidiano economico e vera e propria cassa di risonanza delle élite economiche tedesche, con un’intervista a tutto campo. È interessante che Lindner abbia deciso di affidarsi ‘essotericamente’ ai media anziché ‘esotericamente’ ai canali istituzionali. Nella scelta si scorge innanzitutto la volontà di osservare la risposta americana. Berlino sa infatti bene che Biden deve fare i conti con le elezioni di mid-term e con forti resistenze sia da parte repubblicana sia dall’ala sinistra dei democratici. In ogni caso Lindner non sembra avere in mente la risuscitazione del TTIP tale e quale, ma qualcosa di diverso. Ecco perché.

L’accordo euro-atlantico di libero scambio, a cui a lungo aveva lavorato Barack Obama durante la sua presidenza, era abortito durante la permanenza di Donald Trump alla Casa Bianca. Il TTIP obamiano era imperniato su una più ampia strategia di creazione di un mercato integrato amerocentrico (Tpp per l’Asia e Ttip per l’Atlantico) che escludesse e condizionasse, dominando gli accessi, Cina e Russia. Trump mise fine a questo tentativo, e confermò così la trasformazione degli Stati Uniti da impero a regno.

Quello che Berlino oggi sembra proporre a Washington è la possibilità per quest’ultima di tornare impero, senza tuttavia prevedere la esclusiva centralità degli USA. Come dire: se impero ha da essere, il nucleo economico deve essere un condominio euro-atlantico, con Berlino capofila della componente europea. Inoltre il TTIP pensato da Obama era eccessivamente complesso e abbracciava ambiti molto più ampi dei soli scambi. Il TTIP pensato dalla Germania post-Merkel si limiterebbe al commercio e sarebbe, quantomeno in partenza, più scarno ed essenziale, ma proprio per questo più facile da mettere in pista.

È inoltre interessante notare che in alcuni casi la convergenza USA-Germania comporta la sconfessione dell’asse ‘carolingio’, cioè dell’intesa a due tra Francia e Germania che ha caratterizzato i lunghi anni al potere di Angela Merkel. L’esempio forse più plateale delle ultime settimane è la scelta da parte di Berlino di dotarsi di F-35 americani, ipotecando lo sviluppo di un ‘super-caccia’ franco-tedesco.

Ai francesi, costernati per il voltafaccia di Berlino, ha risposto manco a dirlo un titolo a caratteri cubitali dello Handelsblatt: ‘le amicizie finiscono con i maxi-contratti militari’. Un modo come un altro per sottolineare che, nel comparto difesa, tra tedeschi e francesi non sono solo rose e fiori, e che la prima opzione per la Germania che si riarma sono gli americani. Con buona pace di Macron, che fino a pochi mesi fa insisteva a dare per morta la NATO, e con un altrettanto deciso segnale rivolto a Roma.

Gli italiani, infatti, dando per scontata la prosecuzione con altri mezzi e sotto nuove forme del merkelismo in Germania, si erano allineati con l’Eliseo, come testimonia il Trattato del Quirinale appena firmato tra Italia e Francia. La buona notizia è che, per una volta, l’Italia ha la figura giusta al posto giusto per non farsi trovare spiazzata: Mario Draghi, che conosce come pochi altri le élite americane e quelle tedesche, ed è da queste rispettato.

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