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Perché il colpo di stato in Niger è uno schiaffo a Usa e Francia

Che cosa cambierà in Niger dopo il colpo di Stato

 

Il golpe avvenuto mercoledì in Niger ha cancellato in un istante le aspettative di normalizzazione riposte nel primo Presidente espressione di una pacifica transizione democratica. Ma il colpo di mano della Guardia presidenziale rischia soprattutto di trasferire le leve del potere nelle mani di un gruppo come la Wagner di Prigozhin che da tempo si è fatto largo in una regione turbolenta come il Sahel. Ecco i fatti, le reazioni e le prospettive per uno dei Paesi più poveri al mondo e per di più assediato da due rivolte jihadiste.

Il golpe

Come riferisce Cnn, la notizia della deposizione del Presidente nigerino Mohamed Bazoum è stata data mercoledì dagli stessi militari golpisti della Guardia presidenziale attraverso la Tv di stato. Seduto ad un tavolo con al fianco altri nove ufficiali, il colonnello Amadou Abdramane ha letto in diretta una dichiarazione, riportata da Reuters, nella quale si precisava che le forze di sicurezza avevano deciso di “porre fine al regime… a causa delle deteriorate condizioni di sicurezza e di una cattiva governance”.

Abdramane ha inoltre precisato che tutte le istituzioni della Repubblica sono sospese, che è stato dichiarato un coprifuoco a livello nazionale e che i confini del Niger sono chiusi. Specificando che l’incolumità del Presidente Bazoum sarà rispettata, i militari hanno ammonito contro ogni intervento di potenze straniere.

Intervistato dall’emittente France 24, il Ministro degli Esteri Hassoumi Massoudou ha subito definito le azioni dei soldati “un tentato colpo di stato” aggiungendo che “non tutto l’esercito è dietro il colpo”.

Le condanne

Nel giro di poche ore sono arrivate le prime ferme condanne dell’ammutinamento, cominciate con quelle dell’Unione africana e dell’Organizzazione degli Stati dell’Africa occidentale Ecowas.

Secondo quanto riporta Reuters, il Presidente del Benin Patrice Talon ha subito tentato una mediazione volando in Niger dopo aver incontrato il Presidente Ecowas nonché Presidente nigeriano Bola Tinubu.

“Saranno usati tutti i mezzi, se necessario, per ripristinare l’ordine costituzionale in Niger ma l’ideale sarebbe che tutto fosse fatto in pace e in armonia”, ha dichiarato Talon da Abuja.

Si sono mosse celermente anche con dichiarazioni di condanna anche le diplomazie delle Nazioni Unite, dell’Unione europea e degli Stati Uniti.

Il Segretario generale dell’Onu António Guterres avrebbe parlato al telefono con Bazoum offrendogli “pieno sostegno e solidarietà” ed esortando “tutti gli attori coinvolti a esercitare moderazione e ad assicurare la protezione dell’ordine costituzionale”.

Come riferisce il Guardian, il Segretario di Stato USA Antony Blinken ha parlato con Bazoum mentre si trovava ostaggio dei golpisti e gli ha trasmesso “l’incrollabile appoggio degli Stati Uniti”. Parlando mentre era in visita in Nuova Zelanda, Blinken ha chiarito che gli Stati Uniti stanno dalla parte del “Presidente eletto democraticamente del Niger” di cui ne chiedono “l’immediato rilascio”.

Il Niger nell’occhio del ciclone

Il golpe in Niger è una pessima notizia per una regione come il Sahel che, come ricorda Reuters, ha conosciuto sette colpi di stato dal 2020.

L’ascesa di Bazoum aveva alimentato le speranze di una svolta in un Paese che ha vissuto quattro golpe militari dai 960 e che proprio con l’elezione di Bazoum aveva sperimentato la sua prima transizione democratica di potere.

Paese di 22 milioni di abitanti che sorge nel cuore del Sahel e che è uno dei più poveri del mondo, il Niger, proprio come gli altri Paesi dell’area, deve fare i conti con una situazione della sicurezza deteriorata a causa di ben due insorgenze jihadiste che originano da Sudovest e da Sudest.

Per far fronte alla minaccia, l’esercito nigerino ha potuto contare sull’addestramento e il supporto logistico di due potenze come Usa e Francia che in Niger dispongono di basi militari. I soli Stati Uniti, informa Reuters, hanno speso 500 milioni di dollari nell’arco d’un decennio per migliorare le condizioni di sicurezza nel Paese. Anche la Germania ha recentemente annunciato che prenderà parte a una missione Ue che si prefigge gli stessi scopi.

In questo contesto la disponibilità e la collaborazione del Presidente eletto rappresentavano la migliore speranza per tenere agganciate le potenze occidentali e condurre con successo le difficili operazioni contro i militanti islamisti.

Come spiega a Reuters Ulf Laessing, responsabile del programma sul Sahel della Fondazione Konrad-Adenauer. “Bazoum ha rappresentato l’ultima speranza dell’Occidente nella regione del Sahel. La Francia, gli Usa e gli Ue hanno impiegato la maggior parte delle risorse destinate a questa regione per rafforzare il Niger e le sue forze di sicurezza”.

Se sarà confermata, la caduta di Bazoum potrebbe aprire un nuovo capitolo per il Niger segnato dalle ingerenze di un attore che molto ha fatto per imporre la sua presenza nell’area: il gruppo Wagner.

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