Mercoledì la Camera bassa dell’Assemblea Nazionale francese ha approvato con 255 voti favorevoli e 146 contrari la sospensione della contestata riforma pensionistica del 2023, che alzava l’età di ritiro dal lavoro da 62 a 64 anni.
Il provvedimento, che resterà ora congelato fino a gennaio 2028, è una vittoria per i socialisti e un duro colpo all’agenda di Macron.
Il premier Sébastien Lecornu ha fatto questa concessione per onorare la promessa fatta ai socialisti e scongiurare una mozione di censura, rimanere in carica e far passare il bilancio 2026.
Il cammino però è ancora in salita: il Senato è pronto a modificare il testo e i costi per lo Stato si annunciano pesanti, in un Paese con un deficit e un debito da record e sotto pressione da parte dell’Ue e degli investitori.
LA MOSSA SALVIFICA DI LECORNU SULLE PENSIONI
Lecornu aveva offerto lo scorso ottobre la sospensione della riforma ai socialisti, gruppo decisivo in un Parlamento senza maggioranza, per garantirsi la loro astensione nel voto di fiducia che ha fatto entrare in carica nei suoi pieni poteri il delfino di Macron.
Come scrive Reuters, la mossa è stata “un’ancora di salvezza” per Lecornu che ha permesso al suo governo di incassare i primi sì sul bilancio.
A differenza del 2023, quando l’esecutivo impose la riforma delle pensioni senza voto scatenando proteste oceaniche, Lecornu ha giurato di non usare scorciatoie costituzionali e di lasciare spazio al dibattito.
Obiettivo: evitare il destino dei suoi due predecessori, caduti proprio su misure impopolari di spesa.
GLI SCATTI DOPO LE ELEZIONI PRESIDENZIALI
Come riporta il Financial Times, l’Assemblea ha dato il via libera a un emendamento che blocca l’età minima di pensionamento a 62 anni e nove mesi fino a gennaio 2028.
In pratica, ogni aumento dell’età pensionabile riprenderà solo dopo le presidenziali del 2027, lasciando ai futuri governi la scelta di cancellare, modificare o rilanciare la riforma.
L’esecutivo ha aggiunto anche pensionamenti anticipati per chi inizia a lavorare presto o in mestieri usuranti – categorie come la polizia o i vigili del fuoco.
CHI HA VOTATO E CHI NON PER LA SOSPENSIONE
Hanno votato a favore socialisti, Verdi e il Rassemblement National di Marine Le Pen, che ha ribadito, citata dal quotidiano della City: “Eravamo contrari (alla riforma) e lo restiamo”.
Come riporta Reuters, esultano i socialisti: “Tre milioni e mezzo di francesi andranno in pensione prima”, ha detto la deputata Melanie Thomin.
Hanno votato no in 146, soprattutto dal gruppo di centro-destra Horizons di Edouard Philippe.
I centristi fedeli a Macron hanno scelto l’astensione per non far cadere il governo. L’ex premier Gabriel Attal lo ha ammesso in aula: “Non è una buona notizia per l’economia”, come riferisce Euronews.
IL COSTO PER LE CASSE DELLO STATO
Il Financial Times, citando il ministero delle Finanze, parla di un costo per le casse dello Stato di 400 milioni di euro nel 2026 e di 1,8 miliardi nel 2027 solo per il blocco dell’età; di altri 200 milioni nel 2026 e di 500 nel 2027 per i nuovi pensionamenti anticipati.
Reuters avverte: queste concessioni “eroderanno fortemente” l’obiettivo dichiarato da Lecornu di tagliare il deficit di 30 miliardi.
Stime aggiornate ancora non ce ne sono, con il bilancio in evoluzione. Intanto il disavanzo 2024 è già al 5,8% del Pil – pari a 168,6 miliardi di euro – il più alto dell’eurozona in un Paese dove si registra già il terzo debito pubblico nell’Ue dopo Grecia e Italia.
LE SFIDE DI LECORNU
Il premier deve ora chiudere il bilancio della sicurezza sociale entro l’anno, gestire il voto al Senato e smaltire centinaia di emendamenti al bilancio generale 2026, con sedute che si protraggono fino a notte fonda, sottolinea Le Monde.
La paralisi politica seguita alla decisione di Macron di indire elezioni anticipate – che hanno lasciato un Parlamento diviso – rende tutto fragile.
Verdi e comunisti sono incerti sul sostegno al governo Lecornu; estremisti di destra e di sinistra premono per nuove elezioni.
Il tutto avviene sotto lo sguardo di investitori e partner Ue, preoccupati per il quinto cambio di premier in due anni. Lecornu deve tenere insieme consenso e rigore nei conti.
Come riassume il Ft, “un totem macronista è caduto” e il futuro delle pensioni sarà al centro della campagna presidenziale del 2027.






