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Perché Merz punterà su un Consiglio di sicurezza nazionale

Progetto cardine di Merz nella politica di sicurezza: la creazione di un Consiglio di sicurezza nazionale, un organo centrale in grado di reagire con rapidità alle sfide alla sicurezza di politica interna ed estera, superando la frammentazione di competenze tra i vari ministeri. Tutti i dettagli

È in rampa di lancio uno dei progetti che Friedrich Merz aveva promesso in campagna elettorale per rafforzare la sicurezza tedesca. Era il gennaio di quest’anno quando il futuro cancelliere, invitato alla Fondazione Körber, aveva rilanciato l’idea di una riforma strutturale della politica di sicurezza tedesca, proponendo la creazione di un Consiglio di sicurezza nazionale. Erano settimane segnate da uno stillicidio di piccoli attentati quotidiani – auto sulla folla, accoltellamenti – episodi che continuano a segnare la quotidianità in Germania.

Ma che si tratti di singoli atti criminali causati da persone mentalmente instabili, o ispirati a forme di terrorismo politico, atti di sabotaggio esterni o forme di guerra ibrida, emergenze sanitarie come la pandemia o gestione di missioni militari all’estero, la reazione delle autorità di sicurezza tedesca risulta troppo spesso inefficace. Secondo Merz, è ormai indispensabile un organo centrale capace di reagire con rapidità ed efficacia alle sfide di politica interna ed estera, superando l’attuale frammentazione tra i vari ministeri competenti.

COMPOSIZIONE E CRITICHE

Secondo quanto trapela da indiscrezioni di stampa, il Consiglio – che dovrebbe essere varato dal gabinetto di governo in questa settimana, forse già mercoledì 27 agosto – dovrebbe essere composto da rappresentanti della Cancelleria federale, dei ministeri delle Finanze, degli Affari esteri, della Difesa, dell’Interno, della Giustizia, dell’Economia, dello Sviluppo e del Digitale, nonché dal capo della Cancelleria federale. Altri membri del governo saranno coinvolti solo se necessario.

La composizione ristretta a personale politico ha già sollevato critiche da parte di associazioni, come quella bavarese dei trasportatori e della logistica (LBS), che lamenta l’assenza di esperti. Bisognerà attendere i dettagli per capire davvero come funzionerà il nuovo organismo, dal momento che ancora fino a qualche settimana fa i dettagli operativi erano avvolti in una nuvola di mistero. Tuttavia Sabine Lehmann, amministratrice delegata della LBS, rileva che la struttura, così come trapela dalle indiscrezioni, “non è adeguata ai compiti effettivi di un tale organo e chiede un coinvolgimento permanente di competenze economiche”: “Concentrarsi esclusivamente sulla valutazione politica di eventi urgenti non è sufficiente, la sicurezza è uno stato permanente e l’approvvigionamento strutturato è una componente centrale di un’architettura di sicurezza funzionante”.

Altri criticano l’assenza di competenza climatiche, in uno scenario in cui a crisi climatica è considerata dalle autorità una minaccia acuta per la sicurezza della Germania.

UN SISTEMA DISARTICOLATO E LENTO

Il progetto del Consiglio di sicurezza nazionale ha trovato terreno fertile tra gli esperti del settore, che da anni sollecitavano una revisione delle strutture decisionali in ambito di sicurezza, risalenti in larga parte agli anni Sessanta. Il telegiornale della tv pubblica ARD sottolinea come l’attuale assetto istituzionale tedesco in materia di sicurezza venga da più parti considerato obsoleto e inefficace. In un servizio sul tema, ARD dà voce a diversi esperti. Philipp Rotmann, analista del Global Public Policy Institute di Berlino, sottolinea come la Germania abbia tollerato troppo a lungo una coesistenza parallela e spesso conflittuale tra i ministeri competenti, con duplicazioni di compiti, sovrapposizioni di responsabilità e una visione frammentata delle situazioni. Le conseguenze, osserva Rotmann, possono rivelarsi gravi, come dimostrato qualche anno fa dal disordinato ritiro delle truppe tedesche dall’Afghanistan.

Anche Sarah Brockmeier-Large, direttrice dell’ufficio berlinese del Peace Research Institute di Francoforte, denuncia un sistema reattivo piuttosto che strategico. Che si tratti della gestione della pandemia o del sostegno all’Ucraina, la politica tedesca appare costantemente in ritardo, costretta a rincorrere gli eventi senza strumenti coordinati e strutture operative capaci di anticipare le crisi.

Un Consiglio di sicurezza nazionale che si riunisca regolarmente e accentri le informazioni rilevanti dovrebbe, in teoria, rappresentare una svolta. Tuttavia, affinché questa innovazione sia efficace, dovrebbe essere accompagnata da un’autentica volontà politica e da risorse adeguate. Merz garantisce che adesso questo presupposto sarà pienamente garantito.

LA LUNGA GESTIONE DI UN PROGETTO CONDIVISO

La gestione di questo progetto è stata lunga. Nel contratto di coalizione, sia l’Unione che l’Spd avevano espresso apertura verso l’evoluzione dell’attuale Consiglio federale di sicurezza in un vero e proprio Consiglio di sicurezza nazionale. Tuttavia, a lungo ci si è incagliati su dettagli operativi e questioni cruciali, come la distribuzione delle competenze, il grado di autonomia decisionale e i poteri effettivi del nuovo organo.

Il Consiglio, secondo le anticipazioni, dovrebbe avere sede presso la Cancelleria federale. Finora il governo ha scelto una linea di riservatezza, anche per contenere le resistenze di quei ministeri che temono un ridimensionamento delle proprie prerogative.

LE ATTESE DEGLI ESPERTI

Gli esperti che da anni si occupano del tema sicurezza suggerivano che, accanto ai ministri degli Interni, della Difesa e degli Esteri, venissero coinvolti i servizi segreti e i rappresentanti dei Länder, soprattutto per la gestione delle questioni di sicurezza interna.

Un altro aspetto ritenuto cruciale è la presenza di un consulente per la sicurezza nazionale, figura incaricata di fungere da collegamento tra il mondo politico, quello burocratico e gli esperti esterni. Secondo la politologa Christina Moritz, che da oltre due decenni si occupa di questo tema, tale ruolo dovrebbe essere affidato a una personalità indipendente, autorevole e competente, capace di muoversi al di sopra delle logiche di partito o di ministero. Tra i nomi circolati finora figura quello di Peter Neumann, esperto di terrorismo e apprezzato saggista, che ha recentemente pubblicato una proposta concreta per l’istituzione di un Consiglio di sicurezza nazionale in Germania. Si vedrà quante delle proposte che in questi mesi dall’esterno sono arrivate ai politici coinvolti nella creazione del nuovo organo sono state accolte.

È tuttavia opinione condivisa che un simile organismo rischia di rimanere inefficace se non integrato da una struttura tecnica stabile, un Centro nazionale dotato di personale dedicato alla raccolta, analisi e sintesi delle informazioni provenienti dai vari dicasteri. Brockmeier-Large suggeriva che parte del personale potesse provenire direttamente dai ministeri degli Esteri e della Difesa, in modo da garantire continuità operativa e competenza tematica.

La riuscita del progetto che vede la luce questa settimana dipenderà soprattutto dalla capacità del governo di investire risorse, assegnare priorità e introdurre le riforme strutturali necessarie. Un Consiglio di sicurezza nazionale efficace potrebbe non solo rafforzare la capacità di risposta della Germania alle crisi, ma anche rappresentare un modello di governance strategica più agile e moderna.

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