skip to Main Content

Orban

Perché Ungheria e Polonia bloccano il Bilancio europeo

Polonia e Ungheria hanno posto il veto bloccando al Consiglio anche l'accordo raggiunto sul Bilancio Ue 2021-2027. Fatti, numeri, reazioni degli Stati e il commento dell'analista Liturri

Tensioni continue in Europa, ecco tutti i dettagli.

ACCORDO BLOCCATO

Gli ambasciatori di Polonia e Ungheria hanno posto il veto bloccando al Consiglio anche l’accordo raggiunto sul Bilancio Ue 2021-2027 da 1.080 miliardi a cui si aggiunge il Next Generation Eu da 750 miliardi.

LA POSIZIONE DI UNGHERIA E POLONIA

Il premier ungherese Viktor Orban e quello polacco Mateusz Morawiecki hanno infatti ordinato ai propri ambasciatori presso la Ue, impegnati in una decisiva riunione per far proseguire i negoziati, di bloccare tutto il pacchetto in discussione, preannunciando così il veto formale da esprimersi in sede di Consiglio.

IL COMMENTO DI LITURRI

Ha commentato stamattina sul quotidiano La Verità l’analista Giuseppe Liturri: “Ora la questione si fa terribilmente complessa perché tutte queste norme viaggiano insieme in unico treno a quattro vagoni: c’è il regolamento sullo Stato di diritto che può viaggiare verso la decisione del Consiglio a maggioranza qualificata, nonostante il voto contrario di Polonia ed Ungheria; c’è il bilancio pluriennale su cui c’è stato un accordo in linea di principio nel trilogo e che deve ora tradursi in atti legislativi da adottarsi da parte del Consiglio all’unanimità, su cui però c’è l’annuncio del veto; richiede l’unanimità anche la procedura speciale per le Risorse proprie, con l’Europarlamento che dà solo parere non vincolante; infine, c’è il regolamento sul NextGeneration UE con il suo carico di 750 miliardi, che è un vagone al traino dei precedenti, da approvarsi a maggioranza qualificata”.

CHE COSA HA DETTO LA PRESIDENZA TEDESCA

Secondo quanto scrive su Twitter il portavoce della presidenza di turno tedesca, Sebastian Fischer, “i due Stati membri hanno espresso la loro opposizione rispetto ad un elemento del pacchetto, (la condizionalità sullo stato di diritto, ndr) ma non sulla sostanza dell’accordo sul Bilancio”.

LE PAROLE DEL POPOLARE WEBER

“Lo stato di diritto non riguarda un paese in particolare, né riguarda l’est o l’ovest. È neutro e si applica a tutti. Se si rispetta lo Stato di diritto non c’è nulla da temere. Negare all’intera Europa i finanziamenti per la crisi nella peggiore crisi da decenni è irresponsabile”, ha scritto su Twitter il presidente del gruppo del Ppe al Parlamento europeo, Manfred Weber, che ha criticato il veto dei governi polacco e ungherese contro il bilancio Ue nella riunione odierna degli ambasciatori dell’Ue.

“Se Viktor Orban e Jarosław Kaczynski vogliono interrompere l’uso di questi fondi per tutti, allora dovranno spiegarlo ai milioni di lavoratori e imprenditori, ai sindaci e agli studenti, ai ricercatori e agli agricoltori che contano sul sostegno di questi. fondi”, ha sottolineato Weber.

LA POSIZIONE DELL’ITALIA

“Il potere di veto è obsoleto per l’Ue e dannoso per chi lo esercita. O l’Europa unita si comporta da superpotenza di diritti e valori, o i singoli Stati perderanno nella competizione globale. Sosteniamo la mediazione tedesca, su NextGenerationEu e QFP non si può perdere tempo”, ha scritto in un tweet il ministro per gli Affari europei Enzo Amendola (Pd)

LA VOCE DELL’UNGHERIA

Il portavoce del governo ungherese Zoltan Kovacs che ha scritto su Twitter: “Non possiamo sostenere il piano nella sua forma attuale, che lega i criteri dello Stato di diritto alla decisione sul bilancio. Va contro le conclusioni del Consiglio Europeo di luglio“. Ha poi aggiunto: “il veto ungherese porterà ad una crisi? La responsabilità di tale situazione è di chi l’ha causata nonostante conoscesse bene la linea espressa nel mandato che il Parlamento ungherese aveva conferito al premier Orban”.

L’ANALISI DI LITURRI

Ha commentato l’analista Giuseppe Liturri sul quotidiano La Verità: “Quello di ieri è stato un incidente annunciato da settimane. Quando c’è stato da discutere del MFF e della decisione sulle Risorse Proprie, da adottarsi all’unanimità e poi sottoporre alla ratifica dei parlamenti nazionali, Polonia ed Ungheria hanno espresso fondamentali riserve che hanno impedito di proseguire.  Quel regolamento, impropriamente spacciato come tutela per lo Stato di diritto, è una vera e propria arma di ricatto buona a tutto, come ci hanno riferito alcuni autorevoli giuristi che abbiamo interpellato sul tema. Non c’è alcuna connessione tra la difesa degli interessi finanziari dalla Ue e la tutela dello Stato di diritto: si può avere un perfetto sistema di separazione dei poteri o il più indipendente ed imparziale sistema di controllo-accertamento giurisdizionale sugli atti dell’autorità di governo e tuttavia registrarsi casi di frode, o uso irregolare dei fondi UE. La tutela dei principi dello Stato di diritto è la massima espressione della sovranità interna ad uno Stato e non deve certo arrivare un soggetto sovranazionale ad ergersi a giudice degli altri Stati, colpendoli come popoli, con quella che, in diritto internazionale, si chiama con un solo nome: rappresaglia, cioè sospendere o negare i fondi del bilancio. Come se non bastasse, l’ordinamento europeo contiene già una procedura per chi non rispetta i valori fondanti della UE, scolpiti nell’articolo 2 del TEU, ed è la procedura stabilita dal successivo articolo 7, con la quale il Consiglio, a maggioranza qualificata, può arrivare anche a sospendere il diritto di voto del Paese trasgressore”.

Back To Top