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Nuovo ordine mondiale? Cina e Russia non bastano a guidarlo. Parla Sapelli

Conversazione di Start Magazine con Giulio Sapelli, noto storico ed economista, autore de “Il grande ritorno. La nuova era di Trump”

Quella del nuovo ordine mondiale generato dal compattarsi degli Stati intorno all’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai è tutta fuffa. Ne è convinto Giulio Sapelli, noto storico ed economista, autore de “Il grande ritorno. La nuova era di Trump”, che in questa intervista per Start Magazine ci dice chiaramente che non è tutto oro quello che luce, e soprattutto che è grandemente esagerato parlare di un minaccioso allineamento tra Cina, Russia e India.

Drago, orso ed elefante, ossia Cina, Russia e India. Si è parlato molto in questi giorni di allineamento strategico tra questo triangolo. Si trova d’accordo?

Innanzitutto, invece che un triangolo, è una linea retta che unisce fortemente Cina e Russia, a cui ogni tanto si unisce l’India. L’India poi ha anche manifestato nella sua politica internazionale ed economica che la Cina non è un amico ma l’alleato del suo principale nemico che è il Pakistan. Per quanto riguarda la Russia, come lei sa meglio di me, anche se il neoliberalismo induista di Modi ha segnato una tappa nella storia indiana, i legami con la Russia rimangono forti e consolidati come lo erano ai tempi dell’Unione Sovietica.

Cosa lega questi Paesi?

La Russia si presenta, è un aspetto da sottolineare, tanto verso la Cina quanto verso l’India come il detentore dei più grandi giacimenti energetici fossili mondiali. Lo dimostra il grande progetto di creazione del gasdotto russo-cinese in lavorazione a meno 40 gradi centigradi sotto lo zero, una riprova dell’eccellenza della ricerca russa e delle sue tecnologie di sicurezza e di trasmissione.

E sulla grande parata per l’ottantesimo anniversario della Liberazione della Cina dal Giappone, cosa ci dice? Non ha trasmesso un messaggio di unità tra alleati?

Anzitutto Modi si è guardato bene dal partecipare, alla faccia dell’allineamento. Poi c’è qualcosa che nessuno considera, ossia che questa è stata una parata di marionette che ricorda ciò che fece Stalin con l’Armata rossa prima dell’arrivo di Hitler. Xi Jinping in questi anni ha letteralmente decapitato l’esercito, ha fatto scomparire un sacco di generali e persino il responsabile delle ricerche e delle armi atomiche; inoltre ha massacrato i quadri. Non è tutto: da anni la Cina non ha un Ministro degli Esteri dopo l’epurazione di Wang. La figura che accompagna Xi è un esponente di secondo piano della famiglia Li: non si tratta altro che del capo della diplomazia del partito comunista cinese.

Ma la Cina non è una grande potenza?

In realtà non è così. Soprattutto perché la Cina è in una crisi demografica e soprattutto di rapporto città-campagna. Nessuno dice che in Cina per andare dalla campagna alla città ci vuole ancora il passaporto, come ci voleva nell’Unione Sovietica 50 anni fa. E che i contadini spesso vengono quasi obbligati ad andare in città, ma fanno una resistenza feroce. Per questo le città sono vuote e le campagne continuano a essere piene e improduttive.

Ma la SCO non ha dato un grande segnale di unità?

Ma quale unità? Se pensiamo agli Stan, ossia alle repubbliche ex sovietiche dell’Asia Centrale, si tratta di stati salciccia che stanno a metà tra la Russia e la Cina. Il Kazakistan, ad esempio, ha un sacco di gas, ma quando hanno dovuto tenere a bada i minatori sono dovute intervenire le truppe russe. Se nella SCO ci fosse stato il Brasile o l’Indonesia mi sarei preoccupato. Ma in realtà sono assenti tutti i nuovi Paesi dell’accumulazione allargata del capitalismo indo-oceanico.

Quindi diciamo che le discussioni su un nuovo ordine mondiale sono molto esagerate?

Cerchiamo di non essere ridicoli. La verità è che i cinesi hanno preso in giro il mondo. il problema è un altro, ed è che le Banche centrali cominciano a comprare oro e stanno dismettendo i titoli del tesoro americano. Questo è il vero problema provocato da Trump con questa politica di interruzione del commercio mondiale che sta creando le basi per una crisi mondiale internazionale, quella che io chiamo la deflazione secolare. Non puoi infatti portare avanti una politica guidata dall’export e fondata sui bassi salari con nessuno spazio sui mercati interni senza che ciò generi una crisi.

Ma allora tutta questa preoccupazione Usa rispetto all’ascesa della Cina?

Ma se Xi non riesce neanche a tenere in piedi l’esercito! Vuoi mettere Stalin che aveva a sua disposizione tutta l’intellighenzia ebraica. I cinesi non hanno nessuno, nemmeno un intellettuale di spicco; i loro libri – che io leggo sebbene in inglese – sono tutta paccottiglia. Cosa vuoi governare il mondo se non hai una cultura?

Però gli Usa sono comunque preoccupati.

Certo. Tutta questa preoccupazione negli Stati Uniti si spiega bene alla luce della cultura woke. Non puoi infatti scrivere le lettere con gli asterischi e poi pensare di capire come va il mondo.

Invece l’India che gioco fa?

L’India ha anzitutto un grande ministro degli Esteri che è anche un teorico. Poi il Paese ha avuto i più grandi economisti degli ultimi 40 anni, incluso quel Sen che ha vinto il Nobel. L’India ha un fior fiore di economisti, ha grandi università, ha le donne che dirigono immensi stati.

Ma quali sono i veri punti forti dell’India?

Il suo vero punto forte è che sono stati dominati prima dalla meraviglia del mondo che è l’impero britannico. Ovunque passò il Commonwealth passò la civiltà, vedi l’Australia. Il problema dell’India è che nel futuro dovrà chiaramente fare i conti con la Cina, e lo farà spaventandola con la deterrenza nucleare per ricacciarla indietro. E qui sarà fondamentale la collaborazione con gli Usa, perché se si mettesse una bella squadriglia navale di dieci portaerei americane e indiane attorno a Taiwan i cinesi si calmerebbero subito.

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