Mi mancava già da tempo per una di quelle malattie che ci sottraggono gli amici già in vita, ma la notizia della morte di Lino Jannuzzi, procuratagli da una polmonite a 96 anni, non è per questo meno dolorosa anche per il giornalismo. Che Lino ha onorato come pochi altri, non lasciandosene distrarre anche quando è stato parlamentare. E ha saputo essere trasversale pure in Parlamento, come un buon radicale, di scuola pannelliana e autenticamente garantista, della cui radio non a caso fu il primo direttore.
Grazie, Lino, di tutte le cose, a cominciare dall’arguzia e dall’ironia, che ci hai insegnato. Grazie del tuo calore, del tuo intuito, dei fatti e delle passioni, delle ossessioni civili che hanno fatto di te “un caso unico”, come ti ha riconosciuto in un breve, toccante ricordo sul Foglio Giuliano Ferrara. Che ha saputo accettare da te anche i rimproveri non permessi ad altri se non al prezzo di durissime reazioni e della interruzione dei rapporti personali, in una logica totalizzante della sua originaria formazione culturale e politica.