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Occidente

Perché ho attacchi di panico pensando ai miei nipoti, tutti della Generazione Z

Poveri giovani della generazione Z, poco lavoro, malpagato, e pieni di debiti fatti dai boomers extralarge. Il cameo di Riccardo Ruggeri

 

Una quindicina di giorni fa, sulla prima pagina del Corriere del Ticino, un titolo: “Laureati pagati sempre meno”. A seguire, una riflessione di accademici e di politici locali, infine una sintesi del quotidiano a mo’ di domanda “Sforniamo troppi laureati rispetto alle necessità del mercato?”.

Due le mie fortune, come apòta non ho mai preso sul serio i leader al potere dagli anni Novanta in avanti (irrilevante la loro tipologia, sinistra, destra, centro). Se poi hai la fortuna di vivere a lungo, i dati che mettono a confronto le teorie di costoro, che chiamo boomers extralarge, e relativi obiettivi di allora, confermano le loro inadeguatezze con i risultati effettivi di oggi: un disastro.

Stante il modello (CEO capitalism in purezza) si sono succeduti al potere o politici di serie B o tecnocrati di serie A, entrambi, appunto, inadeguati. Per capirlo basta osservare il mix dei G20 delle vacanze romane. Affidare a costoro trilioni di trilioni di debito futuro per gestire la transizione climatica mi pare folle. Infatti, non si sono neppure messi d’accordo sulla data di fine transizione, numero strategico che viene prima di tutto e condiziona qualsiasi processo serio di transizione. Numero che deve essere assolutamente impegnativo e definitivo.

Impeccabile il titolo del Corriere. Malgrado il loro mitico modello scolastico “duale”, giudicato fra i migliori al mondo, il dato a consuntivo è spietato. Nel 2000 chi usciva dall’Università era certo di avere uno stipendio di ingresso al lavoro (valore mediano) di 8.000 franchi. Vent’anni dopo, anziché crescere, come ci si attendeva, è diminuito a 6.800 franchi. Mentre chi usciva dall’apprendistato è passato da 4.600 a 5.300 franchi.

In altri termini, la forchetta salariale fra le due tipologie di lavoro si è dimezzata, appiattendosi, e di molto. Ma neppure questo dato è positivo perché è diminuita la platea degli “apprendisti”, scesa dal 27% all’attuale 22%.

Nel caso del Ticino i frontalieri sono di molto aumentati, perché garantiscono competenza, flessibilità, basso costo. Ma stante il costo della vita si guardano bene dal trasferirsi, per cui il rischio del Cantone è perdere i laureati più bravi, che si trasferiranno in Cantoni con retribuzioni più alte, e avvalersi di frontalieri di alta competenza e alta professionalità, pagati meno del mercato locale, ma che vanno poi a consumare il reddito altrove.

Questo giochino un tempo si chiamava “lotta fra poveri”, perché in termini di costi-benefici complessivi, tutti ci perdono.

Ho la percezione che a noi europei non sia ancora chiara l’evoluzione del lavoro umano nel magico mondo del CEO capitalism che mette al centro del palcoscenico della vita il “consumatore”, con le sue ancelle psico-tecnologiche (app, algoritmi, robot, metaverso). Se a questo aggiungi il calo demografico, la maggior durata della vita, le modifiche radicali all’attuale stile di vita che la transizione climatica comporterà, con previsti drammatici cali di occupazione pregiata (pensiamo solo all’auto, l’industria delle industrie) confesso di avere attacchi di panico pensando ai miei nipoti, tutti della generazione Z.

Sulla carta hanno una sola certezza, saranno quelli che si accolleranno i debiti fatti dai boomers extralarge e soci per le loro seghe mentali, mentre le loro prospettive sono vieppiù fumose. Gli extralarge, fino all’ultimo respiro, pur di continuare a imporre il loro fallimentare modello e banchettare a loro spese, tenteranno di sottrarre loro persino le eredità dei nonni, canticchiando il solito bla bla bla della libertà, del mercato, dell’equità sociale, della ridistribuzione (altrui).

Come mi diceva un consulente americano della Fiat d’antan “Il cliente inetto cambia continuamente gli obiettivi, e intanto io campo”. Prosit!

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