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Norvegia

Perché la Norvegia vuole tagliare i legami con l’Ue

Il Partito di centro della Norvegia vuole un nuovo accordo più flessibile con l'Ue, e la sua energica ricerca di un reset ha rimesso al centro del dibattito politico i rapporti futuri con Bruxelles

Si avvicinano le elezioni in Norvegia – nel 2021 – e montano le proteste degli euroscettici sempre più decisi a recidere qualsiasi legame con l’Unione europea. Sebbene la Norvegia non sia membro dell’Ue tout court, ha con essa il rapporto più stretto di qualsiasi altro paese non membro. Nel 1994 ha raggiunto un accordo che le consente da un lato di beneficiare del mercato unico e dall’altro di dover sottostare a una serie di regole e pagare miliardi di euro per poter proseguire il rapporto speciale con Buxelles.

IL PARTITO DI CENTRO VUOLE RIVEDERE I RAPPORTI CON L’UE

A distanza di poco meno di 30 anni però, il Partito di Centro, il partito in cima ai sondaggi in questo momento nel paese nordico, è anche il più ostile all’Unione Europea: ha conquistato gli elettori proprio con la promessa di mettere più distanza politica tra sé e Bruxelles.

Come ricorda Politico.eu “il Partito di centro vuole un nuovo accordo più flessibile, e la sua energica ricerca di un reset ha rimesso al centro del dibattito politico i rapporti futuri con Bruxelles”.

LA NORVEGIA SI AGGIUNGE AL REGNO UNITO E AI CASI DEI PAESI SCANDINAVI E DELL’ISLANDA

Sigbjørn Gjelsvik, legislatore del Partito di Centro e portavoce delle relazioni con l’Ue ha parlato della necessità di ricercare “alternative” e del “pessimo accordo” che intercorre con l’Ue. Il segnale è preoccupante perché la Norvegia andrebbe ad aggiungersi al Regno Unito che a fine anno lascerà definitivamente l’Unione europea. E non solo. “La Scozia trama l’indipendenza e un potenziale ritorno. In Scandinavia, Svezia e Danimarca continentale rimangono membri dell’Ue, ma continuano a schivare l’unione monetaria. Dieci anni fa, l’Islanda ha chiesto l’adesione all’Ue e poi ha cambiato idea”, ricorda Politico.eu.

L’INSODDISFAZIONE PER LE REGOLE UE SPINGE IN NORVEGESI LONTANO DA BRUXELLES

L’accordo della Norvegia – l’Accordo sullo Spazio Economico Europeo – ha permesso al Paese di mantenere un maggiore controllo su parti chiave della sua economia, in particolare sulle sue zone di pesca, ma lo ha costretto a seguire grandi parti della politica dell’Ue su cui, in quanto non membro, non ha voce in capitolo.

“È l’insoddisfazione per questa continua evoluzione – le nuove regole dell’Ue vengono trasmesse anche ad Oslo – che il Partito di Centro sta sfruttando per esternalizzare il controllo politico”, ha scritto Politico.eu che cita la posizione del primo ministro britannico Boris Johnson per concludere come il partito di Centro norvegese cerca un accordo commerciale con l’Unione europea simile a quello che ha con il Canada.

“Ma se cerca un tale accordo, la Norvegia probabilmente incontrerà a Bruxelles la stessa resistenza che ha incontrato Johnson – scrive ancora Politico.eu -. I leader Ue ritengono che se uno Stato vuole accedere al mercato interno deve allinearsi politicamente con Bruxelles e l’Unione europea ha dimostrato di essere disposta a rischiare un risultato senza compromessi piuttosto che un compromesso su questa idea fondamentale”.

SI PUNTA A TAGLIARE LA SOVVENZIONE ALL’UE

Nel caso norvegese potrebbe non arrivare mai a tanto. La maggioranza dei parlamentari norvegesi si oppone ancora a una negoziazione dell’accordo con il mercato unico europeo e probabilmente lo farà anche dopo le elezioni del prossimo settembre, dicono gli analisti.

“Tuttavia, anche se il Partito di Centro non riesce a ottenere il sostegno per una completa rinegoziazione dell’accordo, potrebbe comunque causare problemi all’Unione Europea: sta facendo pressioni per tagliare l’importo che la Norvegia paga in sovvenzioni a Bruxelles circa 2,7 miliardi di euro nel periodo 2014-2021”, osserva Politico.eu.
I negoziati per il periodo dal 2022 inizieranno probabilmente più avanti nel corso del prossimo anno

IL 70% DELL’EXPORT NORVEGESE È DIRETTO PROPRIO VERSO LA UE

In un dibattito alla radio pubblica in settimana il primo ministro di centro-destra Erna Solberg ha bollato come avventata la posizione del leader del Partito di centro Trygve Slagsvold Vedum sull’Ue, dato che circa il 70 per cento delle esportazioni norvegesi di gas e non-oil sono dirette proprio verso l’Ue. Come altri sostenitori dell’accordo con l’Europa, ha chiarito che lo squilibrio di potere che esso comporta è giustificato dall’accesso all’enorme mercato Ue.

I SONDAGGI

“Gli elettori non sono spaventati – almeno per ora. Il partito di centro secondo i sondaggi Kantar ha registrato il 22,1 per cento. Gli alleati del Partito di centro, il Partito laburista, hanno registrato il 20,4 per cento, mentre i conservatori di Solberg sono al 20,2 per cento”, evidenzia ancora Politico.eu.

LE ALTRE POLITICHE DEL PARTITO DI CENTRO

L’euroscetticismo non è tutto quello che il Partito di centro offre. Le sue politiche per la Norvegia rurale, in particolare, hanno colpito gli elettori. La critica riguarda l’intenzione del governo di fondere le regioni per creare unità amministrative più grandi, una mossa che a loro dire sottrae potere politico ai legislatori locali che conoscono le loro aree.

“Per certi versi, la difesa del decentramento all’interno della Norvegia da parte del Partito di centro è un’estensione della sua visione della politica internazionale: il potere dovrebbe essere riportato ad Oslo da Bruxelles e trasferito da Oslo alle regioni”, osserva Politico.eu.

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