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Vi racconto come e quando Craxi aiutò Napolitano. Parla Boniver

Conversazione di Paola Sacchi con Margherita Boniver, due volte ministro, sottosegretario agli Esteri, che Napolitano lo conosceva bene: lui era responsabile Esteri del Pci e lei aveva contestualmente lo stesso ruolo nel Psi di Craxi. 

Giorgio Napolitano comunista sì, ma migliorista. Ci volle la straordinaria intelligenza, l’acume notevole di Bettino Craxi per far capire agli americani certe sfumature, incomprensibili ancora oggi pure a chi si picca di capire di politica, che quel visto per andare in Usa a Napolitano dovevano darlo. Il suo contributo non fu indifferente in quel record del “Nap”, il primo comunista con lasciapassare Oltreoceano. Lo ricorda Margherita Boniver, presidente della Fondazione Craxi, due volte ministro, sottosegretario agli Esteri con Silvio Berlusconi premier, che Napolitano lo conosceva bene. Lui era responsabile Esteri del Pci, lei aveva contestualmente lo stesso ruolo nel Psi di Craxi. Boniver racconta a Startmag luci e ombre di Napolitano che “fu un presidente molto autorevole, ma non un politico coraggioso, come quando permise da presidente della Camera alla Guardia di Finanza di entrare a Montecitorio, “il massimo dell’arroganza verso la politica”. Ma, Napolitano riconobbe “che per Craxi ci fu una durezza senza uguali, in sostanza ammise che ci fu una vera e propria persecuzione”.

Presidente Boniver, santificarlo non va bene, come per nessuno, ma ci sono certi attacchi sui social come se molti abbiano scoperto solo ora, da morto, che il presidente emerito era comunista.

Incredibile (sorride ndr). È sempre stato solo e soltanto comunista. Che poi fosse parte di quel piccolo gruppo dei cosiddetti miglioristi non gli ha certo impedito di rappresentare sempre la linea politica del suo partito anche nei momenti diciamo complicati come l’invasione sovietica del ’56. Lui non abbandonò né criticò il Pci.

Era il famoso centralismo democratico che non ammetteva le correnti.

Certo, il fatto di essere comunista migliorista non lo ha mai dissuaso dal seguire la linea del suo partito. Era disciplinato in questo, anche se per cultura e indole era additato come un filo socialista.

Anzi, lui e i suoi compagni erano bollati all’interno come gli amici di Craxi, come “traditori” , insomma.

Li chiamavano gli amici di Craxi per poterli combattere meglio, visto che Craxi all’epoca era già considerato l’uomo nero della sinistra italiana e internazionale.

Il paradosso era che i miglioristi avevano posizioni più avanzate ma poi soffocate dal centralismo.

Esattamente. Ad esempio, nel 1979 quando l’Unione Sovietica invase l’Afghanistan in Italia avevo creato un gruppo di pressione e di critica verso l’Urss e a favore degli afghani, di cui facevano parte la Dc, il Pli, il Psdi e il Pri. Andai a Botteghe Oscure a chiedere il loro appoggio ma ci fu negato perché non c’era l’opposizione del Pci.

Napolitano fu anche il più filo-atlantista del Pci?

Certamente. Più di Berlinguer. Napolitano, parlando bene l’inglese, era ammesso a tutti i consessi internazionali che contavano, quelli esclusivi che si svolgevano a Washington o a New York, cui lui aveva potuto partecipare perché c’era stato l’intervento positivo nostro per fargli avere il visto.

Addirittura intervenne il Psi e quindi Craxi per aiutarlo?

Evidentemente l’ambasciata americana aveva chiesto il parere a Bettino che cercò di spiegare cosa significava essere comunista migliorista.

Mica facile.

Napolitano non aveva certo nascosto di essere comunista.

E, comunque, sarebbe semplicistico ancora oggi liquidarlo come un comunista e basta.

Era un personaggio molto colto che parlava un inglese fluente, che esponeva con naturalezza il suo pensiero, l che veniva ascoltato con molta curiosità da interlocutori anche americani come Kissinger partecipanti a questi consessi. Uno me lo ricordo benissimo. Si svolgeva a Camp David credo organizzato dallo IAi dell’epoca. È comunque lui fu il primo comunista a ottenere il visto d’ingresso.

Cosa fece esattamente Craxi?

L’ambasciata americana chiese una informazione a Craxi e Craxi gliela dette, evidentemente positiva , se poi gli dettero il visto per andare negli Stati Uniti. Gli americani avevano fatto un’ eccezione in qualche modo su consiglio di Craxi.

Perché lo fece?

Craxi lo fece perché Napolitano era un interlocutore affidabile che stimava.

Perché Craxi stimava i miglioristi?

Erano un numero piuttosto ristretto quando la parola riformista era considerata con dispregio, paura da parte del Pci. Era una parola sospetta. Era un aggettivo che veniva usato per insultare meglio i craxiani. I comunisti avevano già iniziato a farlo con Matteotti. La parola riformista è stata sdoganata molti decenni dopo il 1921.

Cosa apprezzava Craxi di Napolitano?

Lo considerava un interlocutore valido e privo di pregiudizi all’interno del Pci dove spadroneggiavano i distributori di odio personale nei confronti di Craxi. Sono convinta che Berlinguer è morto odiando Craxi e mi sono sempre chiesta come ha fatto un grande politico a lasciarsi andare a sentimenti di questo tipo. Incredibili epiteti venivano dati a Craxi nel Pci. Ecco, Napolitano era un interlocutore autorevole, privo di questo odio e di questi pregiudizi tribali. Era molto stimato in Europa dai socialisti.

Che rapporto aveva con lui?

Lo ho incontrato tante volte quando si aveva possibilità di avere posizioni vicine. Era persona di grande cultura, equilibrio, grande eleganza politica, molto sapiente, di grande valore. Addirittura, quando ero parlamentare di Fi dissi che l’avrei votato come Capo dello Stato. Berlusconi ne fu dispiaciuto. È stato certamente un presidente della Repubblica di grandissimo spessore anche se poi sappiamo che la parte relativa alla fine del governo Berlusconi fu molto criticata.

Stefania Craxi ha detto che ci fu una sua “Indeterminatezza” come presidente della Camera nel difendere “l’autonomia della politica”.

Evidentemente tra tutte le sue capacità e qualità non c’era il coraggio. La Procura di Milano mandò la Guardia di Finanza a Montecitorio a cercare il bilancio del Psi, che era pubblico come per tutti. Napolitano purtroppo cedette.

Nella lettera alla signora Anna Craxi denunciò la “durezza senza eguali” per lo statista socialista.

Fu molto importante. Messo nero su bianco. Napolitano da presidente della Repubblica ammise di fatto che per Craxi ciò fu una vera e propria persecuzione.

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