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Landini

Perché dico: bravo Crosetto sulla guerra Russia-Ucraina

Come mai i Paesi occidentali stanno centellinando gli aiuti militari all’Ucraina? Il commento di Giuliano Cazzola che elogia le parole del ministro della Difesa, Guido Crosetto

 

Alla fine la decisione è stata presa. Gli Usa e i più importanti Paesi europei (compresa l’Italia) forniranno all’Ucraina armamenti più sofisticati, in grado – si dice – non solo di reggere l’offensiva di primavera dell’esercito russo, ma addirittura di cambiare le sorti del conflitto a favore del popolo aggredito.

Il fatto nuovo ha riacceso, da noi, le polemiche sull’assistenza militare all’Ucraina, nonostante che a larga maggioranza (inclusi taluni gruppi delle opposizioni) il Parlamento abbia approvato un provvedimento, simile a quello varato dal governo Draghi, che attribuisce una “copertura” formale per tutto il 2023 all’invio degli aiuti, tramite un rapporto riservato con il Copasir.

LO SCONTRO CROSETTO-MEDVEDEV

Il Cremlino ha protestato e minacciato pesanti ritorsioni che hanno dato la stura al variopinto pacifismo di casa nostra, che si è rimesso a denunciare i pericoli di un’escalation e i rischi di una guerra nucleare. Nonostante la solidità (anche fisica) del ministro Guido Crosetto (definito: “Sciocco raro” da Dmitri Medvedev il “traduttor dei traduttor” di Putin) anche all’interno della maggioranza che fino ad ora ha risposto compatta, circolano arie di fronda, che filtrano con gli umori di un’opinione pubblica che, in prevalenza, continua a pensare che la responsabilità della guerra, alla fin dei conti, sia in larga misura degli americani.

IL CASO DEI SONDAGGI

I più recenti e accreditati sondaggi rivelano che, tra i nostri concittadini, vi è una maggioranza (abbastanza risicata, secondo il sondaggio pubblicato da La Stampa) contraria all’invio di armi e al coinvolgimento della Nato nel conflitto che, secondo queste opinioni, dovrebbe concludersi con un armistizio, basato su condizioni di compromesso (ovvero di resa ucraina) la cui accettazione dovrebbe essere imposta a Zelenzky, sempre più individuato come un ex attore, rompiscatole, che si rifiuta di rassegnarsi a consegnare a Putin quel pezzo di Ucraina che il Cremlino, con un referendum farlocco, ha annesso, senza averla nemmeno conquistata sul piano militare.

UCRAINA AGGREDITA

Il povero Zelenzky – sia detto per inciso – viene descritto, a volte, come un burattino degli americani e subito dopo si trasforma, a seconda delle circostanze, in un ricattatore che vuole trascinare la Nato in guerra con la Russia. A me sembra che, se le cose andassero per il verso giusto, la critica da rivolgere agli Stati che hanno promesso nuovi armamenti al governo ucraino dovrebbe essere la seguente: perché non lo avete fatto prima?

IL RUOLO DELL’OCCIDENTE

Se i tank, gli aerei, i sistemi di intercettazione dei missili di nuova generazione possono determinare una svolta nella difesa di un popolo aggredito, non si capiscono i motivi per cui l’assistenza militare sia stata centellinata, costringendo l’esercito ucraino a combattere, a lungo, con mezzi inadeguati. Se l’Occidente – come dicono i portavoce di Putin – ha delle corresponsabilità nella metodica distruzione di quel Paese (un’Ucraina disarmata si sarebbe arresa o sarebbe stata sconfitta subito), queste vanno attribuite non alla consegna di armi, ma alla prudenza con cui si è proceduto (a partire dal rifiuto di una “no fly zone”) all’assistenza militare, in parallelo con la gradualità arabescata delle sanzioni.

LA PROPAGANDA DEL CREMLINO

Tutto ciò è la prova del contrario di quanto sostiene la propaganda del Cremlino: se le istituzioni e i governi occidentali avessero potuto girare al largo del conflitto, non avrebbero perso l’occasione, come fecero nel 2014 con la Crimea. Dico di più: se l’operazione militare avesse avuto successo, deponendo Zelenzky in pochi giorni e sostituendo il suo governo – come ha detto Berlusconi – con delle persone perbene, i governi occidentali si sarebbero limitati a qualche sanzione in più, senza esagerare, dal momento che le sanzioni economiche creano problemi non solo a chi le riceve, ma anche a chi le impone. Poi, di fronte all’eroismo del popolo ucraino e alle impreviste difficoltà dell’invasore russo, le cancellerie occidentali non avrebbero potuto voltarsi dall’altra parte senza perdere la faccia.

IL SOSTEGNO OCCIDENTALE

Ma è significativo che si arrivi dopo un anno dall’invasione a cambiare la qualità delle forniture (ci vorrà ancora del tempo prezioso) dopo aver trascorso mesi a misurare la gittata dei cannoni e dei missili, per evitare che passassero i confini dello Stato aggressore. In sostanza l’Occidente ha dimostrato di gestire il proprio sostegno con eccessiva responsabilità, diversamente da come si è comportato il Cremlino che è intenzionato a piegare il governo ucraino distruggendo le infrastrutture e massacrando la popolazione civile.

GLI ORRORI DI BUCHA

Chi ha seguito nel suo andamento carsico il dibattito in Italia non avrà dimenticato la malafede di quei personaggi squallidi, che dall’alto di un pulpito di presunta autorevolezza, fornivano a Lavrov argomenti per confutare la responsabilità russa dei massacri di Bucha. Ora che si è scoperta la verità, nessuno ha sentito il dovere di chiedere scusa. E chi non ricorda le accuse di nazismo al battaglione Azov, la cui presenza costituiva il pretesto per inquinare l’intera popolazione ucraina. Oggi, dalla parte della Russia, sono in prima linea i mercenari della Wagner (che si vantano dei successi militari di cui i russi non sono all’altezza); ma nessuno trova da ridire, come nessuno si dà cura dei rifornimenti all’esercito di Mosca, provenienti dall’Iran e dalla Corea del Nord.

LE AMBIGUITA’

Ha suscitato scandalo – ben accolto nell’ambiguità dei talk show – il mancato invito dei rappresentanti russi alla cerimonia per la Giornata della memoria ad AUSCHWITZ. In tanti si sono affrettati a ricordare che quel campo di sterminio fu liberato da soldati dell’Armata Rossa e che l’ostracismo di oggi verso i russi appartiene alla logica della cancel culture. Putin non ha esitato ad accusare gli occidentali di sottovalutare l’apporto dell’Urss nella sconfitta del nazismo contro cui la Federazione russa combatte anche adesso in Ucraina. Nessuno potrebbe dimenticare il grande sacrificio umano e materiale che quel Paese e quel popolo hanno fornito nella Seconda guerra mondiale.

CORSI E RICORSI STORICI

Penso, però, che proprio per questi motivi Putin dovrebbe capire lo spirito di resistenza degli ucraini. Le armate di Hitler nel giugno del 1941 attaccarono l’Urss su di un fronte di più di 3mila km, da Leningrado agli Urali. In poche settimane penetrarono nel territorio russo per 1,5mila km. Che cosa avrebbe dovuto fare Stalin? Chiedere un armistizio sulla linea del fronte o – come fece – resistere fino a contrattaccare, grazie alle armi fornite dagli Usa, fino ad arrivare a Berlino?

LE FOLLIE DI PUTIN

Immagino, poi, che Putin sappia che AUSCHWITZ è in Polonia. Consentirà ai polacchi di non aver dimenticato che, nel settembre del 1939, il loro Paese, mentre cercava di difendersi dai tedeschi, venne invaso ad est dall’Armata rossa (in base al patto Ribbentrop – Molotov) e che, nella primavera del 1940, nella foresta di Katyn, sempre in Polonia, vennero giustiziati, dall’Armata Rossa, più di 22mila prigionieri di guerra polacchi. Legati con speciali nodi che bloccavano i polsi e la gola, vennero tutti freddati con un preciso colpo alla nuca e gettati in diverse fosse comuni. La responsabilità dell’eccidio fu data ai nazisti. Per non parlare, poi, del regime totalitario che venne imposto, per decenni, alla Polonia, dall’esercito dei liberatori, tanto che appena è stato possibile, dopo la caduta del Muro di Berlino e dell’Impero sovietico, i governi polacchi si sono precipitati ad aderire alla Nato all’insegna del “hic manebimus optime”.

LA FRASE DI CROSETTO

Io non ho votato per l’attuale governo, ma mi sono sentito onorato di appartenere a questo Paese, quando il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha affermato: “Secondo me la III guerra mondiale inizierebbe nel momento in cui i carri armati russi arrivassero a Kiev e ai confini dell’Unione Europa: chi dice qualcosa di diverso non conosce la realtà. Impedire che questo accada, è l’unico modo per fermare la III guerra mondiale”. Per avere la pace bisogna combattere e vincere la guerra.

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