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Perché le Big Tech tifano Biden? Report Axios

Che cosa scrive Axios sulle sintonie fra Big Tech e Biden

 

La Silicon Valley, patria delle aziende tecnologiche americane, rimane una delle fonti più affidabili dei Democratici per le donazioni in denaro e una eventuale presidenza Biden potrebbe risultare più stabile in termini di rapporti rispetto a quanto accaduto con l’attuale inquilino della Casa Bianca Donald Trump. Ma potrebbe esserci anche un altro lato della medaglia da considerare: quell’ala dei democratici che non vedono l’ora di regolamentare le grandi piattaforme tecnologiche e che difficilmente l’eventuale vittoria di Biden riuscirà a frenare e l’improbabile ritorno ai rapporti che si avevano con la Casa Bianca nel periodo di Barack Obama.

COLMARE IL DIVARIO DIGITALE

Secondo quanto riferisce Kyle Daly di Axios, che ha scavato a fondo tra i Democratici che conoscono la campagna di Biden e il lavoro fatto sul programma tecnologico dal candidato presidenziale, qualsiasi iniziativa nel settore sarà ammantata, innanzitutto, come risposta alla crisi. Gli sforzi dell’amministrazione Biden dovrebbero essere diretti a “invertire le devastazioni dell’epidemia di coronavirus” attraverso il tentativo di “colmare il ‘divario digitale’ tra gli americani connessi e coloro che non possono permettersi o comunque accedere a Internet ad alta velocità”.

Ciò comporterà, probabilmente, una serie di sforzi per aumentare i finanziamenti per i sussidi alla banda larga, ripristinare le regole di neutralità della rete dell’era Obama e consentire alle città e alle cooperative rurali di sostenere le reti pubbliche a banda larga – tutte priorità delineate in un’agenda “unitaria” di Biden e del principale rivale Bernie Sanders il mese scorso.

NON ASPETTATEVI UN’AGENDA TECNOLOGICA AGGRESSIVA.

Diverse persone che hanno parlato con Axios hanno descritto la presenza di un gruppo di veterani della politica tecnologica dell’amministrazione Obama che consigliano la campagna Biden.

“Il gruppo non comprende né super critici tecnologici né grandi difensori della Silicon Valley. Ci sono poche indicazioni del fatto che i membri del gruppo siano pronti a lanciare una vasta piattaforma tecnologica, come Hillary Clinton aveva fatto nel giugno 2016”.

E anche questo aspetto è strategico secondo quanto si legge su Axios: la politica tecnologica di oggi, infatti, è irta di polemiche politiche sulla privacy e sui pregiudizi, su disinformazione, censura, questioni antitrust e altro ancora. I democratici vedono poche ragioni perché Biden si addentri in questi temi durante una campagna costruita per battere Trump.

LA DISINFORMAZIONE

Arrabbiato dalla proliferazione di disinformazione su Facebook, Biden ha già detto di voler porre fine all’immunità dalle responsabilità delle piattaforme online per il materiale che i loro utenti pubblicano. “Gli osservatori sono divisi sulla serietà della proposta e sul fatto che sia ancora una priorità – evidenzia Axios -. Mentre c’è un interesse bipartisan a riesaminare la questione, cambiare la legge richiede un atto del Congresso. Tuttavia, la segnalazione di Biden ha evidenziato la volontà di andare a fondo sulla tecnologia, e i Democratici mainstream sono già lì. Proprio la settimana scorsa, i Democratici hanno scagionato i leader di Facebook, Google, Amazon e Apple in un’udienza antitrust”.

UNA PERSONA DA TENERE D’OCCHIO: MIGNON CLYBURN

Mignon Clyburn è un veterano dell’amministrazione Obama è l’unica donna di colore a dirigere la Commissione federale delle comunicazioni, durante un periodo di circa sei mesi come presidente in carica nel 2013. “Gli osservatori dicono che potrebbe ottenere un lavoro nell’amministrazione Biden ed è favorita per diventare la presidente della FCC, a meno che non rifiuti”.

Secondo Kyle Daly di Axios il punto fondamentale è però rappresentato dal fatto che in caso di vittoria di Biden l’industria tecnologica potrebbe “probabilmente tirare un sospiro di sollievo nei suoi primi 100 giorni. Non ci saranno tempeste di tweet a tarda notte da affrontare. Impiegati e leader politici saranno più felici su questioni come l’immigrazione e i diritti LGBTQ. Ma l’industria dovrà comunque affrontare un’amministrazione modellata da un’istituzione democratica sempre più ostile nei loro confronti”, ha concluso Daly.

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