Dalla Cina, dov’è in missione ufficiale, la premier Giorgia Meloni ha disposto la diffusione di una lettera scritta alla confermata presidente della Commissione Europea, che chiama amichevolmente Ursula, per dolersi pubblicamente delle “distorsioni a uso politico” fatte “per la prima volta” della relazione annuale che dal 2020 la stessa Commissione pubblica sullo stato di diritto dell’Unione. Le cui “raccomandazioni finali nei confronti dell’Italia non si discostano particolarmente da quelle degli anni precedenti”. Eppure quest’anno a leggerle “qualcuno -ha scritto la premier- si è spinto perfino a sostenere che in Italia sarebbe a rischio lo stato di diritto” e “la libertà di informazione in particolare nella Rai”.
Ma “l’attuale Governo e la maggioranza che lo sostiene – ha precisato la presidente del Consiglio – non si sono ancora avvalsi della normativa vigente per il rinnovo dei vertici aziendali” radiotelevisivi. “Gli attuali componenti del Consiglio d’Amministrazione della Rai – ha continuato la Meloni – sono stati nominati nella scorsa legislatura da una maggioranza di cui Fratelli d’Italia”, cioè il partito da lei guidato, “non era parte”, per cui “non si comprende come si possa imputare a questo Governo una presunta ingerenza politica nella governance della Rai.
L’aspetto curioso, intrigante e quant’altro di questa lettera della premier italiana contenente elementi incontrovertibili di verità sta nella destinazione. E’ stato ed è solo uno sfogo amichevole della Meloni con “Ursula” – “uscendo dall’angolo” in cui si è sentita, ha titolato La Stampa – per “le distorsioni ad uso politico” del rapporto della Commissione uscente, sempre presieduta dalla von der Leyen, o la confezione stessa di quel rapporto, prestatasi ad una lettura così negativa per il governo che lei guida, con la regolare fiducia del Parlamento, dal 2022? Ecco, è questa la domanda inevitabile non solo per un giornalista o per un politico ma per chiunque legga la missiva fatta diffondere dalla premier, avvertendone in qualche modo l’urgenza. O facendola avvertire, poco importa se a torto o a ragione in quel clima sempre liquido, o gassoso, in cui vive e si sviluppa quello che chiamiamo confronto politico.
Sarebbe interessante a questo punto sapere se la destinataria della lettera, in vacanza ma alle prese con la formazione della nuova Commissione di Bruxelles, risponderà e in che modo all’amica. Che attende peraltro di sapere da lei, per quanto non votata a Strasburgo dalla destra italiana, quali deleghe, cioè competenze, saranno destinate all’Italia nella nuova Commissione considerandone il ruolo di Paese fondatore dell’Unione, le dimensioni e le condizioni di stabilità non comuni dopo le elezioni europee e nazionali dei quasi due ultimi mesi.