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londra

Perché le elezioni ai vertici del sindacato Unite mettono ansia ai Laburisti nel Regno Unito

L'articolo di Daniele Meloni

 

Sarà una corsa a tappe che durerà tutta l’estate e, solo a fine agosto, sapremo chi sarà il sostituto di Len McCluskey alla guida di Unite, il secondo sindacato (Trade Union) britannico con 1,4 milioni di iscritti e il primo affiliato al partito Laburista. Si tratta di un’elezione importante, non solo per i membri di Unite – che variano dal big business delle multinazionali delle auto e del farmaco alle Sme, le piccole e medie imprese britanniche – ma anche per il leader del Labour, Sir Keir Starmer, attaccato in passato dal corbyniano McCluskey e sotto tiro anche all’interno del suo stesso partito dopo i deludenti risultati alle amministrative dello scorso 6 maggio.

Anche l’aspetto finanziario non va sottovaluto. Anzi. Unite contribuisce con 1,3 milioni di sterline annualmente al bilancio del Labour Party, ma sono le donazioni a fare la differenza: prima delle elezioni del 2019 ben 3 milioni di sterline sono andate nelle casse del Labour per finanziare la (sfortunata) campagna elettorale. E proprio sulla questione dei contributi al partito che si sta incentrando la campagna dei 4 candidati alla guida della Union. Howard Beckett, assistente di McCluskey dal 2015 con delega ai rapporti politici e al legale, corre per sostituire il suo vecchio boss e ha messo già in chiaro che il flusso di denaro che da Unite va al partito Laburista potrebbe interrompersi in caso di sua elezione a segretario generale contestualmente al mantenimento delle stesse politiche centriste da parte di Starmer. Beckett propone un aumento del Fondo per gli Scioperi da 40 a 50 milioni di sterline e una piattaforma in cui l’ “industrial action” che aveva dato lustro ai sindacati negli anni ’70 – determinandone però poi anche la sconfitta nei confronti di Margaret Thatcher nel decennio successivo – riacquisti una nuova centralità. Il problema per Beckett è l’intemperanza verbale. Dopo avere definito “disgustosa” la politica sui migranti del Ministro dell’Interno Patel, chiedendo che fosse lei a “essere deportata” al posto degli immigrati irregolari, il Labour lo ha sospeso dall’elenco degli iscritti. Una sua vittoria sarebbe un brutto colpo per Starmer.

Il favorito della corsa è però il pragmatico Steve Turner, ex autista di bus e anch’egli assistente del segretario generale. Turner si definisce “pragmatico”, vuole avere un posto al tavolo delle trattative con qualsiasi governo e ha dimostrato di saper collaborare con i Tories nella stesura del furlough, il programma di congedo lavorativo istituito durante la pandemia. L’anno scorso ha ricevuto il sostegno di Unite Left, il gruppo di sinistra all’interno del sindacato, ma Beckett ha contestato il risultato finale della votazione.

Correranno anche Gerard Coyne, ex quadro del sindacato nelle West Midlands, centrista e sconfitto da McCluskey nel 2017 e Sharon Graham, il cui obiettivo è di staccare il movimento dalle lotte interne al Labour e dedicarsi “più agli iscritti che non alla politica”.

Per ottenere un posto sulla scheda dei votanti i candidati devono essere nominate entro il 7 giugno: serve l’appoggio di almeno il 5% delle ramificazioni territoriali del partito. Tra il 5 luglio e il 23 agosto gli iscritti faranno la loro scelta via posta. L’esito della contesa sarà annunciato il 26 agosto prossimo.

 

 

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