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Merkel e Macron soccorrono l’Italia per salvare Germania e Francia

Il commento del direttore del quotidiano Italia Oggi, Pierluigi Magnaschi

I politici di tutti i paesi sono quasi solo interessati a incassare a loro favore i titoli di apertura del telegiornali della sera. Lavorano, non dico per il breve periodo, ma addirittura per l’istante. Non a caso i grandi giornali internazionali, in attesa che i loro columnist facciano chiarezza su che cosa è accaduto, hanno partecipato al generale ma indebito entusiasmo sull’esito del Consiglio europeo dicendo, in sostanza, che a Bruxelles hanno vinto tutti.

Siccome per le leggi dell’economia, della politica e persino della fisica ciò non è possibile, vuol dire che essi hanno raccontato delle palle, magari per guadagnare tempo e sperare di vedere successivamente, quando la nebbia si sarà diradata, che cosa è successo sul serio. O, perlomeno, non hanno colto il nocciolo dell’intesa che in effetti non c’è stata completamente come capita nei consigli dei ministri italiani, essendosi anche il summit europeo concluso con un «salvo intese».

L’Italia ha confermato che, anche in questo caso, esporta, in politica, le male gestioni. Su un testo presentato nel consiglio dei ministri di qualsiasi paese del mondo civile, c’è o non c’è un’intesa. E se non c’è un’intesa, il provvedimento viene accantonato oppure è approvato in parte, dicendo però chiaramente che cosa si è approvato e che cosa si è rigettato o anche solo rinviato. Con i due governi Conte invece nei consigli dei ministri si decide «salvo intese». Cioè non si decide affatto. Si fa solo finta di aver deciso sempre a beneficio dei titoli di apertura dei tg. Così si tira avanti per un altro giorno.

Ma come mai, in questo Consiglio europeo, la Germania e la Francia si sono battuti anche per l’Italia e la Spagna, nonostante che questi siano due paesi nei confronti dei quali, normalmente, la Francia ha un disprezzo di fondo e la Germania, al massimo, una benevola ma diffidente condiscendenza? I media italiani, con grande sprezzo del ridicolo, hanno scritto che il miracolo è avvenuto grazie all’abilità di Conte (che pure, a suo modo, c’è stata) e all’introduzione nel tuorlo d’uovo europeo di leader come Paolo Gentiloni, senza dimenticare David Sassoli.

I fatti però sono stati molto diversi e molto più profondi. Sinora infatti (con uno strazio della democrazia, purtroppo tollerato da tutti) l’Europa è stato un organismo di quasi mezzo miliardo di persone e composto da 27 diversi paesi che è stato guidato (meglio sarebbe stato dire: trascinato) da due paesi soltanto. Fino a un decennio fa, questi due paesi erano la Francia e la Germania, in ordine di importanza. Ma, nell’ultimo decennio, e crescentemente negli anni più recenti, il tandem alla guida è stato composto, in ordine di importanza, da una Germania sempre più egemone e da una Francia sempre più indebolita.

Il ruolo egemone dei due paesi era, in passato, così tracotante (anche perché, ripeto, nessuno osava metterlo in discussione) che Francia e Germania non si mettevano nemmeno d’accordo fra di loro a livello di trattative riservate ma addirittura, qualche giorno prima che si tenesse il Consiglio europeo dei capi di stato o di governo, i capi della Germania e della Francia indicevano un téte-à-téte ufficiale e pubblico nel corso del quale decidevano assieme che cosa avrebbero fatto successivamente accettare (meglio bisognerebbe dire: ingoiare) agli altri paesi europei.

Come mai, allora, prima di quest’ultimo vertice del Consiglio europeo, Germania e Francia hanno rinunciato a tenere il loro isolato e sprezzante incontro al vertice? Entrambi i paesi infatti si erano accorti che era quasi improvvisamente cambiata l’aria politica nel Vecchio continente e che a loro non conveniva più fare i gradassi. La rivolta dell’Olanda e dell’Austria (che pure sono due paesi Lilliput in Europa) non né stato un episodio trascurabile ma assolutamente rilevante.

Primo, perché i due paesi, nel disobbedire al tandem di comando in Europa, si sono trascinati dietro altri paesi coriandolo come Svezia, Danimarca e persino la Finlandia.

Il secondo motivo di preoccupazione derivava dal fatto che, fino a poco tempo fa, l’Olanda e l’Austria giocavano diligentemente i ruoli di valletti o di controfigure nella geografia del potere europeo per conto di una Germania che costruiva, senza farsi vedere, la sua egemonia, oggi del tutto consolidata.

Terzo motivo di preoccupazione per la Germania: Austria e Olanda sono due paesi, non solo sinora vassalli della Germania (che sapeva ricompensarli adeguatamente), ma anche che parlano la lingua Goethe. L’Austria totalmente (è la sua lingua nazionale) e l’Olanda in una sua vasta zona.

Germania e Francia, da anni, si erano preparati all’offensiva critica da parte dell’Alleanza di Visegrad (composta da Polonia, Cechia, Slovacchia, Ungheria e in parte l’Austria). Essi, capendo esattamente il pericolo, temevano che ai paesi di Visegrad potesse aggiungersi la Lega di Bossi. Di questa alleanza con la dependance tricolore, essi avevano individuato, vedendo le cose correttamente, quali erano i due leader politici di questo progetto che dovevano essere affossati (Orbàn e Salvini, che infatti erano i più autorevoli e più esposti). Germania e Francia invece non si aspettavano proprio che la rivolta contro la loro egemonia scoppiasse nella loro stessa famiglia.

Da qui la brusca decisione di chiamare in loro soccorso l’Italia e la Spagna (tramite adeguata pasturazione, cosa che non era mai avvenuta prima e che Conte adesso sembra che abbia saputo sfruttare). Per evitare che la barca franco-tedesca finisca nei pali, adesso tornano utili anche i paesi mediterranei, quelli da entrambi sempre definiti come paesi cicale, dai quali quindi conviene stare lontani e che invece adesso tornano utili. Non perché Conte abbia saputo ammaliare Francia e Germania con le sue soavi e alluvionali parole ma perché gli equilibri in Europa stanno drammaticamente cambiando e Germania e Francia si sono accorti che non riescono più a governarli da soli, come avveniva in passato. Insomma, l’Europa sta diventando più democratica. Ma non è detto che questo cammino sia facile da percorrere. Anche se questo processo/cammino è giusto oltre che inevitabile. Per riuscire a percorrerlo con una buona probabilità di farcela ci vorrebbe una Costituzione europea che però venne bocciata per referendum, gettando rovinosamente all’aria un lavoro di decenni, dalla Francia e, guarda caso, anche dall’Olanda anche se nessuno, in queste ore, lo ha ricordato. Peccato perché servirebbe a capire che cosa è successo, sul serio, e non si è concluso, al Consiglio europeo.

 

Articolo pubblicato su ItaliaOggi

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