Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky arriva domani, mercoledì 28 maggio, a Berlino per un incontro ufficiale con il cancelliere tedesco Friedrich Merz e il presidente federale Frank-Walter Steinmeier. Secondo quanto riferito dal settimanale Der Spiegel, la visita servirà anche ad avviare discussioni su un possibile rilancio dei contatti “tecnici” tra Kiev e Mosca. Il governo tedesco, attraverso l’Ufficio stampa, non ha ancora confermato ufficialmente la visita, e le note ufficiali parlano della presenza di un’alta personalità straniera. Ma ormai il segreto è svanito e l’incontro Zelensky-Merz sembra già inserirsi in un contesto politico e militare profondamente mutato: proprio in queste ore, Merz ha annunciato la fine delle restrizioni alla gittata delle armi fornite all’Ucraina, una decisione che potrebbe segnare un punto di svolta nella strategia occidentale sul fronte orientale.
MERZ ANNUNCIA LA FINE DELLE RESTRIZIONI: KIEV PUÒ COLPIRE IN RUSSIA
L’annuncio del cancelliere Merz è arrivato durante il Forum europeo della WDR – la tv pubblica regionale del Nordreno-Vestfalia – e ha messo nero su bianco una svolta significativa: “Non ci sono più restrizioni alla gittata delle armi fornite all’Ucraina, né da parte britannica, né da parte francese, né da parte nostra, né da parte americana”, ha dichiarato. Una frase secca, che apre la porta a nuove possibilità operative per le forze armate ucraine. Secondo Merz, l’Ucraina ha ora il diritto di difendersi anche colpendo obiettivi militari situati all’interno della Federazione Russa, qualcosa che fino a poche settimane fa veniva considerato un rischio eccessivo di escalation.
Fino a oggi, le armi fornite dalla Germania avevano una gittata massima di 84 chilometri nel caso del sistema Mars II, mentre l’obice semovente Panzerhaubitze 2000 raggiungeva un raggio d’azione di 56 chilometri. L’uso di questi sistemi era stato autorizzato solo in zone circoscritte, come attorno a Charkiv. La questione dei missili da crociera Taurus, con una gittata di circa 500 chilometri, è rimasta invece fuori dalla dichiarazione del cancelliere. Tuttavia, il nuovo orientamento strategico lascia ipotizzare che anche questa opzione non sia più esclusa.
POLEMICHE INTERNE E TENSIONI CON IL CREMLINO
Le parole di Merz hanno immediatamente suscitato un’ondata di reazioni in ambito politico, sia all’interno della Germania che a livello internazionale. La vicecapogruppo dei Verdi, Agnieszka Brugger, ha definito la decisione “coerente e attesa da tempo”, chiedendo esplicitamente la fornitura dei missili Taurus richiesti da Kiev. Al contrario, il deputato Spd Ralf Stegner, che fa parte della maggioranza di governo, ha avvertito del rischio di una pericolosa escalation: “Tutto ciò che espande la guerra è sbagliato”. Anche il vicecancelliere Lars Klingbeil ha preso le distanze dall’idea di un cambio di rotta, sottolineando come non esista “alcun nuovo accordo” rispetto a quanto stabilito dal precedente governo Scholz.
Non si è fatta attendere neppure la reazione da Mosca. Il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha condannato fermamente la decisione tedesca, definendola “contraria agli sforzi di Mosca per trovare una soluzione politica”. Tuttavia, proprio nella notte precedente all’annuncio di Merz, la Russia ha sferrato uno dei più massicci attacchi con droni contro l’Ucraina dall’inizio della guerra. Un gesto che, di fatto, contraddice le affermazioni russe sulla volontà di dialogo.
Il ministro degli Esteri tedesco Johann Wadephul ha ribattuto ricordando le molteplici occasioni in cui il presidente russo ha rifiutato negoziati di pace, assicurando che Berlino continuerà a sostenere militarmente Kiev per impedirne la capitolazione.
PRESSIONI SU UNGHERIA E SLOVACCHIA
In parallelo Merz ha annunciato anche un inasprimento dell’approccio politico nei confronti degli Stati membri dell’Unione Europea che mostrano ambiguità o resistenze verso le sanzioni contro la Russia. In particolare, Ungheria e Slovacchia sono finite nel mirino del cancelliere tedesco. “Non potremo evitare un conflitto se continueranno su questa strada”, ha affermato, riferendosi al ruolo ostativo dei due paesi all’interno dell’Ue a 27. Merz ha aggiunto che, pur rappresentando una minoranza, Budapest e Bratislava non possono paralizzare le decisioni collettive.
Il leader della Cdu ha anche evocato la possibilità di misure concrete: dalle procedure di infrazione in caso di violazioni dello Stato di diritto alla sospensione dei fondi europei. “Non voglio questi conflitti, ma se necessario, li affronteremo”, ha dichiarato, rivelando di aver discusso la questione direttamente con il primo ministro ungherese Viktor Orbán.
NUOVE SANZIONI VERSO MOSCA
Durante la visita a Berlino, Merz intende presentare a Zelensky anche i dettagli di un nuovo pacchetto di sanzioni europee contro la Russia, con l’obiettivo di aumentare la pressione su Mosca per una partecipazione seria ai colloqui di pace. L’incontro potrebbe rappresentare un’occasione chiave per rafforzare la cooperazione bilaterale e coordinare la strategia con gli alleati occidentali, in un momento in cui il conflitto sembra allontanarsi da una soluzione negoziata.
L’arrivo del presidente ucraino nella capitale tedesca avviene così in uno scenario di svolta, in cui la Germania si sta progressivamente scrollando di dosso l’approccio cauto tenuto nei primi anni del conflitto sotto il governo a guida socialdemocratica di Olaf Scholz. Pur mantenendo ancora una certa opacità sulle forniture specifiche – nessun commento è stato infatti rilasciato sull’effettivo invio dei missili Taurus – il segnale politico è chiaro: l’Ucraina deve poter colpire l’aggressore anche oltreconfine, se vuole davvero difendersi. E Berlino è ora pronta a sostenerla anche in questo.
PER LA PRIMA VOLTA DURE CRITICHE A ISRAELE
Merz ha inoltre affrontato anche la questione del conflitto in Medio Oriente, assumendo per la prima volta un tono insolitamente critico nei confronti del governo israeliano. Pur non avendo finora accolto le richieste di imporre un embargo sulle armi dirette a Israele, Merz ha espresso profonda preoccupazione per l’andamento delle operazioni militari nella Striscia di Gaza. “La continua offensiva dell’esercito israeliano a Gaza, francamente, non la capisco più”, ha dichiarato, facendo riferimento all’intensificarsi degli attacchi e alle crescenti perdite civili registrate negli ultimi giorni. A suo avviso, le sofferenze inflitte alla popolazione civile palestinese non possono più essere giustificate con la necessità di combattere il terrorismo di Hamas. “Ciò che sta accadendo va oltre”, ha sottolineato.
Il capo del governo tedesco ha ribadito la necessità di un atteggiamento misurato da parte della Germania nei confronti dello Stato ebraico, sottolineando che Berlino ha una responsabilità storica unica e che deve “dare meno lezioni pubbliche a Israele rispetto a qualsiasi altro Paese al mondo”. Tuttavia, ha aggiunto, esistono dei limiti invalicabili. “Quando questi limiti vengono superati, quando si arriva a violazioni effettive del diritto internazionale umanitario, allora anche la Germania, anche il cancelliere federale, deve prendere posizione”.