Venerdì scorso, con un post su Truth Social, Trump ha annunciato che nessun rappresentante del governo statunitense – né lui, né il vicepresidente JD Vance, né alcun altro ministro o funzionario Usa – parteciperà al vertice del G20 in programma a Johannesburg il 22 e 23 novembre.
Il motivo addotto dal presidente sono le presunte “gravi violazioni dei diritti umani” contro la minoranza bianca afrikaner, tra accuse di omicidi sistematici di agricoltori, di aggressioni e di confische illegali di terre e fattorie.
Pretoria ha reagito definendo la decisione “rammarichevole” e le accuse “prive di fondamento”, ribadendo la propria capacità di ospitare un summit di successo e sottolineando come il paese, con il suo passato di apartheid, sia invece un modello di riconciliazione.
Al centro del contendere c’è la Expropriation Act, la legge varata a gennaio dal governo Ramaphosa che permette l’esproprio di terreni per interesse pubblico per correggere le disuguaglianze ereditate dall’apartheid. Trump l’ha bollata come una “confisca razziale”.
Intanto, l’amministrazione Usa ha già messo in atto misure concrete: ha ridotto il tetto annuale dei rifugiati a 7.500 unità – minimo storico – destinando la quasi totalità dei posti proprio agli afrikaner.
Non è la prima volta che i due paesi si scontrano su questo tema: da boicottaggi di incontri ministeriali a incontri bilaterali tesi, come quello di maggio alla Casa Bianca, in cui Trump ha accusato Ramaphosa di sovrintendere a un “genocidio” dei bianchi.
Sullo sfondo, anche la causa sudafricana contro Israele per genocidio a Gaza, che ha molto irritato Washington.
Le parole di Trump
Venerdì scorso, su Truth Social, Trump ha lanciato un attacco frontale al Sudafrica, definendo “una totale vergogna” la scelta di ospitare il G20 nel paese africano.
“Gli afrikaner – discendenti da coloni olandesi, francesi e tedeschi – vengono uccisi e massacrati, e le loro terre e fattorie vengono confiscate illegalmente”, ha scritto il presidente, come riporta Reuters.
Trump ha poi aggiunto: “Nessun funzionario del governo Usa parteciperà finché queste violazioni dei diritti umani continueranno. Non vedo l’ora di ospitare il G20 del 2026 a Miami, in Florida!”.
Non si tratta di una posizione improvvisa. Già mercoledì, durante un discorso a Miami, Trump aveva espresso la sua contrarietà all’evento, suggerendo che il Sudafrica dovesse addirittura essere espulso dal gruppo delle venti maggiori economie mondiali.
“Il Sudafrica non dovrebbe nemmeno far parte dei G20, per quello che sta succedendo lì è una cosa terribile”, ha dichiarato il capo della Casa Bianca citato dal Guardian.
Ma era settembre quando Trump aveva annunciato di non partecipare personalmente all’evento, lasciando il compito al vicepresidente JD Vance. Ora però, precisa una fonte menzionata da Politico, nemmeno Vance viaggerà a Johannesburg. “Il vicepresidente non si recherà in Sudafrica per il G20 e non ha piani di viaggi internazionali a breve termine”.
All’inizio dell’anno, il segretario di Stato Marco Rubio aveva boicottato un incontro dei ministri degli Esteri del G20 in Sudafrica, motivando la sua assenza con l’agenda focalizzata su “diversità, inclusione ed sforzi sul clima”. “In altre parole: DEI e cambiamenti climatici”, ha ironizzato Rubio su X a febbraio, come scrive Politico.
Precedenti attriti
Il presidente Cyril Ramaphosa ha già affrontato Trump su questo terreno in passato.
A maggio, durante un incontro tra i due leader alla Casa Bianca, Ramaphosa ha smentito le tesi di “genocidio” contro gli afrikaner rivoltegli dal presidente Usa, puntando il dito su tre ospiti bianchi presenti – i golfisti Ernie Els e Retief Goosen, e il miliardario Johann Rupert – e dicendo: “Se ci fosse un genocidio degli agricoltori afrikaner, posso scommettere che questi tre signori non sarebbero qui”, come racconta Al Jazeera.
Più di recente, rispondendo alle domande di Trump, Ramaphosa ha replicato: “Mi hanno detto, dove sta succedendo questo, signor Presidente? Vorrei saperlo, perché io non l’ho mai visto”, riferisce Politico.
Le repliche da Pretoria
Il governo sudafricano non ha tardato a rispondere all’annuncio di Trump di venerdì scorso, definendolo “rammarichevole” e ribadendo il rifiuto categorico delle accuse di persecuzione razziale.
Il ministero degli Esteri di Pretoria ha preso atto del post su Truth Social, sottolineando che “l’affermazione secondo cui questa comunità subisce persecuzioni non è supportata da fatti”, come riporta Reuters.
Il portavoce del governo ha precisato che il passato di disuguaglianze razziali del Sudafrica lo rende “unicamente posizionato per promuovere all’interno del G20 un futuro di solidarietà genuina”, e ha espresso fiducia nel successo del summit.
Le discriminazioni contro la minoranza bianca
Al cuore delle polemiche c’è la condizione della minoranza bianca in Sudafrica, in particolare degli afrikaner, che rappresentano circa l’8% della popolazione in un paese a maggioranza nera.
Trump e i suoi sostenitori denunciano un’ondata di violenze e discriminazioni, con omicidi di agricoltori bianchi e confische forzate di terreni.
Ma le autorità sudafricane e osservatori indipendenti contestano questa narrazione: non esiste un “genocidio” sistematico, e i crimini rurali colpiscono tutte le comunità.
Addirittura gli afrikaner – eredi del sistema dell’apartheid – godrebbero ancora, sostiene il Guardian, di standard di vita superiori alla media nazionale.
Il punto di frizione principale è l’Expropriation Act, varato a gennaio dal governo di Ramaphosa per correggere le disparità ereditate dall’apartheid, quando tre quarti delle terre private erano in mani bianche.
Secondo Al Jazeera questa legge facilita l’esproprio statale per interesse pubblico, permettendo in casi eccezionali – come terreni abbandonati – di procedere senza compenso, anche se Ramaphosa insiste che si tratta di un quadro per una “redistribuzione equa” e non di confische arbitrarie.
Trump ha reagito con veemenza al varo del provvedimento: “Il Sudafrica sta confiscando terre e trattando certe classi di persone MOLTO MALE. Gli Stati Uniti non lo tollereranno, agiremo”, ha tuonato.
Come riportato ancora da Al Jazeera, storici come Saul Dubow dell’Università di Cambridge hanno liquidato queste affermazioni come “fantasie trumpiane senza merito”, suggerendo che le vere irritazioni di Washington riguardino anche la causa sudafricana contro Israele per genocidio a Gaza.
Priorità ai rifugiati bianchi
L’amministrazione Trump ha tradotto le sue critiche in azioni concrete, modificando la politica sull’asilo per dare priorità ai sudafricani bianchi.
A ottobre, la Casa Bianca ha annunciato di diminuire il tetto annuale dei rifugiati a soli 7.500 – il minimo storico – destinando la maggior parte dei posti agli afrikaner in virtù dell’Executive Order 14204 e ad altre “vittime di discriminazioni illegali o ingiuste nelle loro patrie”, come indicato in una nota ufficiale citata da Al Jazeera.
Questa mossa segue l’arrivo a maggio di 59 afrikaner come rifugiati, descritti da Washington come in fuga da discriminazioni razziali e violenze.







