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Perché Nordio ha cambiato idea sulla separazione delle carriere dei magistrati

La maturità rivendicata da Nordio nel diritto di cambiare idea. I Graffi di Damato.

Credo che meriti un approfondimento la difesa del diritto rivendicato dal guardasigilli Carlo Nordio di sostenere la separazione delle carriere dei giudici e dei pubblici ministeri da lui contesta invece con altri colleghi di toga nel 1994. Una separazione ora troneggiante nella riforma della giustizia all’esame delle Camere con la doppia procedura delle modifiche alla Costituzione. Una riforma contro la quale è paradossalmente cominciata sul piano mediatico una campagna referendaria prima ancora che la legge abbia finito il suo percorso parlamentare.

Prima Nordio ha cercato di contestare sul piano personale la contestazione, a sua volta, dell’associazione nazionale dei magistrati, che aveva ritenuto di coglierlo in fallo ripescando anche fotograficamente quella sua firma galeotta, diciamo così. Ha motivato, in particolare, il ripensamento col suicidio di un suo sfortunato imputato, che però sembra arrivato – secondo l’archivio solitamente aggiornato di Marco Travaglio – prima ancora di quella sua firma. Poi, penso con più efficacia e pertinenza, il ministro ha ritrovato fra le carte e fatto ripubblicare un suo articolo del 2017, di otto anni fa, ben precedente alla riforma proposta dal governo alle Camere sulla riforma della giustizia, in cui il ripensamento è proposto filosoficamente e storicamente come sintomo, prodotto e quant’altro di “maturità”. Che manca di certo ai paracarri, di solito resistenti agli urti.

Così paradossalmente Nordio ha concesso il diploma di maturità anche a quei tanti esponenti del Pd che in anni non lontani sottoscrissero congressualmente l’impegno per la separazione delle carriere dei giudici e degli inquirenti e ora invece la contrastano. Credo maliziosamente, o andreottianamente, più per (loro) convenienza politica, nel timore di non essere ricandidati al Parlamento da un partito che nel frattempo ha cambiato linea su questo punto, che per maturità.

Otto anni fa, in epoca – ripeto – non sospetta, quando forse neppure pensava di entrare in politica, Nordio indicò come esempi di ripensamento Einstein e Oppenheimer, pentitisi della bomba atomica dopo averla, rispettivamente, impostata e realizzata. E tale, metaforicamente, si è rivelata nell’uso che se n’è fatta la carriera unica dei giudici e dei pubblici ministeri. Che una volta, in vista alla città giudiziaria di Roma, per il racconto fattone da Rosario Priore che l’accompagnava, un altissimo magistrato inglese si scandalizzò di vedere nello stesso ascensore.

In quell’articolo di otto anni fa, scritto con una preveggenza inconsapevole per natura, Nordio citò come esempi di apparente contraddizione anche la pena di morte fatta applicare a Mussolini da Sandro Pertini e quella reclamata come magistrato da Oscar Luigi Scalfaro contro un imputato capitatogli tra mani, piedi e coscienza in tempi ancora di guerra. Meditate gente, in toga e non. Meditate.

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