Skip to content

autonomia

Perché Schlein gongola sull’autonomia differenziata

Il referendum contro le autonomie differenziate, e contro il governo Meloni, sale sulla mongolfiera. I Graffi di Damato

C’è vita dunque a sinistra, si sono detti da quelle parti all’annuncio delle 500 mila firme, tra fisiche e digitali, raccolte in soli dieci giorni dai promotori del referendum abrogativo della legge sull’attuazione delle autonomie differenziate regionali, introdotte paradossalmente dalla stessa sinistra nel 2001 nella Costituzione. Quando si pensava di potere sottrarre così la Lega di Umberto Bossi alla tentazione di tornare nel centrodestra di Silvio Berlusconi. Cosa che invece avvenne regolarmente.

Certo, per vincere il referendum e sperare di vedere traballare il governo di Giorgia Meloni, specie ora che anche Matteo Renzi ci conta, occorre che ad andare alle urne e a votare contro la legge “spaccaItalia”, come l’hanno chiamata le opposizioni, vadano a milioni, e non a centinaia di migliaia, come per firmare la richiesta della verifica. Ma da cosa, debbono aver detto gli ottimisti di quelle parti, può nascere cosa, invertendo il corso dei referendum falliti per mancanza del cosiddetto quorum di partecipazione.

Alla Repubblica, quella di carta, hanno addirittura smontato la prima pagina per mettere la notizia delle 500 mila firme sopra quella dell’eliminazione in Iran del capo di Hamas, “centrato” da Israele, come ha titolato con soddisfazione in Italia La Ragione di Davide Giacalone. Che deve essere ragionevolmente convinto, appunto, che il terrorista -ripeto- “centrato” abbia sulla propria coscienza, se davvero ne aveva una, un bel po’, se non tutte quelle decine di migliaia di palestinesi morti a Gaza perché sotto le loro case, le loro scuole, i loro ospedali capi e militanti di Hamas avevano sistemato e tuttora detengono i missili da lanciare contro Israele.

Con linguaggio quasi epico in questa torrida estate Stefano Cappellini, sempre su Repubblica, ha così raccontato le gesta dei raccoglitori di firme per il referendum salito sulla mongolfiera delle opposizioni: “Niente ha potuto l’ombrellone, l’anticiclone, il solleone. Sono centinaia di migliaia in pochissimi giorni le italiane e gli italiani corsi a sottoscrivere la proposta referendaria per l’abrogazione dell’Autonomia differenziata” e -augurabilmente per loro – di un governo che, fra gli altri torti, se non il principale, ha quello di essere stato mandato a Palazzo Chigi dagli elettori nel centenario della marcia fascista su Roma. Per cui una “ducia”, come Carlo Rossella chiama la premier in carica, è potuta succedere al duce 77 anni dopo la sua bocciatura nel Gran Consiglio del 25 luglio 1943 e la rimozione finalmente disposta dal Re, dopo avergliene permesse francamente troppe. E pagandone poi, giustamente, anche lui gli effetti con l’abdicazione nella inutile speranza di salvare la Monarchia dal referendum del 1946.

Torna su