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Salvini

Perché il Ppe sbianca Calenda

Che cosa significa il viaggio in Italia di Manfred Weber, presidente del Ppe. La nota di Paola Sacchi

 

In una campagna elettorale tutta impostata dal Pd sulla presunta “inaffidabilità”, a cominciare dalla politica estera, degli avversari, sarebbe ora un po’ complicato e riduttivo liquidare il viaggio in Italia di Manfred Weber, presidente del Ppe, come sostegno a quella “destra” (mai chiamata centrodestra) sottoposta a esami continui.

Weber, in una conferenza stampa con il coordinatore di Forza Italia Antonio Tajani, che del Ppe è vicepresidente, non solo ha fatto un endorsement al ruolo di FI, quale centro europeista e atlantista, ma implicitamente ha riconosciuto la garanzia che da questo punto di vista rappresentano anche FdI e Lega. Pur non riferendosi direttamente agli alleati di Silvio Berlusconi, con il quale è previsto un incontro oggi, il presidente e capogruppo del Ppe a Strasburgo ha affermato che per lui costituisce una “garanzia” quello che è scritto nel programma unitario del centrodestra.

La visita di Weber, che oggi vede anche i leader centristi di Udc, Lorenzo Cesa, Antonio De Poli e di “Noi moderati”, Maurizio Lupi, toglie oggettivamente spazio alla campagna del “terzo polo”. Il cui obiettivo è sottrarre a Forza Italia quegli elettori cosiddetti “moderati” che sarebbero spaventati da Giorgia Meloni o da Matteo Salvini e comunque da una coalizione che ora i sondaggi fotografano a trazione FdI. E, di fronte a scenari mediatici secondo i quali il Ppe punterebbe in Italia a sostituire nell’alleanza di centrodestra Salvini con Carlo Calenda, Tajani, ex presidente del Parlamento Europeo, con accanto il numero uno del Ppe, taglia corto: “Intanto, il ‘terzo polo’ sarà quarto polo e Forza Italia non cambierà alleanze”.

Insomma, per FI, data da alcuni sondaggi a doppia cifra, con circa il 10 per cento,  niente maggioranza “Ursula“. La formula che, puntando alla non vittoria o alla durata “di 6 mesi” al governo del centrodestra, vorrebbe Carlo Calenda per un Draghi bis. Anche se non si sa come questa ipotesi in Italia si concilierebbe poi con l’alleanza pure con quei Cinque Stelle avversati dallo stesso Calenda e da Matteo Renzi.

La politica estera, insieme con l’emergenza energia, torna al centro della campagna elettorale. La presidente della commissione Esteri del Senato, Stefania Craxi, ricandidata da FI in Sicilia e in Lombardia, accusa “la sinistra, alla continua ricerca di un Papa straniero per coprire il vuoto di elaborazione programmatica e identitaria, di usare l’emergenza energetica a fini elettorali, indebolendo l’immagine dell’Italia”. Al centro dello scontro sulle misure contro il rialzo stratosferico delle bollette la proposta di Salvini su uno scostamento di bilancio e la richiesta di “un decreto urgente, di guerra”.

Enrico Letta, contrario allo scostamento, ribatte: “Chiedono a Draghi misure urgenti, dopo averlo fatto cadere”. Lo scostamento di bilancio non lo prevede Meloni, ma non lo esclude neppure Tajani. Dice il numero due azzurro che sarebbe preferibile non farlo, ma anche che bisognerà valutare il “costo che potrebbe esserci in termini di chiusure di aziende, perdite di posti di lavoro”.

Sull’immigrazione clandestina, Meloni (a favore del blocco navale, mentre Salvini rilancia i suoi decreti sicurezza) spiega che in realtà “tra di noi la differenza può essere solo nelle ricette”. Ma, prosegue Meloni, “la base unitaria sta nel nostro programma, quello di tutto il centrodestra, che propone temi precisi dalla sicurezza all’abbassamento della pressione fiscale”.

Per tornare alla politica estera, Salvini parla con il giornale Israel Hayom, che lo definisce “buon amico di Israele”. Il leader leghista attacca duramente “l’antisemitismo anti-israeliano della sinistra italiana”, spiega che “nell’Italia di oggi non esiste una minaccia fascista”. E conferma la sua promessa di “riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele”. Forti critiche “alle candidature del Pd” da parte di Salvini, che cita anche quelle di Paolo Mieli in un’intervista a Libero, e premette: “Io non mi sento di destra e la Lega non è di destra, parliamo a tutti, è il partito più votato dagli operai. Siamo con l’Occidente e con i Paesi liberi”.

La giornata si chiude a tarda sera con la morte di Mikhail Gorbaciov, l’ultimo presidente sovietico. In Italia tra i primi a ricordarlo Berlusconi, che posta una foto con lui: “Si era illuso che il sistema comunista fosse riformabile dall’interno, ma ha saputo accettare la volontà dei popoli che ha portato al crollo dell’ Urss”. Testimonianze dal Pd e da tutti i partiti. Nota stonata del comunista Marco Rizzo che festeggia. Un segno che il Novecento si è chiuso. O, almeno, dovrebbe essersi chiuso.

 

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