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Francia

Oltre il coronavirus, ecco come l’Italia va in soccorso della Francia

Fino a qualche giorno fa gli italiani venivano considerati alla stregua degli untori d’Europa, quelli che con la loro negligenza e faciloneria avevano aperto le porte ai cinesi anche in tempi più che sospetti finendo poi per portare il Coronavirus in giro per il mondo, persino oltreoceano con tanto di navi da crociera. Mentre qualcuno…

Fino a qualche giorno fa gli italiani venivano considerati alla stregua degli untori d’Europa, quelli che con la loro negligenza e faciloneria avevano aperto le porte ai cinesi anche in tempi più che sospetti finendo poi per portare il Coronavirus in giro per il mondo, persino oltreoceano con tanto di navi da crociera. Mentre qualcuno ci accusava di aver preso l’epidemia come una scusa per fare una “siesta”, i francesi, tradizionali competitor dell’Italia in tutti i campi, avevano usato una mano ancora più pesante: in un video diventato tristemente famoso, quello della “pizza al coronavirus”, erano arrivati ad accusare neanche tanto velatamente di contaminazione tutti i prodotti Made in Italy. Era il 3 marzo, appena poco più di due settimane fa.

Nel frattempo le cose sono cambiate, e molto: il nostro Paese sta raccogliendo elogi un po’ ovunque per come sta affrontando l’emergenza, mentre la Francia si ritrova a vacillare sotto i colpi di un’epidemia che miete ogni giorno vittime in numero crescente al punto che Macron è stato costretto a sospendere il secondo turno delle consultazioni e a sostenere più volte che la nazione d’Oltralpe è “in guerra”.

IL MADE IN ITALY DÀ UNA MANO A MACRON

È in questo quadro mutevole che si innesta una di quelle storie di straordinaria italianità che, dove tocca ad un’impresa 100% italiana dover soccorre i “cugini” d’Oltralpe per togliergli le castagne dal fuoco.

L’obiettivo si sposta così su Bologna: è da qui che arriva la risposta a un segnale di soccorso proveniente dalla Francia dove una diga, fondamentale per le attività produttive della zona, è recentemente diventata inutilizzabile. “Quella di Kruth – Wildenstein – spiega Giuseppe Salomoni, presidente di CEA Cooperativa Edile Appennino, realtà bolognese con filiali in Romania, Libia e Libano – è la diga più importante per la regione dell’Alto Reno, rifornisce energeticamente le imprese del territorio ed è fondamentale per l’irrigazione agricola di tutta la pianura sottostante. La diga, costruita negli anni ’60, ha subito negli anni dei piccoli interventi manutentivi. Un recente e repentino scivolamento dello strato di impermeabilizzazione superiore ha costretto al sostanziale svuotamento del bacino e alla necessità di un intervento massiccio di manutenzione”.

INGEGNERI ITALIANI PER RIPARARE LA DIGA FRANCESE

Viene indetta una gara internazionale e CEA decide di scendere in campo, confrontandosi con colossi internazionali (gli austriaci di Strabag e il gruppo svizzero WALO). E lo fa con lo stesso piglio della Nazionale del 2006 a Berlino: forte della propria expertise garantita, a partire dal 2014, dall’acquisizione del ramo dighe della Ingegner Sarti, storico marchio italiano attivo nel settore dell’ingegneria idraulica sin dal 1950, scende in campo per vincere. E vince.

“La vittoria del tender internazionale – continua Salomoni – nasce delle competenze acquisite negli anni e dell’esperienza maturata in lavori di analoga difficoltà. La redazione di un dettagliato piano esecutivo dei lavori e una minuziosa descrizione delle singole attività al fine di dimostrare la capacità di rispettare le stringenti tempistiche prescritte dalla Committente hanno permesso alla CEA di imporsi su competitor Europei di altissimo livello. Non è dipeso pertanto dall’aspetto economico l’affidamento dei lavori quanto dalla comprovata capacità di eseguire questi interventi in tempi ristretti e con risultati qualitativi eccellenti”.

FRONTIERA APERTA PER RISOLVERE L’EMERGENZA

Nell’esecuzione dei lavori, per un valore di 6,5 milioni di euro saranno impiegati oltre 25 operai specializzati, supportati da uno staff tecnico di cantiere e verranno utilizzati macchinari specifici appositamente progettati per superare le difficoltà operative che questo tipo di lavorazioni comportano: carri con argani per trainare in pendenza frese stradali, finitrici, dumper e rulli, carrellini studiati per far muovere gli operai in sicurezza sul paramento e permettere interventi di dettaglio in punti precisi, e macchine per la pulizia delle superfici. A questi si aggiungeranno i due brevetti esclusivi di CEA: Jobsafer, l’innovativo sistema di  monitoraggio per l’utilizzo di dispositivi di protezione individuale, e Vision, un supporto ottico unico utilizzato per guidare da remoto gli operatori sul campo.

“I lavori di preparazione sono già iniziati e le prime operazioni in loco verranno eseguite nel mese di aprile – conclude Salomoni –, a fine agosto invece ci sarà la virtuale seconda inaugurazione della diga che a seguito di questi interventi vivrà una vera e propria seconda giovinezza, allungando la sua vita di altri 50 anni”. Si tratta di un’emergenza, le Istituzioni dell’Alto Reno non possono permettersi di non riparare quella diga. E così le frontiere della Francia vengono aperte agli ingegneri, ai tecnici e agli operai di CEA. Si lavorerà nel rispetto delle norme di sicurezza per il Coronavirus, che però non può fermare un’attività necessaria come questa.

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