skip to Main Content

Giuseppe Conte

Perché i referendum sulla giustizia fanno sbroccare Pd e Movimento 5 Stelle

C'è chi pensa che le partite del Quirinale e dei referendum sulla giustizia possano intrecciarsi. Ecco perché. Considerazioni fra storia e cronaca del notista politico Francesco Damato

 

In una Camera pur sfiancata dal Covid e frustrata dal fatto di non aver potuto toccare palla nella partita del bilancio, o manovra finanziaria, tutta giocata in modo peraltro sommerso al Senato, la ragionevolezza vuole che l’ex ministra renziana Maria Elena Boschi, aiutata anche dalla sua avvenenza fisica che le va riconosciuta senza dovere incorrere per questo in chissà quali insulti, abbia frequentazioni, impressioni, sensazioni superiori a quelle di noi poveri giornalisti parlamentari. Che peraltro proveniamo da una lunga astinenza da Transatlantico: lo storico corridoio di Montecitorio solo di recente restituito ai nostri passi più o meno perduti con deputati, senatori di passaggio, ministri, portaborse, portavoce e quant’atro

La Boschi, dicevo, deve averne sentite e avvertite abbastanza per poter dire in una intervista al Messaggero, prima che i giornali si prendessero ben due giorni di assenza natalizia: “So per certo che Letta e Conte hanno bisogno delle elezioni anticipate, così come le vorrebbe la Meloni”. I tre del resto hanno recentemente avuto occasioni di incontrarsi e festeggiarsi a vicenda, sia pure sotto la fastidiosa pioggia che ha bagnato il raduno annuale dei “fratelli d’Italia”. Essi sono peraltro accomunati da disagio o indifferenza verso i referendum sulla giustizia ai quali lodevolmente il governo di Mario Draghi ha deciso di non opporsi nell’esame preventivo della Corte Costituzionale.

“Da sempre maggioranza parlamentare e maggioranza presidenziale sono due aggregazioni diverse, non necessariamente convergenti. Se si va al voto è per Letta, Meloni, Conte”, ha insistito l’ex ministra e fedelissima di Matteo Renzi contestando fra le righe anche le preoccupazioni espresse da Draghi nella sua conferenza stampa di fine anno -quella del “nonno a disposizione delle istituzioni”- sui rischi politici di una spaccatura del largo schieramento emergenziale del governo in occasione dell’elezione del presidente della Repubblica.

Ci soccorre un pò il ricordo dell’elezione di Giovanni Leone al Quirinale alla vigilia di Natale del 1971. La maggioranza di centrosinistra spaccatasi in quel passaggio si portò appresso nella caduta le Camere, sciolte dal nuovo presidente della Repubblica, non perché le elezioni anticipate fossero inevitabili chissà per quale algoritmo ma solo perché la Dc, partito di maggioranza relativa guidato in quel momento da Arnaldo Forlani, ritenne politicamente conveniente il ricorso alle urne per il conseguente rinvio referendum sul divorzio, particolarmente scomodo per lo scudo crociato antidivorzista, ma anche per il Pci divorzista. Come questa volta lo sono i referendum sulla giustizia sia per il Pd e sia per ciò che rimane, sotto la guida del pur avvocato Giuseppe Conte, del Movimento 5 Stelle: lasciatisi entrambi condizionare spesso dai magistrati, salvo rammaricarsi degli infortuni, diciamo così, occorsi anche a qualcuno della loro parte con assoluzioni tardive, a danni irrimediabilmente procurati all’ex imputato.

I magistrati, si sa, soprattutto quelli di prima linea, cresciuti all’ombra delle loro inchieste enfatizzate e pilotate anche nelle fughe di notizie utili ai processi mediatici e sommari, che precedono quelli ordinari nei tribunali, hanno molto, anzi moltissimo da temere dalle prove referendarie promosse da quei rompiscatole di radicali e di leghisti finalmente convertiti al garantismo, dopo avere alimentato il giustizialismo e il manettarismo negli anni -ricordate?- di “Mani pulite”. E’ ancora custodito in un deposito della Camera il cappio sventolato da un deputato della Lega nell’aula, durante un dibattito, e fatto sequestrare dal presidente Giorgio Napolitano.

Sono storie d’altri tempi, dirà qualcuno dalle parti del Carroccio. D’accordo, ma fino ad un certo punto. Comunque è sempre bene conoscerle e ricordarle, persino sotto l’albero di Natale, anche per scrutare e valutare bene ciò che accade. E potrebbe persino ripetersi.

Back To Top