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Meloni vs Schlein, la campagna elettorale comincia col duello ad Atreju

Una furbata la risposta di Meloni a Schlein sul confronto da tenere ad Atreju. Per il governo, ormai aperta la campagna elettorale, la principale insidia viene però dal bilancio socio-economico interno. Il corsivo di Battista Falconi

È stata una furbata la risposta di Meloni a Schlein sul confronto da tenere ad Atreju: “ok ma ci dev’essere anche Conte, che alla festa di Fdi è già venuto senza ricattare, perché non decido io chi è il leader dell’opposizione”. Duellare con la sola leader Pd sul palco della festa di Fdi avrebbe consacrato Elly oltre misura, ancorché sia chiaro da tempo che la premier la preferisce al segretario M5s, confermato con un plebiscito on line che puzza di finto.

Sotto l’aneddoto si muove la campagna elettorale. Tra regionali e referendum ci aspetta un lungo periodo di riscaldamento dei partiti e delle coalizioni in vista delle politiche, cui Giorgia potrebbe giungere con il record straordinario: unica presidente del Consiglio in sella per tutto il periodo previsto, premiata dal riconoscimento delle agenzie di rating e dal successo internazionale. Le prossime elezioni, come le recenti amministrative, andranno più o meno come da consolidate previsioni, i sondaggi sostanzialmente confermano Fdi e Pd a capo delle due coalizioni, con la maggioranza in vantaggio e la presumibile conferma dell’attuale compagine.

Legittimo quindi che le due leader convergano, ma solo in parte, su una riforma elettorale garante del prossimo mandato a Chigi. L’obiettivo comune potrebbe essere evitare stalli e governi tecnici, ridurre il fastidioso rumore di fondo degli alleati e sventare i complotti centristi di Calenda (che oggi sul Foglio lancia la sua call for lib) o degli altri improvvisati leader che si avvicendano agli onori della cronaca per lo spazio di un mattino. La potenziale convergenza però finisce qui. Meloni ha sempre detto che il premierato è la madre di tutte le riforme e guarderebbe a un proporzionale con premio di maggioranza e nome del premier sulla scheda, simile alle regioni che in effetti godono di una stabilità invidiabile, con i grandi baroni locali (Zaia, De Luca, Emiliano) che hanno gestito la loro eredità clientelare e/o fiduciaria, tra non pochi borbottii, aiutati dalla paradossale stensione che ha colpito più i contrari dei favorevoli. Un “Meloncellum” con pieni poteri su cui le opposizioni sono contrarie e Lega e FI mostrano dubbi: approvare il premierato formalmente e attuarlo con la nuova legge elettorale non sarà semplice, dati anche i tempi parlamentari fitti e confusi.

Intanto, Meloni cerca di far scannare tra loro Conte e Schlein ad Atreju, in attesa che Parodi dell’Anm e Ranucci di Report rispondano all’analoga disfida alla tenzone pubblica lanciata loro, rispettivamente, dal ministro Carlo Nordio e dal membro del Garante privacy, Agostino Ghiglia. Ma se le modifiche alle regole elettorali interessano i cittadini più di quelle al Csm, ancor più rilevante per il prossimo confronto elettorale è il bilancio socio-economico interno, inevitabilmente meno brillante data la strutturale criticità italiana ed europea.

Tra 2004 e 2024 il reddito reale delle famiglie italiane (Eurostat) è calato del 4%, mentre nell’Ue è cresciuto del 22%, ma la maggior crescita avviene dove ci sono margini di sottosviluppo da colmare (Romania, Lituania, Polonia) e questo potrebbe spingere a investire nel nostro Sud, Ponte e Corte dei conti permettendo. Peggio di noi va solo la Grecia, come suol dirsi. Nel 2025 il reddito è in lieve crescita, ma secondo l’Osservatorio WTW nel 2026 elettorale la crescita reale delle retribuzioni rallenterà a +1,4% (saldo tra crescita nominale 3,2 e inflazione 1,8), come in Francia (+1,5%) e Germania (+1,7%).

I problemi sono l’inflazione e gli scarsi margini di sviluppo, mentre la finanza si segnala come il settore più dinamico e anche Bankitalia segnala l’aumento della ricchezza finanziaria. Insomma: permangono incertezza economica e propensione al risparmio, cresce il divario tra chi vive di reddito e chi investe. “A chi ha sarà dato e a chi non ha sarà tolto”, la Legge di Matteo di Merton.

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