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Spagna Salario Minimo

Perché in Spagna sui rider c’è subbuglio

Il decreto legge del governo spagnolo, le reazioni delle aziende del settore e le proteste di una parte degli addetti. Che cosa succede in Spagna sui rider

 

In Spagna i rider diventano dipendenti ma non tutti gli addetti del settore sono concordi. Ecco tutti i dettagli.

Che cosa ha deciso il governo spagnolo sui rider

Il governo spagnolo ha approvato un decreto-legge che stabilisce che i lavoratori che consegnano cibo a domicilio non sono liberi professionisti ma dipendenti delle aziende per cui lavorano. Ad annunciarlo è stata la ministra la vicepremier e ministra del Lavoro Yolanda Díaz nel corso di una conferenza stampa. La norma entrerà in vigore una volta pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale e le aziende avranno tre mesi per adattarvisi.

La genesi della norma

Nello scorso marzo la ministra Diaz e le parti sociali avevano già raggiunto un accordo e all’epoca la vicepremier aveva sottolineato che la Spagna sarebbe stato il primo paese a legiferare su questo tema. L’11 marzo il governo aveva annunciato un accordo tra il ministero del Lavoro e dell’Economia sociale, le organizzazioni sindacali Ccoo e Ugt e le organizzazioni imprenditoriali Ceoe e Cepyme che stabilisce come devono essere classificati i lavoratori delle platform work del settore delivery. L’accordo si è trasformato in un decreto legge costituito da un solo articolo diviso in due sezioni. I legislatori spagnoli non hanno scelto di creare una fattispecie apposita ma di inserire i rider nell’ambito di applicazione dello Statuto dei lavoratori. In questo modo anch’essi avranno accesso a un salario minimo, ferie e permessi retribuiti, trattamento di fine rapporto, diritti di sciopero, riposo e accesso agli assegni di disoccupazione.

Dal Tribunale al Parlamento 

Numerose sentenze erano andate in questa direzione ed era apparso chiaro che il governo era chiamato a trasformare le decisioni dei tribunali in una norma che tutelasse questa modalità di lavoro precario, senza costringere i lavoratori a lunghe battaglie giudiziali. “Migliaia di lavoratori goderanno di tutti i diritti che hanno i lavoratori nell’ambito di relazioni retribuite – aveva detto la ministra del lavoro -, verranno loro versati i contributi e avranno tutta la catena di protezioni sociali che oggi non hanno, per esempio se hanno un incidente sul lavoro”. La norma predisposta dal ministero del Lavoro recepisce una sentenza della Corte suprema spagnola, che aveva riconosciuto come il rapporto di lavoro tra un rider e una piattaforma del settore del food delivery. Le motivazioni della Corte si riferivano alla presenza di specifiche condizioni dell’attività dei rider analoghe a quelle previste per il lavoro dipendente: costante controllo (algoritmo, geolocalizzazione), valutazione del risultato determinante effetti nelle modalità di accesso alla distribuzione, facoltà di penalizzare o sanzionare i rider se inadempienti alle regole definite dal piano organizzativo, definizione di determinate cause di risoluzione del contratto, modalità di gestione dei pagamenti e di definizione delle tariffe esclusivamente gestite dalla piattaforma, univoca centralità del macchinario algoritmico nella realizzazione del processo produttivo, considerato fondamentale infrastruttura della produzione.

Il nodo dell’algoritmo 

Il decreto approvato stabilisce anche che gli impiegati di qualsiasi azienda, quindi non solo del settore del delivery, avranno diritto a conoscere il funzionamento di algoritmi che abbiano un impatto sul loro lavoro, per esempio per quanto riguarda orari o turni. Oltre all’implementazione di questi cambiamenti, Díaz ha annunciato la creazione di un comitato di esperti che consiglierà il governo e studierà “il corretto uso dell’intelligenza artificiale e degli algoritmi nei rapporti di lavoro”. “Tutte le società commerciali oggi fanno uso dell’intelligenza artificiale in un modo o nell’altro – ha detto la ministra Diaz – ed è fondamentale essere coraggiosi e governare la transizione tecnologica senza paura”.

I rider che dicono “no”

Non tutti i rider sono soddisfatti del decreto-legge che obbligherà le piattaforme digitali ad assumerli come lavoratori dipendenti. Come riportato dall’Ansa si sono tenute manifestazioni in diverse città della Spagna. Centinaia di rider contrari sono scesi in piazza perché all’assunzione, preferiscono essere considerati lavoratori autonomi. Gli organizzatori delle proteste calcolano che hanno partecipato fra 3.000 e 4.000 persone. Le associazioni contrarie alla nuova normativa sostengono di non esser state interpellate dal governo nella fase di stesura dell’accordo con le parti sociali sulle nuove condizioni lavorative e chiedono al Parlamento di non convalidarlo. In piazza c’è anche chi considera l’accordo “troppo poco”.

La reazione delle aziende 

L’associazione delle piattaforme di servizi on-demand (APS) che comprende Deliveroo, Stuart, Glovo e Uber Eats ha mostrato disappunto. “Ci rammarichiamo per l’approvazione, con mezzi urgenti e senza dibattito parlamentare – si legge nella nota di questa associazione riportata dal quotidiano El Pais – di un decreto che mette a rischio lo sviluppo di un settore che contribuisce con oltre 700 milioni di euro al PIL spagnolo e che è stato preparato senza tener conto dei suoi principali attori: ristoranti, binari e, cosa più sorprendente, gli stessi fattorini”.

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