Ieri Francesco Storace, ex Msi, poi An, ex presidente della Regione Lazio, ex ministro, editorialista di “Libero Quotidiano”, ringraziava con un tweet il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri (Pd), con cui è molto critico per come governa la Capitale, per averlo invitato all’inaugurazione di una piazza intitolata a Ugo Vetere, storico sindaco del Pci. E Storace ne lodava l’iniziativa per il ricordo di quel sindaco, erede di Luigi Petroselli molto stimato anche dagli avversari politici. Quello di Storace però sembrava quasi un gesto di galateo politico d’altri tempi. A parte l’apprezzato invito fatto da Gualtieri a Storace, recentemente il Pd di Elly Schlein e la sinistra, arrivando a lambire il cosiddetto terzo polo, nella legittima battaglia d’opposizione sembrano aver cancellato proprio ogni forma di galateo. E così prosegue imperterrito il tentativo di delegittimazione continua della maggioranza che ha vinto con nettezza le elezioni politiche.
Il Pd procede a testa bassa, con le stesse modalità che gli hanno fatto perdere le elezioni, anche di fronte a evidenti successi del governo di centrodestra o destracentro di Giorgia Meloni, a cominciare dalla politica estera, dalla libertà per Patrick Zaki certamente concessa dalla grazia del presidente egiziano Al Sisi, ma per la quale è stato decisivo l’operato dell’esecutivo, della nostra Diplomazia e Intelligence.
Ieri qualcuno invitava il ricercatore egiziano a ringraziare più esplicitamente il governo, cosa che, per la verità, seppur un po’ fuggevolmente Zaki ha fatto, quando ha detto a “Il Corriere della sera”: “Ringrazio innanzitutto il governo di Roma”. Ma il punto politico è un altro. A non dire grazie all’esecutivo Meloni è stata proprio Schlein nella dichiarazione rilasciata subito dopo il rilascio del ricercatore egiziano. Mentre nelle ore precedenti subito dopo la nuova incarcerazione di Zaki sempre Schlein era stata durissima con il governo, invitando il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, a riferire in parlamento.
Già, ma la segretaria Pd a Tajani, a meno anche qui ci sia sfuggito qualcosa, non ha neppure fatto gli auguri quando è stato eletto una settimana fa nuovo leader di Forza Italia. Un’assenza resa ancora più vistosa dalle felicitazioni che intanto al segretario di FI arrivavano dai piani alti europei e internazionali.
Mentre tutti ricordano gli auguri che furono fatti da Meloni, Silvio Berlusconi, Matteo Salvini a Schlein quando vinse le primarie del Pd. Dal tentativo di delegittimazione continua fino alla perdita del galateo politico forse è troppo.