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Perché l’Italia di Conte 2 è un vero protettorato franco-tedesco. L’analisi di Pilati

La Lega s’è trovata scoperta su due fronti essenziali: non ha costruito finora una sponda estera (Usa) stabile e sicura; non ha visto per tempo la convergenza dei nemici, dichiarati (quelli europei) e celati (Cina). L'analisi di Antonio Pilati

La stravagante formazione del nuovo governo (quando mai uno stesso premier è passato, senza soluzione di continuità, dalla guida di un esecutivo con forte segno di destra a quella di uno basato sui voti del principale partito di sinistra?), svela almeno quattro fatti importanti sull’Italia e la sua politica.

Primo fatto. L’Italia oggi è un protettorato, non tanto europeo (come si dice spesso alludendo all’integrazione Ue) quanto più prosaicamente franco-tedesco. Lucia Annunziata, che ha chiarito bene le manovre sull’Italia nate all’estero (a partire dall’affaire Metropol, probabile fotocopia nella genesi dell’affaire Strache), parla di “riconoscimento” internazionale della guida di Conte. In realtà la scelta dell’avvocato, che spiega la fine del suo primo governo con un discorso da “assemblea di condominio” (copyright Marco Benedetto), è un cogente e diretto dono da fuori: regia Macron, sostegno Merkel (un po’ a denti stretti), moral suasion vaticana, plauso cinese. Ma uno Stato che cede la decisione sul suo vertice politico è uno Stato sotto tutela. Quante imprese italiane finiranno tra un po’ in mani francesi?

Secondo fatto. Il M5S è giunto alla terza reincarnazione politica: prima giovani ribelli e visionari tecnologici (modello Casaleggio senior), poi collettori di voti assistenziali stile Lauro, ora stampella delle élite (dai gilet gialli all’ex Alde di Macron?). L’insostenibile leggerezza del potere.

Terzo fatto. Il Pd ha perso, umiliandosi, la sua ragione politica. Persino Calenda lo vede. Per 14 mesi ha detto che Conte e il M5S mandavano in rovina l’Italia con un governo razzista e fascista: nessuno dei due ha fatto un cenno di autocritica e ora il Pd, rimangiandosi delibere ufficiali, li sceglie come guida e alleati. Chi domani potrà credergli?

Quarto fatto. La Lega s’è trovata scoperta su due fronti essenziali: non ha costruito finora una sponda estera (Usa) stabile e sicura; non ha visto per tempo la convergenza dei nemici, dichiarati (quelli europei) e celati (Cina).

L’Italia, Stato formato tardi e male, nonché potenza incerta ma sempre debole, non è mai sfuggita ai vincoli pressanti del sistema internazionale. Ciò oggi è vero più che mai: senza una visione chiara dei rapporti di forza in cui siamo inseriti e senza una strategia delle alleanze, anche un poderoso accumulo di voti rimane senza efficacia politica.

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