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Perché lo lor non si lamenta per il calo degli utili (ma dà un po’ la colpa all’Italia giallo-verde…)

Che cosa emerge a sorpresa dal bilancio 2018 dello Ior, l'Istituto delle Opere di religione del Vaticano. L'approfondimento di Andrea Mainardi

La ghigliottina della crisi mondiale e pure l’incertezza politica italiana ha tagliato a metà gli utili della banca del Papa.

C’è tanto altro ma anche questo nelle oltre 140 pagine del bilancio dello Ior, l’Istituto delle Opere di religione del Vaticano, pubblicato ieri.

Se nel 2017 si staccavano utili per 31,9 milioni (erano 36 nel 2016), nel 2018 si è “precipitati” a 17,5 milioni. Denaro completamente messo nella disponibilità del Santo Padre per le attività che riterrà opportune.

LE RAGIONI DEI CONTI FIACCHI? LA GUERRA USA-CINA E ELEZIONI IN ITALIA

Le ragioni del calo? Ha pesato soprattuto il basso rendimento delle obbligazioni. È la turbolenza dei mercati, si analizza. Una fase di incertezza che nella sua relazione, il direttore generale dell’Istituto ascrive a diversi fattori. Gianfranco Mammì così li riassume: “Primo fra tutti la guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina. Il continuo dibattito tra le due amministrazioni ha di fatto generato grandi preoccupazioni sulla sostenibilità della crescita economica cinese penalizzando in particolare i settori e i paesi con una notevole esposizione in Asia”.

Non manca un riferimento all’altra sponda del Tevere: “Il risultato delle elezioni politiche italiane di marzo, con la lunga negoziazione tra i partiti per la formazione di un esecutivo ha notevolmente aumentato il rischio politico italiano. Le tensioni tra Roma e Bruxelles si sono acuite e la minaccia di avviare una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia ha provocato un aumento deciso degli spread dei titoli di stato italiani”.

Infine, tra i numerosi altri, un richiamo alla Brexit, “con le difficoltà nel trovare un accordo che doveva essere approvato da tutte le forze in gioco (che) ha contribuito sostanzialmente ad aumentare il senso di instabilità”.

UNA BANCA PIÙ POVERA PER I POVERI?

“Forse si rimarrà un po’ sorpresi dal confronto tra gli utili degli anni precedenti e l’utile di quest’anno. Io penso però che ci sia anche un aspetto positivo” che “serva a ricordarci la secondarietà dell’istituto e a tenerlo al suo posto”. Questo il commento di monsignor Battista Ricca, prelato dello Ior: “Troppi soldi rischiano di farci perdere il bene dell’intelletto e credere di essere quasi onnipotenti. Quest’anno – sottolinea – non corriamo questo rischio”.

Il direttore di Casa Santa Marta, l’uomo del Papa al Torrione di Niccolò V, quello che riferisce direttamente al Santo Padre di quanto accade nella banca di Pietro, incalza: lo Ior è uno “strumento utile ma secondario all’attività della Santa Sede. Se si dimenticasse questa subalternità e si pensasse che l’Istituto possa operare seguendo completamente logiche di mercato, non solo si tradirebbe la sua vocazione ma si diventerebbe ridicoli”.

CLIENTI STABILI E SECONDO STATUTO

Stando alle cifre e alle comunicazioni ufficiali, l’operazione pulizia dei conti ha dato il suo frutto. Stabilizzando però i clienti che per statuto devono essere personalità fisiche o giuridiche legate alla Santa Sede o alla Chiesa. In particolare, nel 2018 l’Istituto ha servito 14.953 clienti rappresentativi di 5 miliardi di euro di risorse finanziarie (5,3 miliardi nel 2017), di cui 3,2 miliardi relativi a risparmio gestito e in custodia

. I Paesi raggiunti sono stati 112. In generale, bisogna tener conto della composizione del portafoglio dello Ior, nel quale le obbligazioni costituivano l’investimento più significativo, con 2,1 miliardi di Euro, e al 31 dicembre 2018 rappresentavano il 97,8% dei titoli detenuti, mentre le azioni ne rappresentavano l’1,2% e i fondi di investimento gestiti da terzi l’1,0%.

IN CALO I COSTI

È anche proseguito il processo di ottimizzazione dei costi, ridotti a 16 milioni di euro (18,7 milioni nel 2017). Al 31 dicembre 2018 il patrimonio, al netto della distribuzione degli utili, è stato pari a 637 milioni di euro.

OK DI DELOITTE

Il bilancio è stato sottoposto a revisione contabile da Deloitte & Touche. Giudizio favorevole. Nell’ambito della revisione contabile la società di revisione indipendente ricorda di avere esercitato il giudizio anche identificando e valutando “i rischi di errori significativi nel bilancio di esercizio, dovuti a frodi o a comportamenti o eventi non intenzionali”.

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