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Il Financial Times sbertuccia Francia e Germania per il doppiopesismo sulla Russia

Il Financial Times mette in luce il pragmatismo di Berlino e Parigi che da un lato sostengono le sanzioni contro Mosca ma dall'altro fanno affari d'oro

 

Dopo cinque anni di sanzioni Ue e Usa verso la Russa, tensioni geopolitiche e accuse di illeciti russi, dall’ingerenza elettorale ai tentativi di assassinio, “alcuni paesi occidentali stanno adottando un mantra” simile a quello dell’ex presidente americano Ronald Reagan “fiducia ma verificare” diventato “sinonimo di relazioni pragmatiche ma non facili tra Mosca e l’Occidente durante la guerra fredda”. Lo scrive il Financial Times sottolineando che malgrado facciano notizia paesi come Ungheria e Italia per la loro vicinanza con Mosca, a fare i maggiori affari con i russi alla fine sono “i due paesi che hanno maggioramene condannato l’occidente: Germania e Francia”.

I TEDESCHI IN GRANDE SPOLVERO

“Le aziende tedesche hanno investito più di 3,3 miliardi di sterline in Russia lo scorso anno, il massimo da un decennio e volumi superiori a quelli registrati prima dell’invasione di Mosca nel 2014 in Crimea, secondo i dati della Camera di Commercio russo-tedesca. Il volume totale degli scambi commerciali tra i paesi è salito dell’8% annuo a 61,9 miliardi di sterline, con una crescita da entrambe le parti”, scrive Ft.

IL CASO DELLA FRANCIA

Una storia simile a quella della Francia: “Il commercio bilaterale con la Russia è aumentato dell’11 per cento, raggiungendo i 17 miliardi di dollari lo scorso anno. Le aziende francesi hanno attualmente circa 20 miliardi di dollari di investimenti in Russia. Questa primavera, un mese prima che il Presidente Vladimir Putin aprisse uno stabilimento Mercedes-Benz vicino a Mosca, la società energetica francese Total ha concluso un accordo per l’acquisto di una quota del 10 per cento in un progetto di 21 miliardi di dollari per il gas artico russo. Possiede già il 20% di un progetto confinante del valore di 28 miliardi di dollari”, si legge su Ft.

IL NORD STREAM E L’IMPEGNO TEDESCO

“I gruppi francesi e tedeschi Engie, Uniper e Wintershall pagano ciascuno 950 milioni di sterline per aiutare Gazprom a costruire il gasdotto Nord Stream 2 tra Russia e Germania, minacciato dalle sanzioni statunitensi. Nessuno di questi investimenti è attualmente in contrasto con la legge. Ma il rafforzamento dei legami commerciali dimostra che Berlino e Parigi hanno adottato un duplice approccio con Mosca: attenersi alle dure linee di condotta nella sfera politica nel tentativo di tenere la Russia sotto controllo e incoraggiare rapporti amichevoli”, scrive Ft.

IL DOPPIO STANDARD

“Tuttavia, alcuni membri della comunità diplomatica – soprattutto quelli dei paesi in cui il commercio con la Russia è crollato a causa delle sanzioni – si lamentano privatamente di quelli che vedono come doppi standard da parte di due dei paesi più potenti d’Europa. Molti sottolineano il contrasto tra imprese francesi come Total, Auchan e Air Liquide che versano denaro al paese e il caso di Philippe Delp, un dirigente francese di private equity che è stato tenuto in carcere a Mosca per più di cinque mesi con l’accusa di essere collegato a un uomo d’affari russo”, si legge su Ft.

ALCUNI STRANI CASI

“Riidiger von Fritsch, che il mese scorso si è dimesso come ambasciatore della Germania a Mosca, ha trascorso il suo incarico chiedendo che le sanzioni rimangano in vigore. Eppure Putin gli ha concesso un incontro personale, un gesto molto raro, raramente esteso ai diplomatici. Ma è innegabile che l’aumento dell’interesse per la Russia da parte delle imprese tedesche e francesi è positivo sia per l’economia in difficoltà del Paese, sia per Putin, che si sofferma continuamente su quanto le imprese europee hanno perso a causa delle sanzioni. ‘Sappiamo che le imprese del Regno Unito vogliono lavorare con noi, stanno lavorando con noi e intendono continuare a farlo. E noi sosteniamo questa intenzione’, ha dichiarato Putin all’FT il mese scorso”. In conclusione, ha evidenziato Ft “per molti, la fiducia è uno stile molto lontano. ‘Si tratta di pragmatismo, non di appeasement’, secondo un funzionario francese”.

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