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Perché critico Zuckerberg che elimina Trump da Facebook. Il commento di Stefano Feltri

"Mentre Zuckerberg cerca facili applausi contro Trump, cambia in modo unilaterale le regole della privacy di WhatsApp, mettendo i dati del servizio di messaggistica a disposizione di Facebook. Esattamente quello che aveva promesso di non fare. Zuckerberg è un pericolo per la democrazia. Ecco perché". L'editoriale di Stefano Feltri, direttore del quotidiano Domani

(Breve estratto dell’editoriale del quotidiano Domani scritto dal direttore Stefano Feltri, qui la versione integrale)

Non si tratta di difendere il diritto alla libertà di espressione di Donald Trump: le sue incitazioni alla violenza e la scelta di non riconoscere l’esito delle elezioni di novembre sono un assalto, non solo metaforico, alla democrazia. E sono molto probabilmente un crimine, che come tale verrà perseguito.

Ma deve preoccuparci che Mark Zuckerberg sia così potente e autonomo da poter silenziare un presidente degli Stati Uniti perché, in sintesi, non gli piace quello che pubblica. Oggi capita a Trump, domani potrebbe essere chiunque altro.

In questi anni Facebook ha stabilito regole opache durante le campagne elettorali, ha anteposto i ricavi a qualunque etica, accettando di pubblicare annunci politici senza limiti e da ogni committente.

Negli ultimi giorni di campagna elettorale 2020, Facebook e Twitter sono arrivati al punto di censurare un’inchiesta del New York Post sul figlio di Joe Biden perché dubitavano delle fonti del tabloid.

La sostanza si è poi rivelata fondata, tanto che l’Fbi sta ora indagando Hunter Biden per i suoi affari con la Cina, ma in ogni caso non spetta agli ingegneri della Silicon Valley dare lezioni di giornalismo.

Le piattaforme digitali, negli Stati Uniti, hanno sempre rivendicato di non essere responsabili dei contenuti che pubblicano grazie a una legge del 1996 che doveva garantire libertà di espressione nel nascente web. Ma invece di essere infrastrutture neutre, come la rete telefonica, abusano del loro potere.

Mentre Zuckerberg cerca facili applausi contro Trump, cambia in modo unilaterale le regole della privacy di WhatsApp, mettendo i dati del servizio di messaggistica a disposizione di Facebook.

Esattamente quello che aveva promesso di non fare quando, nel 2016, aveva chiesto l’autorizzazione alla fusione.

Zuckerberg è un pericolo per la democrazia assai maggiore di Jack Angeli, lo sciamano con le corna che ha assaltato il Congresso, e anche del suo mandante, cioè Trump.

(Breve estratto dell’editoriale del quotidiano Domani scritto dal direttore Stefano Feltri, qui la versione integrale)

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