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Fontana Scuola

Perché mi sono stufata di body shaming e body positivity

Leviamoci questa nebbia dal cervello, o stiamo rinunciando a tutte le sfumature di colori che in Italia, in Europa, vecchia e stanca culla di storia e cultura, siamo sempre stati abituati ad avere

Sinceramente: rivendico talmente la mia libertà di pensiero e di espressione, e la loro eventuale scomodità, che voglio poter dire che grasso è brutto, e anche che nero è brutto, e anche che bionda è scema, e anche che grosso è meglio. Voglio dirlo quanto mi pare, e senza ricevere insulti per questo.

E’ chiaro?

Lo riscrivo: grasso è brutto, bionda è scema, nero è brutto, grosso è meglio.

E se voglio, lo riscrivo ancora.

Leviamoci questa nebbia dal cervello, o stiamo rinunciando a tutte le sfumature di colori che in Italia, in Europa, vecchia e stanca culla di storia e cultura, siamo sempre stati abituati ad avere.

Invece sembra che ultimamente ci rinunciamo, supini verso oltreoceano, e importiamo modelli e pensieri in bianco e nero.

E si parla di body shaming, e si parla di body positivity. E va bene la star Lizzo che posa nuda – ma anche cavoli suoi; e va bene l’imitazione low profile de’ noantri con Vanessa Incontrada, cavoli suoi ancora.

Ma non venitemi a dire che non posso esprimere un giudizio senza rischiare di offendere qualcuno, e quindi essere a mia volta offesa perché oso pensarla diversamente. Se proprio devo rinunciare alla pudicizia – che concetto old, forse da cattolici conservatori, sicuramente da secoli andati – lo faccio in nome della bellezza. E va bene che – come ha insegnato la campagna di Gucci con la modella brutta Armine (il cognome non lo ricordo e comunque era per me e forse anche per voi impronunciabile) – la bellezza ognuno se la sceglie, ma proprio perché ognuno se la sceglie, non mi rompete se me la scelgo canonica, banale, mainstream.

Posso dire che a Lizzo nuda preferisco Lizzo che canta? Posso dire che a Vanessa Incontrada nuda preferisco Naomi Campbell nuda? Posso dire che per me il nudo o è bello – secondo la mia concezione estetica – o meglio che non sia?  Questo è body shaming? Questo è anti body positivity?

Facciamo nostre, proni, visioni mai grigie, mai profonde, che attecchiscono in un nanosecondo. Nei fantastici Usa, fantastici per tanti motivi ma non per queste etichette, o sei Dem o sei Rep; o sei pro life o sei pro aborto; o adori Lizzo nera e nuda o sei una schifosissima body shamer.

Ci possiamo scrollare di dosso il politically correct a tutti i costi? Abbiamo avuto la Dc, qui, il centrismo, una volta con uno, una volta con gli altri. Abbiamo avuto il pentapartito. Siamo più corali, siamo più attenti alle sfumature, e sicuramente le abbiamo rispettate di più.

Da madre, da donna non più giovane, posso dire che preferivo il mio corpo quando aveva vent’anni, invece che 45? Da esteta, posso dire che capisco eccome questa fissazione delle ragazzine per il pelo fuori posto, per l’omologazione da shorts sotto la chiappa e ombelico di fuori, e non mi pare così diversa dalla moda dei paninari con Charro e Timberland? Datemi un Instagram, e vi rovino il mondo. Se non vietiamo Instagram sotto i 15 anni, o sotto i 20 anni, non stupiamoci che le ragazze passino i pomeriggi a farsi selfie. Non fareste lo stesso? Stupiamoci invece del perché noi grandi non possiamo più dire che a Vanessa Incontrada, in copertina, avremmo tanto preferito Kate Moss.

Mi sto omologando? O sto uscendo dal ridicolo? Fate voi. A me nuda, grassa e vecchia, da qualche parte, non mi vedrete proprio mai.

 

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