skip to Main Content

Polonia Recovery Plan

Perché il governo in Polonia traballa sul Recovery Plan

Che cosa sta succedendo in Polonia sul Recovery Plan. L'articolo di Gabriele Rosana

 

Le premesse e i toni del dibattito all’interno della coalizione sono piuttosto diversi, ma la sostanza delle cose rimane quella: l’ex esecutivo Conte 2 in Italia potrebbe presto trovarsi in buona compagnia nella poco invidiata categoria dei governi caduti nella predisposizione dei piani nazionali di resilienza e sviluppo (Pnrr), le strategie di spesa dei fondi di Next Generation Eu che devono essere presentate a Bruxelles entro il 30 aprile.

PERCHÉ TRABALLA LA MAGGIORANZA DI DESTRA IN POLONIA SUL RECOVERY PLAN

A traballare sul Recovery Plan è la maggioranza di destra al potere in Polonia: un fronte abbastanza monolitico composto dal PiS (Diritto e Giustizia), che in Europa siede con i Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni nel gruppo dei Conservatori e riformisti (Ecr), e che a Varsavia governa insieme a due partiti minori. Uno dei due, Solidarna Polska (Polonia Unita), non è nuovo a mettere in crisi la coalizione su voti chiave. Con Varsavia che ha appena svelato il suo Piano nazionale di ricostruzione (Kpo), l’alleato si mette di traverso e annuncia guerra sul meccanismo europeo di 672,5 miliardi pensato per finanziare, all’interno del pacchetto Next Generation EU, la ripresa del Vecchio continente e a promuovere priorità chiave come la transizione ecologica.

“Diciamo coerentemente no al debito comune dell’Unione europea, alla federalizzazione dell’Ue e alla creazione di un superstato”, il commento del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Michał Wójcik all’emittente privata TVN24, citato da Politico Europe.

PROSSIMO ALLA CONCLUSIONE IL PROCESSO DI RATIFICA

In queste settimane, tutti i 27 Parlamenti nazionali dell’Ue devono portare a termine il processo di ratifica della decisione sull’aumento delle risorse proprie dell’Unione, passaggio essenziale per consentire alla Commissione di indebitarsi sui mercati finanziari e di cominciare a far fluire la prima liquidità verso gli Stati membri (13% la soglia di pre-finanziamento a cui le capitali avranno accesso in estate, dopo l’approvazione dei piani).

L’OPPOSIZIONE DI SOLIDARNA POLSKA

“Non c’è alcuna possibilità che il nostro partito sostenga” il piano Ue. Se il PiS vuole andare avanti per la sua strada, “non ci sarà spazio per noi nella coalizione”, ha avvertito nei giorni scorsi l’europarlamentare di Solidarna Polska Patryck Jaki (anche lui membro del gruppo Ecr). Next Generation EU “è un cattivo affare per la Polonia”. Varsavia riuscirà a ottenere “i soldi in un modo o nell’altro, ma il debito congiunto contratto dall’Ue significa che la Polonia sarà responsabile dei debiti della Grecia o della Spagna a lungo termine. Un messaggio pericoloso”, le parole di Jaki riportate da Politico.

A RISCHIO L’ESECUTIVO A GUIDA PIS

La maggioranza a guida PiS ha appena tre seggi di scarto in Aula: senza i 19 deputati di Solidarna Polska non passa la mozione e viene inviato un messaggio di sfiducia all’esecutivo, mandando il Paese a possibili elezioni anticipate. Non è la prima volta che l’alleanza di governo in Polonia mostra qualche crepa: già in autunno si era aperta una crisi di governo fra PiS e l’alleato di ultradestra su un disegno di legge animalista che proibiva gli allevamenti da pelliccia, avversato anche allora da Solidarna Polska. Crisi risolta con un rimpasto e l’ingresso al governo di Jarosław Kaczyński, il potente leader del PiS.

Oggi, sul passaggio parlamentare relativo ai fondi Ue, si preannuncia però già un soccorso rosso a sostegno del governo, proveniente perlomeno dai banchi di sinistra. E l’opposizione ne approfitta pure per chiedere voce in capitolo su come verranno spesi i finanziamenti Ue. “Un no della Polonia vorrebbe dire respingere il piano su scala europea”, ha spiegato il leader della sinistra Włodzimierz Czarzasty. “La gente non può essere penalizzata sol perché ha un governo stupido”.

QUANDO LA POLONIA SI OPPONEVA AL RECOVERY PLAN INSIEME ALL’UNGHERIA

Proprio la Polonia, insieme all’Ungheria, aveva ostacolato e rallentato il definitivo via libera al Recovery Plan, a dicembre, a causa del meccanismo che lega l’allocazione dei fondi al rispetto dello stato di diritto, tema sul quale Varsavia e Budapest hanno appena presentato un ricorso alla Corte di giustizia dell’Ue. Una linea di contrarietà ribadita ancora oggi dalla piccola formazione di ultradestra, che di far ricorso al fondo Ue proprio non ne vuole sapere.

LE RISORSE DESTINATE A VARSAVIA

Nell’ambito del dispositivo per la ripresa e la resilienza destinato agli Stati membri, la Polonia dovrebbe ricevere un totale di 58,1 miliardi di euro, di cui 23,9 miliardi di sovvenzioni e 34,2 miliardi di prestiti. Per il premier Mateusz Morawiecki il denaro in arrivo da Bruxelles darebbe al Paese “un vero impulso allo sviluppo”.

Adesso tocca passare il messaggio ai colleghi di Solidarna Polska, separati in casa sotto lo stesso tetto (con qualche perdita d’acqua) della destra polacca.

Back To Top