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Netanyahu

Come la crisi in Israele riporta Netanyahu al centro della scena politica

Che cosa succede nella politica israeliana. Il punto di Enrico Martial

 

Della drammatica crisi in corso in Israele e nella striscia di Gaza vi è almeno una conseguenza certa, ed è il ritorno di Benjamin Netanyahu al centro della scena politica come leader di governo.

Le elezioni del 23 marzo gli erano state sfavorevoli così come il suo tentativo di costituire una maggioranza.

Il 5 maggio, falliti i tentativi di Netanyahu, Il presidente Reouven Rivlin aveva affidato l’incarico a Yaïr Lapid, centrista ed ex-giornalista della Tv israeliana, che stava mettendo insieme forze variegate, dalla destra estrema alla sinistra, che condividevano l’avversione al primo ministro uscente.

Tuttavia, con lo sviluppo della crisi militare e di sicurezza iniziata nei giorni successivi, dai 200 feriti sulla Spianata delle Moschee del 7 maggio, in escalation fino ai razzi dei giorni successivi, Naftali Bennett, esponente del partito La Nuova Destra (e dell’alleanza a destra Yamina), il 13 maggio ha dichiarato che rinunciava al percorso intrapreso e tornava all’alleanza con il Likud di Bibi Netanyahu.

D’altra parte, la stessa maggioranza in preparazione richiedeva anche la presenza dei quattro deputati di Raam, partito islamico di arabi israeliani, guidato da Mansour Abbas e legato ai Fratelli musulmani: con le tensioni e gli scontri in corso, l’alleanza anti-Bibi così articolata risultava politicamente impraticabile.

Eppure, si era parlato di Raam anche come forza di sostegno allo stesso Netanyahu.

Per altro verso, lo spostamento del partito di estrema destra e dell’alleanza Yamina verso il Likud non consente neppure a Netanyahu di formare una maggioranza.

Si stanno quindi prefigurando due opzioni: da un lato tornare per l’ennesima volta a elezioni (sarebbe la quinta in tre anni) oppure far passare una legge che preveda l’elezione diretta del primo ministro.

Bibi – se vincesse – potrebbe così governare con maggiore stabilità e godere di un’immunità per il periodo del mandato, evitando così il proseguimento dei procedimenti in corso nei suoi confronti per reati di corruzione.

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