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Zaia

Pensieri e progetti di Salvini e Zaia

Che cosa farà Zaia? La nota di Paola Sacchi

Pensare che quel no al terzo mandato tolga i sonni a Mister oltre il 70 per cento dei consensi, ovvero il governatore più votato d’Italia dal 2010, significa non conoscere neppure per sentito dire Luca Zaia. Infatti lui stesso ieri a Padova, sorridente accanto al suo leader Matteo Salvini, vicepremier e ministro delle Infrastrutture-Trasporti, a un’iniziativa dell'”Italia dei sì”, ha confermato che continua a dormire bene.

Il “Doge” ha fatto un post su X accanto a “Matteo” che significa tante cose. Solo osservatori superficiali o in malafede possono pensare a una smentita dei gossip che riempiono i media di sinistra sui presunti contrasti tra Salvini e Zaia. No, il post è politica. Non è una puntata delle telenovelas fasulle sulla Lega orchestrate dalla sinistra e i suoi media, amplificando ad arte le posizioni di alcuni dissidenti nordisti che vorrebbero ritornare a un’era geologica fa in cui, come ha detto Salvini, confermando il suo progetto di Lega nazionale, “non c’era lo strapotere dannoso dell’Unione Europea e quindi a livello regionale la Lega se la giocava”. No, che il messaggio di quel post del “Doge” sia tutto politico lo conferma lo stesso Salvini. Che inaugura di fatto, insieme con Zaia, una trattativa non facilissima per FdI e FI.

Il succo del messaggio è molto politico e molto semplice: non volete il terzo mandato e quindi non volete più Zaia candidato? Noi continueremo a sostenerlo, lui “potrebbe fare tutto quello che vuole – dice Salvini – ovviamente lui ama il Veneto”. Ma, prosegue, “se portiamo a casa l’Autonomia, le Olimpiadi, le ristrutturazioni e altri progetti suoi e della Regione sarebbe utile un difensore del Veneto in terra d’Europa”.

Zaia in un ruolo di commissario? L’allusione parrebbe quella. “Non ho l’ansia e non perdo il sonno per il terzo mandato”, taglia corto il diretto interessato, Zaia, che ribadisce anche sul suo futuro: “lo programmerò io, quando sarà ora”. Ma è chiaro che inizia un’altra fase della trattativa tra la Lega e gli alleati. Zaia potrebbe essere anche un commissario all’Agricoltura, un tema nevralgico. O correre anche come capolista della Lega alle Europee. Nonostante sembra abbia finora detto di no a Salvini. Quindi FdI e FI, il cui segretario Antonio Tajani ieri ha detto che non gli dispiacerebbe una candidatura di Flavio Tosi – ex sindaco di Verona, ex leghista ora con FI, l’eterno duellante sconfitto da Zaia, che fu invece voluto prima da Umberto Bossi, poi sempre confermato da Salvini – il “Doge” potrebbero ritrovarselo come capolista in tutte le circoscrizioni. Zaia fu definito da Bossi affettuosamente un “democristianone” anche per le origini made in Dc della Liga Veneta oltre che per il carattere tosto ma felpato. Solo uno sciocco potrebbe pensare che si abbandoni a colpi di testa. Senza concordare le mosse con il suo segretario.

Sempre ortodosso nel rispetto dei riti di partito, pur ovviamente facendo valere il suo peso elettorale, Zaia è colui che appena conobbe i primi risultati del plebiscito per il primo mandato disciplinatamente chiamò subito il “Capo” fondatore, ovvero Bossi, ancora segretario federale della Lega. Poi Roberto Maroni, il potente numero due, allora ministro dell’Interno. Eravamo con lui come inviati di Panorama quando il “Doge” piantò tutti al quartier generale di Treviso e se ne andò in un ristorante sul greto del Piave ad aspettare i risultati nel retrocucina con le sue amiche cameriere anche del “Manhattan”, il nightclub di Godega di Sant’Urbano dove “Luca” da Bibano, frazione di Godega, fece negli anni 80 il pr e inventò i primi volantini da discoteca. Questo per dire quanto il “Doge” sia rimasto una persona molto attaccata alla sua terra, agli amici di gioventù, al suo popolo. Cosa che gli dà sempre una grande sicurezza interiore, così come i suoi amati cavalli. Ma Zaia, che con la moglie Raffaella ha scelto di restare a vivere nella sua campagna d’origine e non sul Canal Grande, è da sempre personaggio molto stimato anche dalla Chiesa veneta e da grandi industriali del Nord Est alcuni anche dal cognome famoso, si dice siano addirittura suoi elettori.

Zaia è popolare solo in Veneto? Ecco, questa è un’altra delle leggende metropolitane messe in giro dalla sinistra. Da ministro dell’Agricoltura, ruolo in cui lo volle Silvio Berlusconi, con cui Zaia aveva un rapporto di grande amicizia, si fece molto amare anche a Napoli per un importante riconoscimento ottenuto per la Pizza Margherita e in Sicilia per alcune battaglie fatte a difesa dei pescatori. Zaia è un leghista doc, ma figura molto empatica e poliedrica. Che può pescare consensi anche a sinistra tra i riformisti oltre che nel mondo dell’alta imprenditoria nel Nord Est motore dell’economia italiana. Averlo tra i piedi come capolista della Lega in tutte le circoscrizioni per FdI e FI, e per tutto il treno dei desideri di “riequilibrio” alle Regionali, sarebbe un grattacapo che potrebbe mettere a rischio la stesso Veneto, dopo aver già perso la Sardegna praticamente come per un gol subito a porta vuota. Stavolta sarebbe autogol vero e proprio.

Zaia di notte continua a dormire. Mentre FI e FdI potrebbero anche duellare sullo stesso candidato, con FdI che da tempo ha manifestato le proprie preferenze per Luca De Carlo. Ma alla fine non sarebbe più saggio per il centrodestra ricandidare Zaia è dire sì al terzo mandato? Intanto Salvini non demorde: il 23 a Roma nuovo incontro di Identità e Democrazia, il gruppo dove siede in Europa, dopo quello di Firenze.

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