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Ucraina Cina

Perché con la rivolta del gruppo Wagner in Russia la guerra di Putin all’Ucraina finirà. Parla l’analista Sisci

Tutti gli effetti delle tensioni in Russia innescate dal gruppo Wagner sulla guerra in Ucraina e non solo secondo Francesco Sisci, analista di geopolitica e relazioni internazionali

 

La Russia è “nel caos”, è “finita la Russia che conoscevamo”, è “finita la potenza russa” e quel “caos” potenzialmente “si espande a livello globale”. Dalla Russia all’Estremo oriente, dalla Russia al Nordafrica. Con “ripercussioni” che passano per l’Europa. E soprattutto, “la guerra in Ucraina è di fatto finita adesso”: “Il fronte con l’Ucraina potrebbe crollare nelle prossime ore, nei prossimi giorni  Un Paese non può combattere una guerra civile e una guerra esterna allo stesso tempo e l’Ucraina sarà il protagonista politico della politica europea”.

E’ quanto sottolinea Francesco Sisci, analista di geopolitica e relazioni internazionali, con particolare riferimento ai rapporti fra Cina, Russia e Occidente, in una conversazione con l’agenzia AdnKronos, dopo che il leader russo Vladimir Putin ha definito la rivolta armata lanciata da Yevgeny Prigozhin come “una pugnalata alle spalle alle nostre truppe e alla Russia”, parlando di “gravi azioni di tradimento” e assicurando che i responsabili “pagheranno per questo”.

EFFETTO WAGNER IN RUSSIA E IN UCRAINA

“E’ chiaro – dice Sisci – che siamo in una situazione di guerra civile di caos e non sappiamo quando e come ne usciremo né fin dove si allargherà questo caos”. E, aggiunge, “la guerra in Ucraina è di fatto finita adesso”, a prescindere da “chi vincerà la partita” in Russia, passato più di un anno dall’invasione russa che il 24 febbraio dello scorso anno Putin definì come una “operazione militare speciale”.

COME CAMBIERA’ LA GUERRA DELLA RUSSIA ALL’UCRAINA

“Il fronte con l’Ucraina potrebbe crollare nelle prossime ore, nei prossimi giorni – osserva l’esperto – Un Paese non può combattere una guerra civile e una guerra esterna allo stesso tempo e l’Ucraina sarà il protagonista politico della politica europea”. Con la conseguenza di un “rimescolamento di molte carte”.

DOSSIER CINA

C’è poi la Cina, “amica” di Putin, che non ha mai condannato esplicitamente l’invasione russa dell’Ucraina. Il gigante asiatico – guidato da Xi Jinping che Joe Biden non esita a considerare alla pari di un “dittatore” – aveva “in un primo momento sostenuto la Russia” nella decisione di invadere la vicina Ucraina “e poi aveva preso via via una posizione più neutrale”, dice Sisci. Ma oggi, rileva, Pechino “è di fatto più isolata perché con il caos in Russia è completamente circondata” e “quando lo scenario a Mosca emergerà non sarà comunque favorevole” per la Cina.

LE ALTRE TENSIONI GEOPOLITICHE CHE AFFRONTERA’ LA RUSSIA

Le tensioni in Russia arrivano, osserva Sisci, “quasi simbolicamente poche ore dopo che Stati Uniti e India”, in occasione della visita del premier Narendra Modi alla Casa Bianca, “hanno sancito una nuova alleanza in funzione anti-cinese” e “l’indebolimento della Russia rafforza il nuovo asse Usa-India”. In nome del pragmatismo che lo contraddistingue, il gigante asiatico “aspetterà per vedere quando la polvere si deposita”, evidenzia Sisci nell’intervista da Pechino, ma “probabilmente comincerà una riflessione su tutta l’esperienza di Putin e Gorbaciov” perché “se in passato l’idea che era che Gorbaciov aveva distrutto l’Unione Sovietica con le sue riforme, oggi potrebbe avere credito l’idea che invece è stato Putin” – l’uomo della partnership “strategica della nuova era” con Xi – a non cogliere la profondità della crisi dell’Unione Sovietica”.

Non solo. C’è la questione nordcoreana con Pyongyang che “si appoggiava sia alla Cina che alla Russia e che ora resta senza quest’ultima”, osserva ancora mentre crescono i timori della comunità internazionale per i test missilistici e il programma nucleare della Corea del Nord. Le conseguenze di quanto accade in Russia arrivano al Medio Oriente, dove “tutti gli equilibri potrebbero essere scossi”, all’Iran, osserva ancora l’esperto, ricordando come la Repubblica Islamica si sia “esposta molto con l’invio di droni, armamenti, aiuti” da quando è iniziato il conflitto in Ucraina e come oggi “sia molto più sola”. E Sisci pensa anche alla Siria, a “tutte le forze filo-iraniane” nel Paese arabo, e non solo, dove Russia, Turchia e Iran sono state protagonisti di questi dieci anni di caos e guerra dopo l’inizio, nel 2011, di proteste antigovernative presto nella repressione e in un lungo e sanguinoso conflitto.

(COLPO DI STATO IN RUSSIA? L’ANALISI DEI MILITARI)

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