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Perché contesto il sinistro strabismo su Russia, Ucraina e Nato

Il post di Antonio Satta, giornalista

Vedo che arrivano un sacco di commenti di gente che si proclama di sinistra e che in questo momento attacca più Nato e Usa di Russia e Putin.
Bene, vorrei ricordare che nel secolo breve la Russia sovietica ha invaso militarmente e occupato Polonia (1939, in accordo con Hitler), Estonia, Lettonia e Lituania (1940, sempre grazie alla mano libera concessa da Hitler), Finlandia (1940), Bessarabia e Bucovina settentrionale (1940).
Tralascio, ovviamente, tutte le occupazioni della seconda guerra mondiale, in cui Stalin entrò solo perché da alleato Hitler era diventato nemico e ferocissimo invasore, resta il fatto che in tutti i paesi occupati dall’armata rossa rimase il dominio russo, sancito a Yalta, fino agli anni Novanta.
Appena finita la guerra l’URSS invase le isole Curili, nonostante il Giappone si fosse già arreso (1945). Morto Stalin, le truppe sovietiche invasero l’Ungheria (1956), la Cecoslovacchia (1968), l’Afghanistan (1979). Archiviata l’Urss, le truppe della Federazione Russa hanno invaso i seguenti territori: Abhkazia e Ossezia meridionale (2008), regioni della Georgia, Donetzk, Luhansk e Crimea (2014), regioni dell’Ucraina, invasa ora in maniera molto più estesa (2022).
Questo tanto per rimanere alla Storia.
Se poi vogliamo passare alla politica vorrei ricordare l’indecente editoriale dell’Unità del 1956. Il suo autore, Pietro Ingrao, parecchi anni dopo disse: “Ho scritto io l’editoriale dell’Unità che si intitolava: Da una parte della barricata. Quell’editoriale leggeva i fatti ungheresi come un ritorno controrivoluzionario che minacciava le forze del socialismo. L’analisi era falsa… offuscava un punto essenziale: quel moto esprimeva una esigenza di libertà e di protagonismo operaio e popolare”.
A proposito dello scritto di Fabrizio Onofri contro l’invasione sovietica, pubblicato sempre nel 1956 su “Rinascita” con il titolo: “Un inammissibile attacco alla politica del partito”, (in quel testo Onofri criticava il Pci e Togliatti per aver dimenticato, con l’appoggio dato ai carri armati, la linea delle vie nazionali al socialismo), sempre Ingrao disse: “Era una brutta, cupa scorrettezza che mentre accoglieva lo scritto, lo bollava con un titolo infamante. E fu impossibile persuadere il segretario che era uno sbaglio serio da cui poteva venire solo danno per la difficile discussione che dilagava ormai nel partito. Non ebbi ascolto. Né io ebbi la forza e la capacità di dare corpo al mio dissenso: purtroppo fu da parte mia l’inizio di errori assai pesanti”.
Sempre Ingrao, riferendosi alla rottura che sui fatti di Ungheria si realizzò con Antonio Giolitti e altri, disse: “Giolitti allora vedeva più giusto di me e sbagliammo a non ascoltare il ragionamento serio e niente affatto esasperato che egli svolse all’ottavo congresso”.
La posizione del partito nel 68 cambiò, l’appoggio incondizionato a Mosca restò retaggio di Cossutta e i suoi e otto anni dopo Enrico Berlinguer, nella famosa intervista rilasciata a Pansa in cui spiazzò tanti per l’accettazione dell’ombrello Nato, disse: “Io sento che, non appartenendo l’Italia al patto di Varsavia, da questo punto di vista c’è l’assoluta certezza che possiamo procedere lungo la via italiana al socialismo senza alcun condizionamento. Ma questo non vuol dire che nel blocco occidentale non esistano problemi. Tanto è vero che noi ci vediamo costretti a rivendicare all’interno del patto Atlantico, patto che noi non mettiamo in discussione, il diritto dell’Italia di decidere in modo autonomo del proprio destino”.
Ecco, io non so che cosa direbbe oggi Berlinguer, ma so che cosa ha detto Ingrao del partito che appoggiò l’invasione d’Ungheria. E francamente mi stupisco che persone di sinistra, oggi, di fronte all’attacco di un paese sovrano e democratico da parte di un paese autocratico, il cui despota incarcera e fa uccidere gli oppositori, abbiano ancora posizioni diverse dalla condanna senza se e senza ma.
Degli errori di Europa, Usa Nato ecc., che ci sono stati, discuteremo dopo, ora ci sono solo degli invasori e dei resistenti. E come diceva Piero Calamandrei, non un Alessandro Orsini qualsiasi: “Ora e sempre, resistenza”.
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