La scomparsa di Papa Francesco ha avuto un fortissimo impatto mondiale in tutti credenti, ma anche per usare l”espressione” di Norberto Bobbio, nei “diversamente credenti”. Di seguito il colloquio di Marco Mayer con Francesco Sisci, sinologo di fama internazionale
Cosa hai provato quando hai incontrato Papa Francesco per la famosa intervista che ha fatto il giro del mondo?
Sono molto scettico, e temo anche cinico, e ho incontrato gente di tutti i tipi da tutte le parti. Ma incontrando Papa Francesco per la prima volta ho capito perché si usa l’espressione uomo santo. Mi mi sono sentito in presenza di un uomo santo, che poi aveva una santità molto umana, con un grande senso dell’umorismo, molto serio ma che quasi non si prendeva sul serio. Molto concreto e in questo mistico. Molto strano.
Nel suo messaggio di ieri prima della benedizione orbe et orbi Papa Francesco ha dichiarato che non può esserci pace senza libertà (religiosa, di pensiero e di parola..). Cosa rappresenta per te questo nesso pace/libertà? Ti sembra una novità per la dottrina della Chiesa?
Non sono un teologo e non sono in grado di esprimermi sulla novità teologica della cosa. Mi sembra però un messaggio molto potente oggi quando nel mondo spira spesso un’aria e una voglia di autoritarismo e di guerra. Il Papa come ultima cosa che dice prima di morire afferma che ci vuole pace e libertà, mentre tanti altri corrono da un’altra parte. Questo credo sia anche una chiamata al coraggio e alla forza del prossimo pontefice che dovrà difendere e spingere per libertà e pace in condizioni sempre più difficili contro molti, se non quasi tutti.
Perché consideri l’accordo raggiunto nel 2018 con la diplomazia di Pechino uno spiraglio per la libertà religiosa in Cina?
Perché è un evento storico per la Cina: per la prima volta nella sua storia millenaria i governanti cinesi riconoscono un limite almeno teorico al loro potere — non si possono occupare di questioni spirituali. Questo credo che sia stato un evento molto importante. Certo le conseguenze poi non sono state ampie o rapide.
Il Pontefice ieri ha dichiarato che le necessità di difesa dei popoli non devono portare alla corsa al riarmo. Cosa implica questo messaggio ai tanti appelli rivolti a potenziare la difesa europea all’interno della Nato?
Credo che qui bisogna fare una differenza. Il Papa e la Santa sede devono chiedere e battersi per la pace, se non lo fanno loro la Santa sede benedice di fatto la corsa al riarmo e alla guerra come è successo altre volte in passato e questo incoraggia guerre che si proclamano sante. Ciò però poi, secondo me, non può significare che ci mettiamo i fiori tra i capelli e pretendiamo che la guerra non esista. Deve significare trovare vie concrete e vere per impedire la corsa alla guerra.
Sempre su questo piano cosa accadendo in Asia sul fronte degli armamenti?
Tutti si riarmano e la speranza è che si fermi, prima che si acceleri la corsa al riarmo atomico.
Quale sarà a tuo giudizio l’impatto della visita del vicepresidente Vance negli Stati Uniti?
Credo che sia doppiamente simbolico che Vance abbia voluto vedere il Papa e sia stato l’ultimo politico a vederlo. Questo credo possa e debba essere un segno profondo che rimanga nella coscienza del vicepresidente forse per tutta la vita.
Il New York Times ha anticipato l’intenzione della amministrazione americana di chiudere la maggior parte delle sedi in Africa dove la presenza dei cattolici é in crescita e molto significativa. Chi potrà sostituire gli Stati Uniti negli aiuti umanitari, la cooperazione allo sviluppo e la tutela dei diritti umani nei paesi africani e nei paesi più poveri del mondo?
Non lo so. Perché Cina, Russia, o altri hanno programmi di sviluppo economico, ma non umanitari come ce li aveva gli Usa. Inoltre ci troveremo a che fare con la realtà che la Chiesa cattolica sarà sempre più africana, e forse ci sarà anche un papa africano.
Un ultimo accenno sulla libertà degli scambi e la pace. Che aria si respira in Cina?
Sono a Roma, ma mi sembra che in Cina ci sia nervosismo. Mi pare siano poi anche sconcertati dalle azioni della presidenza Trump.