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Papeete beach e la consueta caccia ai Satana politici

Il post di Paola Sacchi, già inviata di politica a L'Unità e a Panorama

 

Ora sono di mira i giorni del “Papeete beach”, ma una volta erano di mira altri luoghi estivi, come abitati per certa sinistra e certi big media sempre dal “Satana” avversario politico di turno, secondo uno schema di attacco a “stessa spiaggia, stesso mare”, purché sia quello degli avversari. Il “Papeete beach”, diventato una sorta di “Papeetegate”, è come la metafora epilogo di un disco incantato dello stesso schema di sempre.

Ora si prendono di mira quelle che Francesco Damato, notista politico ed ex direttore, prezioso testimone di Prima, Seconda e magari Terza, e chi più ne ha più ne metta (ma a Costituzione invariata resta sempre la stessa) Repubblica, definisce “salvinate”. “Stucchevoli”, ha scritto Damato per StartMag quanto “stucchevoli” sono le polemiche che sui giorni del Papeete hanno fatto certa sinistra e alcuni big media.

Il ministro dell’Interno, vicepremier e leader leghista, capo del primo partito in Italia, stando ai risultati delle Europee, e ai successivi sondaggi, lo si può contestare, e ci mancherebbe, in base al fisiologico ruolo dell’opposizione in quanto tale, sulla politica. Politica, appunto. Ma sui giorni del “Papeete beach”, forse è un po’ troppo. Così come sembra un po’ troppo che ora lo si accusi praticamente di profanare Sabaudia, la spiaggia di Moravia e di Pasolini. E però per certa sinistra, certi big media all’infinito sembra sempre valere lo stesso schema, contro “stessa spiaggia, stesso mare” degli “avversari” politici di turno.

Cambiano le epoche, cambia la politica con i suoi protagonisti, nessuno vuole e può paragonare personaggi diversissimi tra loro come Craxi, Berlusconi e Salvini. Ma resta il fatto che solo per loro è finora valsa certa “demonizzazione” per i giorni nei loro luoghi di vacanza.

Una volta nel mirino era Hammamet, quando Craxi ancora potente veniva attaccato per aver regalato ai suoi ospiti braccialetti, non proprio il massimo del lusso, con tutto rispetto per i bei prodotti degli artigiani locali, acquistati alla Medina, e le immagini di una sua nuotata in mare con l’allora imprenditore Silvio Berlusconi furono pubblicate e ripubblicate come lo “scandalo” estivo per eccellenza. Poi, con Craxi esiliato nella stessa Hammamet, in quella che era la casa delle sue vacanze, fu la volta dei cosiddetti “rubinetti d’oro” fantasma nella villetta costruita, nella sterpaglia, sulla collina che chiamavano in Tunisia, con non voluta tragica allusione alla sorte dello statista socialista, “dei serpenti e degli sciacalli”, nel senso letterale.

E poi ancora ci furono le estati di Silvio Berlusconi, presidente del Consiglio, in Costa Smeralda, lo “scandalo” delle bandane e quant’altro. Piovono, in tutto questo, tweet di immagini di Aldo Moro che negli anni ’60 andava in spiaggia in giacca e cravatta. Onore allo statista Moro. Uno dei più grandi. Ma non è giusto forse neppure per lui essere sempre tirato in ballo così. In paragoni inappropriati tra epoche, storie, personaggi, appunto, diversissimi. E però in luoghi di vacanze in certe epoche, davanti a piatti imbanditi di pesce, furono fatti anche “ribaltoni” che cambiarono la geografia politica del Paese.

La politica si faceva ovunque, fin da allora. Forse da sempre. Niente da demonizzare. Ma perché per alcuni, invece, si demonizza e per altri vale sempre la regola che, come diceva Indro Montanelli, “il tempo indora tutto”? Con tutte, ovviamente, le profonde differenze del caso tra protagonisti ed epoche politiche.

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