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Opinioni impopolari su latino e Bibbia a scuola (da insegnante e da laica)

Ecco perché non capisco chi grida allo scandalo della riforma della scuola e sono a favore della reintroduzione del latino e della lettura della Bibbia. Il commento di Manuela Discenza

 

Disclaimer: la mia riflessione non ha sfondo o intento o, tantomeno, colore politico, ma vuole avere carattere generale e riflettere sull’atteggiamento collettivo dinanzi alle cose che riguardano scuola e formazione.

Leggo della proposta di riforma della scuola. E leggo molti commenti.

Premesso che molte cose nella scuola non funzionano e continueranno a non funzionare a prescindere dalle riforme che potranno essere o meno messe in atto poiché gran parte del declino scolastico ha le sue radici nel declino socioculturale delle famiglie, vorrei dire la mia su due questioni che hanno causato, a quanto vedo, moltissime reazioni negative. Premetto anche che parlo non come Manuela ma come insegnante.

La prima questione riguarda la re-introduzione del latino nelle scuole secondarie di primo grado: (oh che scandalo!) mi sembra che si stia reagendo in maniera convulsa e non ragionata, credo invece, e lo sostengo da anni, che reintrodurre lo studio del latino, di base – ovviamente – dato l’ordine e il grado della scuola di cui si parla, sia necessario per correre ai ripari in una situazione in cui gli studenti della scuola secondaria di primo grado, che poi sarebbe quella dove insegno io, hanno perso completamente la padronanza linguistica strutturale di base.

Per spiegarmi meglio: la sintassi fa piangere, il lessico è oltremodo appiattito su un paio di centinaia di parole dell’italiano standard e il resto è composto da regionalismi o calchi gergali. Anche nei temi. Anche nelle interrogazioni. Questo vuol dire che sta scomparendo la diastratia ovvero la variazione di registro linguistico a seconda della situazione comunicativa

Che c’entra il latino? Il latino essendo la sorgente da cui l’italiano viene fuori ha la capacità di rielasticizzare la nostra mente e farci recuperare la logica che è alla base della corretta sintassi italiana e inoltre ci può far recuperare moltissime parole che stiamo abbandonando… e non perché desuete bensì perché stiamo diventando schifosamente pigri: quanti sinonimi di “bello” usiamo? Siamo onesti. Ed è solo la prima delle tante parole inflazionate.

La seconda questione riguarda la lettura della Bibbia. Attenzione perché qui parlo da persona laica, non c’entra nulla quella che è la mia fede. Parlo da persona laica e da insegnante di italiano. Quando inizio a trattare la letteratura nelle classi seconde si scatena il panico: i ragazzi non hanno la più pallida idea di cosa parliamo quando studiamo la nascita della letteratura con Francesco d’Assisi né dei riferimenti di cui abbiamo bisogno studiando le Tre Corone (Dante Petrarca e Boccaccio). Non ne hanno semplicemente idea. E questo non è un problema religioso, è un problema culturale perché l’80% della letteratura italiana si basa su riferimento biblici perché quello era il contesto di riferimento principale in cui si è sviluppata. E i ragazzi che non capiscono i contenuti, ovviamente, mi tempestano di domande sulla Bibbia, sulla gerarchia ecclesiastica del tempo e attuale. Mi sono trovata infinite volte a dover raccontare l’episodio del “fermati o sole” presente nella Bibbia, bel libro di Giosuè (10;8-12) perché non riuscivano a capire perché la chiesa non accettasse le teorie di Galileo&co. quando studiavamo il Seicento in storia.

Ora, va benissimo avere opinioni su cosa si cerca nella scuola ma quando queste opinioni sono basate su qualcosa di concreto e non sul fatto che siamo dei pigri ignoranti e che, per conseguenza, non capiamo minimamente il valore culturale dei contenuti che si vorrebbero recuperare per il bene della formazione culturale degli studenti, la cui preparazione è oramai penosa. E lo dico in tutta franchezza dal momento che io stessa mi sono sentita svuotata, impotente e immensamente triste davanti alla crassa ignoranza che, da sola, non sono in grado di contrastare in nessun modo per quanto ci provi.

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